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Cile. Lo Stato chiede perdono agli indio mapuche. E lancia un piano di integrazione

Lucia Capuzzi sabato 24 giugno 2017

Manifestazione dei mapuche a Santiago, Ap

«Desidero chiedere solennemente e umilmente perdono al popolo mapuche per gli errori e gli orrori commessi o tollerati dallo Stato». In una cerimonia solenne, al Palazzo de la Moneda, la presidente Michelle Bachelet ha voluto chiudere le ferite de passato con la principale comunità indigena cilena. I mapuche, appunto. Circa 600mila persone, concentrate nell’estremo sud del Paese, nelle regioni di Araucanía e Bío Bío. Il riconoscimento dello colpe passate è stata la premessa necessaria per la successiva presentazione del “Plan Araucanía”, un programma speciale di integrazione dei nativi. l piano prevede compensazioni per le vittime di violenza, investimenti in infrastrutture e una commissione per analizzare il problema della terra, la creazione di un ministero dei Popoli indigeni. Ma soprattutto è il principio di un «dialogo che non dovrà più interrompersi», ha sottolineato Bachelet. Poi, citando il poeta mapuche Elicura Chihuailaf, ha concluso: “Resta molto di cui parlare”. Tanti dei punti del piano richiamano questioni che erano emerse nel corso dei lavori della Commissione per l’Araucanía, presieduta lo scorso anno dal vescovo di Temuco, monsignor Héctor Vargas. Era stato proprio quest’ultimo, a gennaio, a presentare al governo le conclusioni degli esperti. «Il gesto della Moneda è un passo avanti - ha detto monsignor Vargas -. Anche se la parte più importante del piano sarà il processo che quest’ultimo innescherà». La presentazione del piano è avvenuta pochi giorni dopo l'annuncio del viaggio in Cile di papa Francesco che ha in programma di recarsi anche a Temuco.