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Gaza. «Spari sulla gente in fila per gli aiuti». Civili nel mirino a Khan Yunis

Anna Maria Brogi giovedì 25 gennaio 2024

Feriti in attesa di cure, e i loro familiari, accorsi al'ospedale al-Shifa di Gaza City dopo che colpi d'artiglieria avrebbero investito la folla in attesa di ricevere aiuti umanitari

«Vogliamo la pace». Un centinaio di dimostranti scandiscono lo slogan, mentre altri ostentano taniche d’acqua vuote. Il video, che arriva da Khan Yunis, è stato trasmesso dalla televisione pubblica israeliana Kan. Sempre nel sud della Striscia di Gaza, a Deir al-Ballah e a Rafah, mercoledì c’erano state due manifestazioni contro il governo di Hamas. Le immagini, video e foto – dall’enclave preclusa ai giornalisti indipendenti (restano solo quelli palestinesi) –, sono finestre aperte su una guerra che i media raccontano solo da fuori. Un altro filmato, pubblicato da al-Jazeera e verificato da Reuters, mostra uomini che fuggono caoticamente, portando in spalla chi un sacco e chi uno scatolone, mentre si odono colpi di artiglieria. La scena girata in campo largo rende il luogo identificabile come la Rotonda del Kuwait nel distretto al-Zeitan di Gaza City. Il reporter di al-Jazeera accusa i soldati di avere fatto fuoco sulle centinaia di civili che premevano su un punto di distribuzione di cibo: ne avrebbero uccisi 20 e feriti 150. Le Forze israeliane stanno esaminando.

Sfollati in fuga da Khan Yunis verso la zona costiera vicino a Rafah - Reuters

Stretti all’angolo, sulla costa di Rafah, un milione e 200mila sfollati dovranno stringersi ancora di più. L’ultimatum scade venerdì pomeriggio, alle 17 locali. Per quell’ora, 30mila persone dovranno lasciare il rifugio dell’agenzia Onu per i profughi palestinesi (Unrwa) di Khan Yunis per spostarsi nell’estremo margine sudoccidentale della Striscia. Un tragitto di 15 chilometri, che i più coprono a piedi. Anche qui parlano le immagini: carretti trainati da asini, per i bagagli, disabili sulle carrozzine spinte a mano, un ammalato o ferito su un letto a rotelle ingombrano la carreggiata. Pochissime le auto. A tre mesi e mezzo dalle prime evacuazioni dal nord, e senza carburante, chi lascia Khan Yunis ha sfollato più volte. E ogni volta con qualcosa in meno. O qualcuno.

In fuga con un ammalato o un ferito - Reuters

Oltre Rafah non si può andare. Sono esauriti i 40 chilometri di lunghezza della Striscia. Il filo spinato del confine egiziano è a ridosso delle tende di plastica. Eppure quella frontiera chiusa è permeabile ai traffici illeciti. Come l’acquisto di un biglietto clandestino per uscire dall’inferno. Lo sostiene un rapporto dell’Organized Crime and Corruption Reporting Project, organizzazione giornalistica non-profit, riportato dal sito egiziano SaheehMasr. Rispetto alle centinaia di dollari di prima del conflitto, il prezzo sarebbe schizzato fino a 10mila; sotto i mille invece per chi ha un passaporto egiziano.

Un carretto stracarico, trainato da un asino, sulla strada costiera nell'estremo sud-ovest della Striscia - Ansa

Nel giorno in cui è atteso il primo pronunciamento della Corte internazionale di giustizia dell'Aja in seguito alle accuse di genocidio presentate dal Sudafrica contro Israele, si è stretta la morsa militare attorno agli ospedali Nasser e al-Amal di Khan Yunis. In una giornata sarebbero state 50 le vittime, 25.900 in tre mesi e mezzo di guerra. E a Jenin, in Cisgiordania, secondo le autorità palestinesi, sarebbero saliti a 370 gli uccisi.

Mentre in Israele prosegue la protesta dei familiari dei 136 ostaggi ancora in mano ad Hamas, il Washington Post scrive che nei prossimi giorni è atteso in Europa il capo della Cia William Burns per riprendere a trattare, con i capi delle intelligence israeliana ed egiziana e il primo ministro del Qatar, il rilascio dei rapiti e due mesi di cessate il fuoco.

Evacuati da Khan Yunis si dirigono verso l'estremo sud - Reuters