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Sequestrati. Gli altri italiani in mano ai rapitori: Maccalli, Dall'Oglio e Chiacchio

M.F.K. lunedì 11 maggio 2020

Fermo immagine del video pubblicato dal sito della Società delle Missioni Africane che ritrae padre Pier Luigi Maccalli (a sinistra), sequestrato il 18 settembre 2018 nella parrocchia di Bomoanga, alla frontiera del Niger con il Burkina Faso, e Nicola Chiacchio (a destra), rapito alcuni anni fa probabilmente in Mali

Sono ancora tre gli italiani nelle mani dei jihadisti in due zone del mondo. Nel nord del Mali, prigionieri nello stesso campo jihadista, ci sono padre Pierluigi («Gigi») Maccalli, missionario della Società delle missioni africane (Sma), e il turista Nicola Chiacchio. Il primo era stato rapito il 17 settembre del 2018 nella sua parrocchia a Bomoanga, nella diocesi di Niamey, capitale del Niger. Un gruppo di uomini armati aveva fatto irruzione negli edifici della missione e aveva catturato durante la notte il prete, originario del cremasco. Di Nicola Chiacchio, invece, si erano perse le tracce il 4 febbraio del 2019. Il cinquantenne campano, ingegnere aereospaziale e amante dei viaggi, stava attraversando in bici il Mali nell’area di Douentza in direzione verso Timbuctu quando è stato fermato dai militari per due giorni, prima di proseguire in una delle regioni più pericolose del Sahel. Entrambi sono apparsi un mese fa in un breve video ottenuto da “Avvenire” in cui si presentano davanti alla telecamera.

Di padre Paolo Dall’Oglio, gesuita di origini romane e fondatore della Comunità di Mar Musa, non si hanno invece più notizie dal 29 luglio 2013: è stato rapito a Raqqa, in Siria, dove era rientrato clandestinamente, dopo un’espulsione ordinata dal governo siriano, per tentare una difficile mediazione con delle milizie che si opponevano al regime.

"La vita dei nostri connazionali" ha detto ieri il premier Giuseppe Conte accogliendo Silvia Romano a Ciampino, "è sempre considerata una priorità assoluta". E il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, ha rivolto un messaggio di speranza ai familiari dei connazionali che sono ancora in stato di prigionia all'estero: "Lavoreremo per riportarli a casa, il lavoro continuerà e andrà avanti".