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LA FEDE NEL MIRINO. Attacchi ai cristiani in Nigeria L’Italia «sfida» l’indifferenza

Giovanni Ruggiero venerdì 20 luglio 2012
Il dialogo, perché le domeniche nigeriane siano giorni di festa e non di sangue, non è facile, ma – al momento – pare l’unica strada possibile. Un leader di Boko Haram, l’organizzazione terroristica che si sta accanendo contro i cattolici, specie al Nord della Nigeria, ha detto di recente che i cristiani di Jos hanno soltanto tre possibilità: andarsene, convertirsi all’islam o morire. Si capisce quanto i margini del dialogo siano stretti. Ma ieri a Roma l’Osservatorio della libertà religiosa, promosso dal sindaco Alemanno e dal ministero degli Esteri Giulio Terzi, ha insistito su questa strada. «Occorre – dice il capo della Farnesina – alimentare il dialogo agendo su tre livelli. Il primo è quello diplomatico. L’Italia ha avuto un ruolo di impulso su questi temi. Il secondo è l’azione sui giovani affinché denuncino le violazioni, incoraggiandoli a una loro azione diretta. Il terzo, infine, fonda sulla formazione e sull’educazione». L’Italia, che vanta la leadership di questa via del dialogo sia a livello europeo che presso altri organismi internazionali, finanzia già molti corsi rivolti a funzionari nigeriani.Il sindaco Alemanno, Margherita Boniver, inviata speciale del ministero degli Esteri per le emergenze umanitarie, il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi (Pdl), e il coordinatore dell’Osservatorio, Massimo Introvigne, che ieri hanno discusso di questi temi, condividono il giudizio espresso dal ministro: le stragi che insanguinano la Nigeria (800 morti dall’inizio di quest’anno, tra i quali più di 150 cristiani) non sono attacchi fini a sé stessi: «Rispondono – spiega Terzi – a strategie mirate a generare conflitti, fare innalzare la tensione, provocare le minoranze, spaccare i Paesi, creare delle aree di ingovernabilità sul piano regionale».Lo sforzo italiano si sta rivelando prezioso e questa strada della cooperazione bilaterale, per Massimo Introvigne, è fondamentale in attesa di una discesa in campo di organizzazioni internazionali che hanno tempi molto più lunghi: «È necessario – spiega il sociologo – che la questione Nigeria sia inserita in tutte le agende politiche. Il dialogo inter religioso va sostenuto da tutti perché rappresenta la vera soluzione a lungo termine». Boko Haram può essere tradotto con «Occidente vietato», ma l’Occidente – sostiene Maurizio Lupi – non deve essere indifferente. Bisogna capire che impedire la libertà religiosa a un uomo è come impedirgli di essere uomo libero». La Camera sta elaborando una mozione bipartisan che avrà un titolo significativo: «Non aspettiamo un’altra domenica». A dare impulso a tutte queste iniziative italiane è stato – lo riconosce Margherita Boniver – l’ex capo della Farnesina, Franco Frattini, e quei suoi stimoli sono stati portati avanti dal suo successore Terzi. Boniver è stata di recente in Nigeria. Il suo timore è che il terrorismo si stia estendendo ben oltre i confini nigeriani così da far temere una “afghanizzazione” di tutta l’area. «C’è stato – dice – un fiorire di gruppi terroristici, racchiusi sotto l’unica sigla Boko Haram. Il tentativo è di imporre la sharia in tutto il Paese. In questo modo si istiga il conflitto sociale e religioso che non fa parte della cultura della Nigeria dove convivono diverse comunità religiose».L’Osservatorio, ricorda il sindaco Alemanno, nasce subito dopo la visita in Campidoglio di Benedetto XVI, e Roma ha voluto avere un ruolo nel tentativo di pacificazione della Nigeria: «Bisogna combattere l’indifferenza – dice – perché temo un crescente fenomeno emulativo rispetto alle stragi dei cristiani. Questa aggressività può diventare una tendenza».