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Pakistan. Blasfemia, incriminati 2 fratelli cristiani

Stefano Vecchia mercoledì 22 luglio 2015
A conferma di una situazione di grande difficoltà per i battezzati e in generale per le minoranze in Pakistan, è emersa un’altra vicenda di ingiustizia causata come quella di Asia Bibi  dalla legge antiblasfemia. Due fratelli cristiani, Qaisar e Amoon Ayub, residenti nella città di Lahore sono stati ufficialmente indagati per avere oltraggiato la fede islamica attraverso un sito Internet ed ora rischiano, come la madre cristiana, la pena capitale. Qaisar, in realtà aveva incluso il sito in questione già nel 2009. Un musulmano, con il quale aveva avuto nel 2010 una banale disputa di lavoro, l’ha in qualche modo utilizzato. Da questo episodio sono iniziati i guai. Dal litigio erano derivate minacce pesanti e un atteggiamento sempre più ostile dei musulmani nei suoi confronti e nei confronti del fratello Amoon. In pochi mesi la situazione si era deteriorata al punto da costringere i due fratelli a volare prima a Singapore, all’insaputa delle famiglie che non volevano fossero coinvolte, e poi in Thailandia, fino al loro ritorno in patria nel 2012. A quel punto, però, nei confronti di Qaisar, era stata emessa un’accusa formale per blasfemia.  Per quest’ultimo, la vita è proseguita per molti mesi in stato di semi- clandestinità. Il 10 novembre 2014, il fratello Amoon era stato fermato mentre si recava al lavoro nel Kids Campus Dha, istituzione educativa ispirata al metodo Montessori, per essere interrogato riguardo a Qaiser. Il che ha spinto quest’ultimo a costituirsi. Entrambi si trovano ora in carcere. Una vicenda, quella dei fratelli Ayub che ha lasciato segni anche sui loro congiunti: Qaisar è sposato con Amina e ha tre figli, mentre Amoon è sposato con Huma, insegnante della Cathedral School di Lahore.  Le conseguenze più evidenti sono per il figlio 14enne di Qaisar, che ora soffre di problemi psichici. In aiuto alla famiglia è arrivato l’intervento di Claas (Center for Legal Aid, Assistance and Settlement). È stata la moglie di Amoon a rivolgersi all’organizzazione, il mese scorso. Quest’ultima, dunque – come segnala AsiaNews – sta fornendo anche l’assistenza legale ai due fratelli in attesa del processo.