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La crisi di Atene. Berlino vota gli aiuti alla Grecia

mercoledì 19 agosto 2015
Semaforo verde del Parlamento tedesco al nuovo piano di salvataggio della Grecia, con 454 sì, 113 no e 18 astenuti. Il numero dei deputati contrari è risultato più basso rispetto al mese scorso quando la Camera bassa fu chiamata a votare per il riavvio del negoziato sul piano di aiuti: in quell'occasione il via libera arrivò con l'opposizione di 119 deputati. Un risultato che è stato salutato positivamente dalla borsa di Atene, in rialzo dell'1,3% nonostante il ribasso generalizzato dei listini europei sui timori per il rallentamento dell'economia cinese. Prima del voto, il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble aveva definito "irrinunciabile" e "cruciale" la partecipazione del Fmi al nuovo programma di aiuti alla Grecia. "A ottobre - ha detto - il Fmi deciderà il suo coinvolgimento nel programma", attraverso una dichiarazione del direttopre generale dell'istituto. Non solo, ma considerato il livello "estremamente alto" dell'indebitamento di Atene per Schaeuble "a ottobre, alla luce dei pagamenti attuali, si potranno trarre dei giudizi. Sono sicuro che a ottobre potremmo osservare un miglioramento della situazione e, se sarà necessario, ci sarà un alleggerimento del debito". Schaeuble ha fatto riferimento a un possibile "allungamento delle scadenze", mentre "un taglio del debito non è possibile, in base agli accordi europei". Le borse europee intanto stanno proseguendo una seduta negativa: Milano perde lo 0,45% (maglia nera Francoforte con il -1,3%). Risentono così del fatto che dopo tre decenni di crescita stellare, la locomotiva cinese rallenta. È stata infatti un'estate nera per il Dragone (oggi Shanghai è stata in altalena perdendo inizialmente oltre il 5% e recuperando in chiusura fino ad arrivare al +1,24%), ed ora rischia seriamente di non raggiungere l'obiettivo del +7% del Pil a fine anno. I ripetuti crolli della borsa di Shanghai, il deprezzamento dello yuan, lo sgonfiamento della bolla immobiliare, lo scivolone dell'8,3% dell'export a luglio, sono avvisaglie di un'economia che appare sempre più inceppata, appesantita, frenata. Se nel 2008-09, il Pil è cresciuto intorno al 9,5%, nel 2010 e nel 2011 ha accelerato a +10%, poi ha iniziato a perdere colpi: +7,8% nel 2012, +7,7% nel 2013 e +7,4% l'anno scorso, il livello più basso da 24 anni a questa parte.