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PRIMAVERA ARABA. Bahrein tra F1 e rivolte Il re promette le riforme

lunedì 23 aprile 2012
​ Il circo sportivo e mediatico del Gran Premio di Formula Uno, che per tre giorni ha riportato l'attenzione del mondo sulle proteste popolari dei musulmani sciiti in Bahrein, si è chiuso con la vittoria di Sebastian Vettel e con sporadici incidenti lontano dal circuito di Sakhir. Ma le gradinate sono rimaste semivuote. Il re (musulmano sunnita) del Bahrein, Hamad al Khalifa, è quindi riuscito solo in parte nell'intento di dimostrare che nel regno è "tornata la normalità" dopo più di un anno di violenze e tensioni. Tant'é che proprio oggi ha nuovamente promesso "riforme" e un "dialogo sincero" con l'opposizione, dominata dalla piazza sciita che costituisce la maggioranza della popolazione. "Voglio rendere chiaro il mio impegno per le riforme e la riconciliazione nel nostro grande Paese", ha detto il re. "La porta è sempre aperta per un dialogo sincero fra la nostra gente", ha aggiunto prima di assistere alla gara. Promesse analoghe però, sono state finora sempre disattese. Nella primavera 2011 più di 30 persone, dimostranti ma anche qualche agente, rimasero uccise nella violenta reazione delle autorità alle proteste. Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, alleati regionali del Bahrein, parteciparono con blindati e poliziotti alla repressione in nome della solidarietà "sunnita" di fronte a una presunta "minaccia sciita" rappresentata dal vicino Iran. Nella notte, poche ore prima del discorso alla nazione del re Khalifa, era stata arrestata la figlia di un noto attivista incarcerato, Abdul Hadi Khawaja, da due mesi in sciopero della fame (e da venerdì anche della sete) in segno di protesta. Zainab Khawaja era stata più volte fermata dalla polizia nei mesi scorsi durante sit-in e manifestazioni, detenuta per alcune ore e poi rilasciata. Il padre, che secondo i media ufficiali "é in buona salute", dovrebbe comparire in tribunale domani per l'appello contro la condanna all'ergastolo con l'accusa di cospirare contro il governo. Dopo due giorni di guerriglia urbana alla periferia di Manama e di proteste per lo svolgimento del Gran Premio, anche ieri si sono verificati scontri, in alcuni casi violenti, tra manifestanti e forze di sicurezza in diverse località sciite del Paese. Nonostante l'ingente spiegamento di forze che controllava le vie di accesso al circuito di Sakhir, alcuni giovani sono riusciti ad interrompere per brevi periodi di tempo alcune strade, bruciando copertoni di auto e cassonetti. In particolare in villaggi come Malkiya, Karzakan, Sadad e Damistan, i manifestanti hanno issato striscioni e urlato slogan contro "la Formula Uno di sangue", lo slogan della campagna di 'tre giorni di collera' indetta in occasione del Gran Premio. Nei disordini dell'altro ieri notte inoltre un manifestante era morto, decine erano rimasti feriti ed un centinaio erano stati arrestati. I funerali del "martire" Salah Habib, 36 anni, sono stati rimandati sine die dalla famiglia, che aspetta la restituzione della salma da parte delle autorità. Queste ultime, come è già avvenuto in passato, faranno passare del tempo prima di consegnare il corpo in modo da evitare che nel clima di tensione di questi giorni il corteo funebre si trasformi nell'ennesimo corteo di protesta