Mondo

Siria. Assad: «Armi chimiche? Una bugia»

Luca Geronico giovedì 13 aprile 2017

Le vittime del raid del 4 aprile a Khan Sheikun

Sono «false al 100 per cento» le notizie di attacchi chimici sferrati in Siria dal regime di Damasco. Bashar al-Assad per la prima volta commenta le accuse contro le sue forze armate indicate come le responsabili dell’attacco chimico su Khan Sheikun del 4 aprile scorso costato la vita a più di ottanta civili. Assad, in una intervista, ha precisato che il suo governo nel 2013 «ha rinunciato» alle armi chimiche consegnando tutte le sue scorte alle agenzie delle Nazioni Unite. «Anche se ne avessimo (di armi chimiche, ndr), non le avremmo usate», ha proseguito. Assad chiede pure un’indagine «imparziale» in modo da garantire che non venga usata per «finalità politiche».

Nelle stesse ore la Cnn faceva sapere dell’esistenza di intercettazioni dell’intelligence Usa di comunicazioni fra militari ed esperti siriani che dimostrerebbero il lavoro di preparazione dell’attacco con armi chimiche. Un attacco di cui «è certamente possibile, sebbene improbabile, che la Russia non sapesse in anticipo», ha commentato il presidente Usa Donald Trump. Ma sugli attacchi chimici in Siria è ormai una quotidiana guerra di informazione. L’agenzia governativa siriana Sana affermava ieri che «centinaia di persone, tra cui civili», sono state uccise in un raid compiuto mercoledì pomeriggio dalla Coalizione a guida Usa contro un «deposito di armi chimiche dello Stato islamico» ad Hatla nella regione di Deir ez-Zor. «Molte persone sono morte soffocate per l’inalazione di gas tossici», afferma sempre la Sana. Il ministero della Difesa russo, dopo aver smentito, ha poi confermato dopo una ispezione con droni «le notizie di morti e la natura del danno nel bombardamento degli aerei della coalizione» nella provincia di Deir ez-Zor. Le forze armate degli Usa hanno invece ammesso che 18 combattenti alleati impegnati nella lotta al Daesh Siria sono rimasti uccisi per errore: gli aerei Usa si sono fidati delle coordinate errate date loro dalle Forze democratiche siriane (Sdf), composte soprattutto da miliziani curdi. L’obiettivo era una postazione del Daesh a sud di Tabqa, roccaforte del Califfato islamico: le bombe sono invece finite sulle linee delle Sdf, causando 18 vittime.