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LA FEDE NEGATA. «Asia Bibi rischia la vita anche dentro il carcere»

Stefano Vecchia giovedì 14 gennaio 2010
Mentre in Pakistan la controversia sulla "legge antiblasfemia" ha sempre più una dimensione nazionale, il raggruppamento radicale islamista Tehrik Tahafuz Namoos-i-Risalat (Ttnr, Alleanza per difendere l’onore del Profeta), ha annunciato per oggi una manifestazione nazionale di protesta contro il Papa, che il 10 gennaio, nel discorso davanti al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, aveva lanciato un appello per l’abrogazione della legge. L’organizzazione è nata per contrastare il movimento che nella società civile pachistana chiede la salvezza per Asia Bibi, la cui situazione si fa sempre più precaria.Secondo un rapporto dei servizi segreti diffuso dal quotidiano Express Tribune, le misure di sicurezza nel carcere di Sheikhupura non sarebbero sufficienti per garantirne l’incolumità. La donna, madre di cinque figli, vive con altre 15 o 16 detenute, sotto la custodia di agenti che «non sono vigili e la maggior parte delle volte sono assenti», scrive il rapporto. In questo contesto, trovano ancora più eco i timori che Asia Bibi possa essere vittima di una esecuzione extragiudiziaria, come per 35 accusati di blasfemia uccisi finora in detenzione oppure poco dopo la loro liberazione a seguito di un verdetto d’innocenza. Su Asia Bibi pende anche la taglia di oltre 4.000 euro messa a disposizione tempo fa dall’imam di una moschea di Peshawar. Non a caso, a conclusione del rapporto si trova la raccomandazione di trasferire la donna in un carcere più grande, nonostante i rischi che il trasferimento comporterebbe.La diffusione del documento dei servizi segreti è arrivata in giornate tese per il dibattito sulla legge e per le crescenti minacce contro membri del Parlamento ed esponenti delle minoranze. Ieri il ministro dell’Interno, Rehman Malik ha ribadito l’orientamento del governo di «non introdurre alcun emendamento alla legge sulla blasfemia», non rimettendo in discussione una «posizione che è assolutamente chiara». Una posizione, come altre di queste ultime settimane che deriva dalla crescente pressione dei movimenti islamisti dentro e fuori il governo.L’assassinio di Salman Taseer, l’influente governatore della provincia del Punjab da parte di una guardia del corpo il 4 gennaio, ha mostrato quanto pericoloso sia il dibattito sulla legge. Taseer era un influente esponente del Partito del Popolo pachistano, di cui è leader il presidente Zardari. Della stessa formazione fa parte Sherry Rehman, ex ministro delle Comunicazioni che a novembre ha presentato una proposta di emendamento della legge antiblasfemia e ora vive sotto assedio. Ieri il ministro delle Minoranze, il cristiano Shabhaz Bhatti, ha confermato le continue minacce di morte: «Ora sono l’obiettivo più ambito», ha confessato a un’agenzia.