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MOSCA. Cecenia, sequestrati e uccisi 2 attivisti di una ong russa

Giovanni Bensi martedì 11 agosto 2009
Nuovo omicidio di operatori umanitari in Cecenia. Questa volta si tratta di due persone, marito e moglie, Alik (Umar) Dzhabrailov e Zarema Sadulaeva che rappresentavano a Grozny l’Ong umanitaria “Spasjom pokolenie” (“Salviamo questa generazione”), dedicata all’assistenza dei bambini vittime della guerra. L’associazione è affiliata all’Unicef e, in Russia, fa parte della rete di “Memorial” uno dei cui dirigenti, Aleksandr Cerkesov, ha confermato il ritrovamento dei corpi nel villaggio di Cernorecje presso Grozny. I due erano stati rapiti lunedì dal loro ufficio nella capitale cecena. Il ritrovamento è avvenuto poco dopo le 4 del mattino. I cadaveri, trafitti da numerosi colpi di arma da fuoco erano rinchiusi nel bagagliaio dell’auto di proprietà di Dzhbrailov. Il presidente Dmitrij Medvedev ha affidato la guida delle indagini al procuratore generale russo Jurij Ciajka che ha inviato a Grozny il capo della sezione investigativa Aleksandr Bastyrkin. Medvedev non si è espresso personalmente, ma un suo portavoce ha affermato: «Purtroppo non si tratta del primo crimine commesso in Cecenia contro coloro che, ricorrendo a mezzi legittimi, aiutano le persone comuni a veder rispettati i loro diritti e ad avere giustizia». Sadulaeva e Dzhabrailov erano stati sequestrati da sconosciuti armati intorno alle 14 di lunedì. Dopo essere partiti per una destinazione sconosciuta, i rapitori sono tornati nell’ufficio dell’organizzazione ed hanno rubato il cellulare e l’auto del marito. Più tardi i colleghi delle due vittime hanno denunciato la loro scomparsa alla “milizia” cecena, ottenendone la risposta che era «presto per parlare di rapimento». Un ufficiale della milizia ha detto per telefono a Cerkasov, riferendo le parole di testimoni: «Nell’ufficio dell’organizzazione sono entrate tre persone, due delle quali in abiti civili»; Sadulaeva e suo marito sarebbero «saliti volontariamente sulla macchina, contro di essi non è stata usata la forza». I sospetti degli attivisti dei diritti civili si appuntano sul presidente ceceno filo-russo Kadyrov, noto per i metodi spicci che i suoi scherani usano contro gli oppositori. Ma lui si è detto «scosso» gli omicidi. «Si tratta – ha dichiarato – di un omicidio cinico, disumano e dimostrativo. Lo considero come una sfida alla società, per spaventare tutto il popolo». Ma interpellato dall’americana Radio Liberty sulla responsabilità che gli attribuiscono per la morte, avvenuta qualche tempo fa, di un’altra attivista di “Memorial”, Natalja Estemirova, Kadyrov ha risposto: «Se Kadyrov è colpevole, se sono colpevoli gli uomini di Kadyrov, lo si dimostri. Perché Kadyrov dovrebbe uccidere una donna che non serviva a nessuno? Essa non aveva né onore, né dignità, né coscienza». Un giudizio che si commenta da sé. Si è fatta sentire la “Camera civica” della Cecenia, organo consultivo di scarsa rilevanza politica che affianca il Parlamento. Ne fanno però parte persone di spicco del mondo della cultura e delle scienze. Si è appreso che questo organismo sta preparando un appello all’opinione pubblica con la proposta di svolgere un incontro urgente dei responsabili dell’ordine pubblico con le organizzazione per i diritti civili al fine di «discutere la situazione in cui il Caucaso brucia e non vi è fine a questi crudeli, mostruosi e spudorati omicidi».