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DOPO IL PIANO SALVA-SPAGNA. Piazza Affari chiude a -2,79 E lo spread vola sopra 470

lunedì 11 giugno 2012

Piazza Affari chiude pesante nella prima seduta dopo la decisione dei ministri delle Finanze della zona euro di prestare alla Spagna fino a 100 miliardi per sostenere le banche in difficoltà. Milano è maglia nera d'Europa, con l'indice Ftse Mib che ha segnato -2,79% a 13.070 punti, mentre gli altri principali listini del Vecchio continente hanno limitato le perdite.A Piazza Affari non regge l'ottimismo registrato in avvio e nella prima parte di seduta (col Ftse Mib che aveva aperto a +1,91%) e il listino  è penalizzato dal timore che, dopo il piano di aiuti Ue alla Spagna, l'Italia possa essere la prossima. Nuova tensione anchesul differenziale tra Btp decennali e i Bund tedeschi, risalito sopra quota 470 punti.Non va meglio alla Spagna: la Borsa ha ridotto il progresso allo 0,30% dopo essere salita di oltre 2 punti percentuale, mentre il rendimento del Bonos decennale è salito al 6,42% dopo un minimo a 6,03%.Il piano di aiuti dei Paesi dell'Eurozona alla ricapitalizzazione delle banche iberiche non è privo di incognite.Il primo interrogativo riguarda il monitoraggio sull'impiego dei fondi, la Spagna non sembra d'accordo che venga fatto dalla Troika: Bce-Ue-Fmi.Il secondo punto riguarda l'origine dei fondi, se dovessero venire dal Fondo temporaneo salva-stati (Efsf) allora aumenterebbe il debito pubblico sia della Spagna e sia dei paesi contributori al Fondo per la quota di garanzie sottoscritte sull'ammontare di 100 miliardi. Se il denaro dovesse affluire dal Fondo permanente salva stati (Esm) allora sarebbe computato solo nel debito della Spagna, il paese che li riceve, ma non nel debito degli stati che forniranno i fondi al Fondo permanente. Ma in quest'ultimo caso, le obbligazioni emesse dall'Esm, che peraltro entrerà in vigore a luglio, vedrebbero l'Esm come creditore privilegiato verso la Spagna, creditori subordinati invece tutti gli altri investitori che comprerebbero le obbligazioni emesse dall'Esm a favore di Madrid.Il terzo riguarda il destino della Grecia legato a doppio filo all'esito delle elezioni politiche generali che si terrrano domenica 17 giugno e potrebbero preludere, a seconda del risultato, anche all'uscita di Atene dall'Eurozona con conseguenze, ancora non previdibili, sulla stabilità dell'intera unione monetaria.