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Dai Boko Haram in Nigeria. Scelta come kamikaze, ma lei (13 anni) si rifiuta

sabato 27 dicembre 2014
Il suo destino doveva essere lo stesso di altre ragazzine nigeriane, costrette da Boko Haram a compiere attentati suicidi per colpire la loro stessa gente. Ma Zahràu Babangida, per uno strano gioco della sorte, è sopravvissuta all'esplosione causata da una sua giovanissima compagna di sventura, che ha provocato una decina di vittime in un mercato di Kano, ed è fuggita, recandosi in ospedale per farsi curare. E c'è solo da immaginare il terrore tra medici e infermieri dell'ospedale di Kano quando, per curarla, le hanno sollevato il corpetto, scoprendo che portava ancora intorno al torace una cintura fatta di candelotti di dinamite. Agli agenti, che l'hanno presa in consegna, Zahràu, poco più che una bambina (dovrebbe avere 13 anni), ha spiegato quel che è stata costretta ad affrontare per colpa dei genitori, simpatizzanti di Boko Haram al punto da consegnarla, nella foresta vicino alla città di Gidan Zana, ad un gruppo di miliziani specializzati nel lavaggio del cervello dei giovani mandati a morire ed a fare stragi. I miliziani hanno cominciato col dirle che stavano organizzando un attentato suicida e le hanno chiesto se lei volesse parteciparvi. "No", ha risposto Zahràu, ma i miliziani hanno continuato le loro pressioni, dapprima dicendole che, se avesse scelto di morire nell'attentato, avrebbe "subito guadagnato il paradiso", per poi minacciarla, al suo ennesimo rifiuto, di gettarla in una prigione da cui non sarebbe uscita mai più o, peggio, di ucciderla e di non restituire il suo corpo ai familiari per una sepoltura. Troppo per una ragazzina che alla fine ha accettato, "anche se - ha detto ai poliziotti nigeriani - non ho mai avuto veramente la volontà di farlo". Dopo alcuni giorni di indottrinamento e di addestramento per innescare le cinture esplosive, Zahràu, insieme ad altre tre ragazzine della sua età e per lei delle sconosciute , è stata condotta da una paio di miliziani sino alla città di Kano e lasciata all'ingresso del mercato all'aperto di Kantin Kwari, obiettivo dell'attentato. Le quattro attentatrici erano state istruite per fare esplodere in contemporanea le bombe, in modo da fare quante più vittime possibile, ma una delle altre piccole kamikaze, convinta di stare per imboccare la strada più breve per il paradiso, ha anticipato i tempi, facendosi saltare in aria. Zahràu, che non s'era ancora allontanata, è stata investita dall'esplosione e scagliata a molti metri di distanza, subendo delle ferite comunque non gravi. Ora toccherà ad un magistrato di Kano stabilire quale sarà il futuro di Zahràu, in una giustizia, come quella nigeriana, che non fa sconti ai terroristi. Siano essi uomini o, come nel caso della piccola kamikaze mancata, poco più che bambine.