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Intervista a padre Sergio Ticozzi. Esplosioni a Tianjin, la tv cinese rilancia il dolore del Papa

lunedì 17 agosto 2015
In Cina, all’indomani delle tragiche esplosioni a Tianjin che hanno causato oltre cento morti e decine di dispersi e grande allarme per la dispersione del letale cianuro di sodio, ha destato grande emozione la preghiera di Papa Francesco all’Angelus dell’Assunta. La Tv del Paese ha dato ampio risalto alle parole di dolore e di solidarietà del Pontefice. Un fatto assolutamente non usuale, come commenta padre Sergio Ticozzi, missionario del Pime ad Hong Kong, alla Radio Vaticana. "Certamente è una cosa positiva, è un passo in avanti - commenta padre Ticozzi -. Finora, tutto quello che riguardava il Vaticano e il Papa non era presentato dalla televisione cinese. Se c’è stata questa presentazione è segno che la Cina è interessata al rapporto con il Vaticano, è interessata a presentare il Papa Francesco, soprattutto nel suo atteggiamento di compassione, di misericordia per persone che stanno soffrendo. Questo è veramente positivo". Com’è la situazione ora a Tianjin? Grave, perché sono oltre 100 i morti, per di più c’è l’inquinamento atmosferico che si cerca di non sottolineare troppo. Ma di fatto, ci sono nell’atmosfera sostanze chimiche che danneggiano la salute umana: c’è questo pericolo. La popolazione si è lamentata per la mancanza di informazione a livello locale. Sì, cercano di far tacere tutte le informazioni al riguardo del fatto concreto. Dicono le cose generali ma non tutte le conseguenze che possono provocare e che preoccupano la gente. Quindi, cercano di far passare le notizie non troppo negative. Questo è un dato di fatto. Ma adesso, con le comunicazioni via internet, via e-mail, telefoni cellulari e via dicendo, la gente viene a sapere tutto. Parliamo di materiali difficili da gestire, probabilmente la normativa non è all’altezza della pericolosità di questi materiali Sì, riguardo alla sicurezza, la Cina è ancora molto indietro. Io ricordo 20 anni fa, ero in Cina e gestivo una scuola di tecnici, andavo in giro nelle fabbriche e si parlava con i tecnici italiani della sicurezza sul lavoro, della sicurezza dei prodotti chimici, di non disperderli nell’aria e via dicendo. A quei tempi dicevano: “Queste sono cose dell’Occidente, non nostre”. Dopo un po’ hanno incominciato a prendere coscienza di questa realtà, però non hanno ancora preso tutte le misure di sicurezza, soprattutto riguardo alle sostanze chimiche che hanno bisogno di un trattamento particolare. Quando accadono tragedie come questa di Tianjin, in genere la comunità internazionale con esperti, con personale adeguato, è presente, c’è uno scambio a livello internazionale. Questo sta avvenendo a Tianjin? Da questo punto di vista, la Cina sta aprendosi: danno il benvenuto a esperti dall’esterno, da Paesi esteri. Però, vogliono gestire loro tutto. Tutta l’operazione è in mano a loro. E’ andato là un gruppo di militari, per gestire questo problema. Tra la gente sta nascendo una nuova consapevolezza a proposito di problematiche ambientali? Sì, sì. Pian piano. Prendono consapevolezza perché ci va di mezzo la salute loro, dei figli. Anche per altre cose, come per esempio i prodotti alimentari che non sono curati nella loro qualità oggettiva. I bambini prendono il latte, i cibi e ne risentono, si ammalano. Quindi la gente pian piano si accorge che occorre fare attenzione alla qualità dei prodotti, a come trattare sostanze particolarmente dannose e difficili da gestire. (Intervista di Fausta Speranza)