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Israele-Hamas. Dopo l'incubo, ecco chi sono i 13 ostaggi israeliani liberati

Fiammetta Martegani, Tel Aviv sabato 25 novembre 2023

Stanno bene. Lo ha confermato il portavoce dell’ospedale Schneider: i bambini e le donne che venerdì sono stati finalmente rilasciati da Hamas sono in buone condizioni di salute, assistite dal personale medico e psicologico necessario, prima di fare ritorno a casa. O, come nella maggior parte dei sopravvissuti del kibbutz Nir Oz, a Eilat, nel centro accoglienza che ospita molti dei sopravvissuti alla strage del gruppo terrorista che il 7 marzo ha messo a ferro e fuoco anche Nir Oz: una piccola comunità di 400 persone, a 3 chilometri dal confine con Gaza, fondata dai pionieri del movimento operaio socialista nel 1955. Durante il massacro del “Sabato nero” in questo kibbutz sono stati uccisi più di 100 abitanti – un quarto della popolazione - e 15 lavoratori agricoli stranieri. Tra i superstiti, 75 persone sono state rapite e portate nell’enclave.

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Di questi, venerdì sono stati rilasciati i primi 13 ostaggi: 4 bambini, 3 madri e 6 donne anziane. Tra di loro, la famiglia Mondar rappresenta ben tre generazioni: il piccolo Ohad (9 anni), la madre Keren (55) e nonna Ruti (78). Suo marito, Avraham, è ancora prigioniero assieme agli altri 214 che aspettano di essere liberati, ma ora Ohad potrà finalmente festeggiare il suo nono compleanno, compiuto il 23 ottobre nei tunnel scavati dal gruppo terrorista.

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Nel gruppo di Nir Oz la più piccola a essere stata liberata è Aviv Asher, 2 anni, assieme alla sorellina di 4, Raz, e alla madre Doron (34 anni). Le tre erano state rapite mentre si trovavano nel kibbutz in visita della nonna Efrat, uccisa dai terroristi il 7 ottobre.
Tra coloro che sono stati rilasciati c’è anche Daniel Aloni, 45 anni, che in un video diffuso da Hamas a fine ottobre aveva urlato contro il premier Benjamin Netanyahu: “Se siamo qui è per colpa tua: ci portiamo dietro il vostro fallimento politico, di sicurezza, militare e diplomatico”. Originaria di Yavneh, era stata rapita assieme alla figlia Emilia, 6 anni, mentre si trovavano a Nir Oz in visita di alcuni parenti.

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Tra le persone rilasciate ci sono anche alcune delle fondatrici del kibbutz: Adina Moshe (72 anni); Hanna Katzir (76) il cui marito, Rami, è stato ucciso durante il “Sabato nero”; Margalit Mozes (78); Hannah Peri (79), il cui figlio Nadav Popplewell, 51 anni, si trova ancora tra i prigionieri; Yafa Adar (85), la donna più anziana del gruppo, il cui video del rapimento a bordo di scooter per disabili - circondata dai terroristi accalcati su di lei - è diventato virale. Tamir Adar, un dei suoi nipoti, 38enne, è ancora a Gaza, dove è stato trasportato dopo la cattura, mentre cercava di salvare la vita ai suoi compagni di kibbutz.

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Venerdì tutto Nir Oz ha atteso con ansia e commozione il loro ritorno. Ma la strada verso la libertà, non solo per questo kibbutz, è ancora lunga. Come ha dichiarato Yoni Asher, dopo aver finalmente riabbracciato moglie e figlie: “Nonostante la gioia, non festeggerò finché non ritornerà l'ultimo dei prigionieri”. Dopo aver ringraziato i soldati e tutto il popolo israeliano che ha fortemente sostenuto i famigliari degli ostaggi per la loro liberazione, Asher ha concluso affermando che “le famiglie dei rapiti non sono manifesti, sono persone vere, e da oggi sono la mia nuova famiglia. Mi assicurerò e farò di tutto affinché l'ultimo di loro torni a casa”.