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Terra Santa. Betlemme, rogo «doloso» nel convento

martedì 29 settembre 2015
"Si è trattato di un incendio doloso, innescato ad arte, non certo di un corto circuito legato all'impianto elettrico. Un atto di vandalismo in piena regola, che racchiude una matrice confessionale, ad opera di un gruppo o singoli esponenti del radicalismo islamico". È quanto riferisce ad AsiaNews Sobhy Makhoul, cancelliere del Patriarcato maronita a Gerusalemme, in merito al rogo divampato nel fine settimane nel convento di san Charbel dei maroniti a Betlemme. Le fiamme non hanno causato vittime o feriti, perchè l'edificio al momento è in restauro, ma i danni sono evidenti e la comunità cristiana della zona non nasconde i timori per possibili nuovi episodi di violenza.Gli autori del rogo "sono riusciti ad entrare in una camera in cui erano stati accatastati molti oggetti e mobili" racconta Sobhy Makhoul. "Le fiamme si sono propagate in modo rapido in tutta la struttura". Fonti della polizia, che ha aperto un'inchiesta sulla vicenda, affermano che si tratterebbe di gruppi estremisti musulmani attivi nella zona e che - già individuati, secondo le prime indiscrezioni - "potrebbero presto essere arrestati".Il convento di san Charbel dei maroniti a Betlemme sorge nel sobborgo di Wadi Maali, in un'area abitata anche da famiglie musulmane, ed è una struttura dotata di diverse camere e una piccola cappella per la preghiera. "Il mese scorso - racconta Sobhy Makhoul - l'Autorità palestinese ha donato 100mila dollari per la sistemazione del convento. Un gesto di riconoscenza verso il patriarca e segno della volontà di partecipare ai lavori di sistemazione".In seno alla comunità cristiana vi è preoccupazione per questo attacco, riferisce il cancelliere del Patriarcato maronita a Gerusalemme, ma "dobbiamo andare avanti: apparteniamo a questa terra, siamo fatti per vivere situazioni di tensione, dobbiamo assorbire e non subire quello che succede". Certo è necessario che l'Autorità palestinese "faccia giustizia e catturi i responsabili", così come devono essere perseguiti gli autori dell'attacco alla chiesa della moltiplicazione dei pani e dei pesci" a Tabgha, sul Mare di Galilea.Infine, il rappresentante maronita di Terra Santa lancia un messaggio: "Noi come Chiesa condanniamo questi atti di violenza. Al riguardo, serve un grande lavoro per cambiare le prediche e i sermoni in alcune moschee, in cui si provoca la gente e si fomenta l'odio".