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Ucraina. Bombe sul mercato all'aperto nel villaggio degli evacuati

Giacomo Gambassi, inviato a Shevchenkove martedì 10 gennaio 2023

I negozi devastati dal missile russo che ha colpito il mercato all'aperto del villaggio di Shevchenkove nell'Est dell'Ucraina

È chiuso ogni lunedì il mercato nel villaggio di Shevchenkove. Ma non il negozietto che vende frutta e carne con l’insegna verde dove la scritta è in ucraino anche se qui tutti parlano russo. Ed è aperto anche quello dove si compra il pane. Quando un missile russo cade alle nove e mezzo del mattino di fronte alle vetrine, i clienti sono una decina. Fra loro una mamma con la figlia di undici anni. E poi le donne ai banconi. Moriranno in due per la bomba lanciata al di là del vicino confine russo e arrivata in mezzo a questa manciata di case nell’Est dell’Ucraina. Quattromila abitanti benché prima della guerra fossero settemila; un nome mutuato dal “padre della cultura” Taras Shevchenko e riguadagnato con la fine dell’Unione Sovietica che lo aveva cambiato per cancellare ogni riferimento autoctono; e l’idea di ribattezzare il paesino il “villaggio degli evacuati” perché da qualche settimana accoglie gli sfollati dell’ultimo lembo della regione di Kharkiv, a due passi dall’oblast di Donetsk, dove la linea del fuoco è tornata a farsi troppo vicina.

Il mercato all'aperto colpito da un missile russo nel villaggio di Shevchenkove nell'Est dell'Ucraina - Ansa

Non a Shevchenkove, ritenuto un abitato relativamente sicuro. «Sì, i bombardamenti ci sono, ma non così intensi come a trenta o quaranta chilometri», racconta Olena, che nel piccolo centro ha trovato casa quando la sua è stata rasa al suolo. Però nessuno immaginava che un missile sarebbe stato indirizzato sul mercato all’aperto, com’è accaduto ieri. «Poteva essere una carneficina se fosse piombato un altro giorno. Quando i negozi sono tutti aperti, ci sono a quell’ora anche trecento persone», spiega Olexander Burya, 30 anni e la voglia di far rinascere la sua terra dopo la liberazione datata settembre. È fermo davanti al nastro che gli agenti hanno sistemato intorno al cratere di quattro metro da cui pompieri e poliziotti hanno appena estratto i cadaveri di due donne di 50 e 60 anni e i feriti più gravi. Tutti trasportati a Kharkiv, la seconda città dell’Ucraina a ottanta chilometri. Le scarpe camminano su un tappeto di detriti fatto di frammenti d’asfalto, schegge dell’ordigno, vetri e tutto ciò che poteva essere fra gli scaffali ed è stato scagliato fuori. Un cuscino macchiato di sangue dice che qualcuno lo ha usato per soccorrere un’anziana che finirà in terapia intensiva, come la bambina trafitta al collo da una pioggia di schegge.

Il cratere lasciato dal missile russo che ha colpito il mercato all'aperto del villaggio di Shevchenkove nell'Est dell'Ucraina - Gambassi

​L’odore di bruciato è ancora forte nel primo pomeriggio. Nessuno dei trenta punti vendita è stato risparmiato dall’esplosione: dai chioschi alle baracche trasformate in negozi. E si prova a recuperare ciò che si può. Non certo gli abiti bruciati nello shop accanto a quello dove il bombardamento ha ucciso la proprietaria, ma gli utensili della ferramenta a due passi, sì. Oppure le saracinesche divelte. Al cancello d’ingresso, sopra il quale uno striscione sbiadito annuncia “Mercato locale”, si presenta Volodimir. Ha 65 anni e vive a duecento metri. «Il missile ha colpito anche la mia casa», riferisce a un funzionario comunale. «Si tratta di un pezzo dello stesso razzo: si è staccato e mi ha distrutto parte del tetto». Non è sconvolto. E il suo volto tutt’altro che teso testimonia come sia possibile abituarsi a un conflitto che prosegue da nove mesi. «Conviviamo con gli attacchi. E i maggiori danni si sono avuti in due scuole». Almeno fino a ieri. Lì accanto la stazione di polizia è rimasta intatta. Non la palazzina dove si trova la farmacia che a fine giornata ha già sostituito i vetri andati in frantumi. Quasi una risposta alla follia del nemico.

Il mercato all'aperto colpito da un missile russo nel villaggio di Shevchenkove nell'Est dell'Ucraina - Reuters

La notizia della “strage al mercato”, come viene presentata dai media, fa il giro del Paese. Insieme alla secca smentita di Kiev sul presunto blitz russo contro un raggruppamento di truppe ucraine a Kramatorsk: solo una fake-news l’attacco che, secondo Mosca, ha ucciso per vendicare l’irruzione di Kiev nella caserma di Makiivka a Capodanno.

I negozi devastati dal missile russo che ha colpito il mercato all'aperto del villaggio di Shevchenkove nell'Est dell'Ucraina - Avvenire

Da settembre Shevchenkove è tornata in mano ucraina dopo sei mesi di occupazione. «Anche il fronte si è allontanato, tanto che nel nostro ospedale i militari feriti sono pochi», chiarisce Svitlana Mykhailivna, referente comunale del distretto sanitario. Quando le truppe di Mosca hanno ricevuto l’ordine di ritirarsi, il villaggio è stato risparmiato dalla furia che di solito si scatena prima dell’addio. Una sorta opposta a quella di Kupiansk, 35 chilometri più a Est, dove il ripiegamento russo si è tradotto in devastazione totale. Tutto ciò che era possibile è stato colpito: case, scuole, chiese, negozi, uffici pubblici. Poi le linee elettriche, la ferrovia, il cimitero. Una ritorsione verso la cittadina di 27mila abitanti che il Cremlino aveva scelto come sede dell’amministrazione provvisoria in vista della conquista di Kharkiv, il capoluogo di regione. Piano fallito.

Appello per evacuare la città di Kupiansk devastata dai russi e ora tornata nel mirino di Mosca - Gambassi

Eppure qui c’è chi ha scelto di restare a vivere. Senza né elettricità, né riscaldamento, né acqua corrente. «Ma pensavamo che il peggio fosse passato», dice Ana, energica anziana che spinge a mano la bicicletta fra le buche della strada dove la pioggia ha lasciato il posto al ghiaccio con le temperature scese a meno dodici gradi. Perché, a tre mesi dalla liberazione, Kupiansk è di nuovo nel mirino russo. «Il nemico sta cercando di migliorare le sue posizioni tattiche nei dintorni», è la versione ufficiale dello Stato maggiore ucraino per raccontare i bombardamenti a tappeto delle ultime settimane. Nella zona il Cremlino controlla ancora 29 insediamenti. «Gli occupanti ci hanno costretto a lavorare per loro promettendoci che non ci avrebbero tolto un capello. Poi hanno voluto che dipingessimo con i colori della Russia i ponti: ma li hanno distrutti. Adesso si ripresentano», sospira Igor. E mostra lo scavo che si apre nella parete del suo soggiorno. L’ha riparato ricorrendo alle assi di truciolato e al nailon. Con un bidone si è fatto una cucina a legna. «Ma è rischioso andare a cercare i ceppi: oltre ai bombardamenti, qui è tutto pieno di mine e di ordigni inesplosi».

Appello per evacuare la città di Kupiansk devastata dai russi e ora tornata nel mirino di Mosca - Gambassi

Con la pioggia di fuoco in aumento, tornano gli appelli a evacuare. Li ha già rilanciati anche la Croce Rossa che in città ha portato carichi di stufe e 300 brandine destinate a uno dei rifugi d’emergenza allestiti per affrontare all’inverno. In realtà Kupiansk è già semi-deserta. La fuga c’è da tempo, complice l’arrivo del grande gelo e la ripresa dei raid. E Shevchenkove è diventato il rifugio. Un’accoglienza che ha fatto crescere i bisogni. «Se servono medicine, noi le portiamo. Se occorrono libri per bambini, li reperiamo», afferma Oleksandr Yalovol, responsabile dell’hub umanitario “Est-Ovest” di Kharkiv. Con Kupiansk il villaggio condivide anche le ombre di collaborazionismo che si allungano dopo la scoperta di un elenco di sospettati: lo dimostra il recente arresto di un ex “capo amministrativo” accusato di aver supportato l’esercito nemico. E con Izyum condivide l’esperienza delle camere di tortura: qui ne è stata trovata una nei seminterrati dell’ufficio di arruolamento. «I russi volevano informazioni e soldi - fa sapere Olexander Burya -. Sono ricorsi alla violenza. Hanno ucciso per strada. Io ho avuto la casa perquisita e il passaporto distrutto. E nel villaggio mancano ancora all’appello alcune persone che sono sparite nel nulla». E ora ecco l’incubo delle bombe che ammazzano mentre si fa la spesa.

Il cratere lasciato dal missile russo che ha colpito il mercato all'aperto del villaggio di Shevchenkove nell'Est dell'Ucraina - Avvenire