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La decisione. Armi ai peshmerga, sì del Parlamento

Angelo Picariello giovedì 21 agosto 2014
«Via libera Commissioni #Esteri e #Difesa di Camera e Senato all’impegno del governo per l’#Iraq in campo politico, di sicurezza e umanitario». Sono le 15 e 39, e Federica Mogherini affida alla sintesi di Twitter la missione compiuta. Il Parlamento, attraverso le commissioni riunite Esteri- Difesa di Camera e Senato, dà copertura alla missione lampo di Matteo Renzi che in quelle ore sta incontrando a Baghdad il premier uscente e quello incaricato (per poi recarsi nella città curda di Erbil) e promette: «Vinceremo questa battaglia».  Deputati e Senatori richiamati in servizio in pieno agosto presenti in gran numero. Ok all’invio di aiuti umanitari, non solo, ma anche di armi leggere ai peshmerga curdi che in Iraq si oppongono all’avanzata dell’Isis. Un pericolo che l’Italia considera incombente, anche per il nostro Paese. «Il Mediterraneo e il Medio Oriente sono scossi da una minaccia che riguarda anche l’Europa e l’Italia», ha avvertito il ministro degli Esteri, a margine del suo intervento a Montecitorio, nella sala della Regina, insieme al ministro della Difesa Roberta Pinotti. Dal Viminale è stata anche diramata a prefetti e questori un’informativa a cura del dipartimento di Pubblica sicurezza che, sia pur con cautela, innalza il livello di attenzione sugli obiettivi ritenuti sensibili per il terrorismo di matrice jihadista. I deputati delle commissioni Esteri e Difesa della Camera alla fine hanno votato a favore delle risoluzioni di maggioranza con 56 sì, e solo 13 no di M5S e Sel. Voto favorevole da parte anche dei componenti delle commissioni del Senato con 27 sì e 4 no. «L’Italia è pronta a spedire le armi in Iraq entro pochi giorni», ha detto Pinotti, chiarendo che quella di ieri è già l’«autorizzazione politica » che mancava per dare il via all’operazione, e l’emendamento aggiuntivo che sarà inserito invece il 4 settembre nella discussione sul decreto missioni si motiva «perché - ha spiegato il ministro - abbiamo bisogno di una copertura giuridica e finanziaria» per questa nuova operazione.Per far fronte all’occupazione di ampi territori di Iraq e Siria da parte delle forze fondamentaliste che «minaccia seriamente la sicurezza internazionale», l’Italia è quindi pronta a fornire alle autorità regionali curde altre forme di aiuto » oltre a quello umanitario. Armi automatiche leggere «per incrementare le limitate capacità di autodifesa e protezione locale delle popolazioni». Ed è confermato che la Difesa sta valutando, oltre all’invio di armi già in uso alle nostre Forze Armate, anche «materiali d’armamento detenuto ad altro titolo, confacenti alle esigenze manifestate dai curdi, costituiti da armi individuali, di squadra e contro-mezzi (con relativi munizionamenti), tutti di fabbricazione ex sovietica, confiscati dall’autorità giudiziaria». Sono i circa 30mila kalashnikov sequestrati nella guerra dei Balcani di cui si era parlato nei giorni scorsi. Già in allestimento i trasferimenti via aereo e nave. In Iraq, ha detto Mogherini, «è a rischio la vita di civili, cristiani, yazidi, musulmani: è un dovere politico, ma soprattutto morale, rispondere a un dramma umanitario». L’Italia, anche nella sua veste di presidente di turno della Ue, si è «impegnata a «costruire una cornice internazionale a partire da quella europea » e con i principali attori della regione. Anche «i contatti con il Vaticano sono stati molto frequenti», ha riferito il ministro degli Esteri alle Commissioni congiunte. Aiuti militari «indispensabili nell’immediato» ma a lungo termine, non si fa illusioni la titolare della Farnesina, «difficilmente rappresenteranno la soluzione di questa crisi». Dalle opposizioni scelte di segno opposto fra loro. Il testo di M5S chiedeva ci si limitasse agli aiuti umanitari. Sulla stessa posizione Sel, che lamenta la mancata definizione di una 'cornice' dell’Onu. Forza Italia, con Renato Brunetta, invece, pur appoggiando la linea del governo, avrebbe chiesto maggiore chiarezza e un dibattito più ampio senza «fughe in avanti». Mentre la Lega ha scelto il non voto, retenendo che la materia andasse portata in Aula, proprio per la gravità della situazione.