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LA SFIDA AL TERRORE. Al-Qaeda «incorona» Zawahiri

Elena Molinari martedì 10 maggio 2011
È già stato insediato il successore di Osama Benladen. La cellula irachena di al-Qaeda, alla quale fanno riferimento almeno 11 gruppi in numerosi Paesi, ha giurato fedeltà ad Ayman al-Zawahiri, numero due della rete del terrore. Il giuramento è apparso in un comunicato diffuso sui forum jihadisti in Internet che celebra anche la morte “per martirio” del terrorista saudita, indicando nel medico egiziano il suo successore. Nelle stesse ore il defunto leader di al-Qaeda riaffiorava, almeno via Internet, per un ultimo messaggio di minacce agli americani, registrato prima della sua morte. «Non ci sarà sicurezza negli Stati Uniti senza la sicurezza in Palestina», dice la voce di Osama dal sito islamista Shamikh1.net. Intanto si apprende che Benladen non era gravemente malato ai reni, come si pensava. La testimonianza della giovane moglie detenuta in Pakistan, che era con lui al momento della sua morte, e i farmaci rinvenuti nella sua abitazione fanno pensare a una serie di malesseri comuni. I medicinali sequestrati ad Abbottabad sono normalmente utilizzati da chi ha problemi di stomaco, oppure una pressione arteriosa alta. Era stato l’allora presidente del Pakistan Pervez Musharraf a dire nel 2002 che Benladen o era morto oppure era costretto a muoversi con due macchine per la dialisi. Fra i medicinali trovati vi sarebbe poi un “viagra” a base di erbe, stando al tabloid di New York, Daily News. In mezzo alla ridda di rivelazioni, la Casa Bianca tenta di guardare avanti. Dopo l’uccisione di Osama, infatti gli Stati Uniti vogliono dare “il colpo di grazia” ad al-Qaeda, ha detto Barack Obama nella sua prima intervista dopo il raid. Il presidente Usa ha sottolineato la difficoltà della decisione di autorizzare il blitz, spiegando che la maggioranza dei suoi consiglieri non ne sapeva niente e rifiutandosi di dire se la moglie Michelle ne fosse al corrente. «Non ci sono dubbi che Binladen è morto», ha aggiunto Obama alla Cbs, dicendo di non aver alcun rimpianto per non aver catturato vivo il suo nemico numero uno. «Nervoso com’ero, l’unica cosa cosa che mi impediva di dormire era la possibilità di eliminare Benladen – ha sottolineato –. Giustizia è fatta. E chiunque metta in discussione che non meritasse quello che avuto, deve farsi esaminare il cervello». A tenerlo sveglio la notte erano piuttosto i rischi dell’operazione. «Non c’era una prova certa della sua presenza – ha spiegato –. E se non fosse stato lì, ci sarebbero state conseguenze geopolitiche significative». Obama ha poi accusato il Pakistan di aver fornito allo sceicco del terrore «una rete di sostegno», chiedendo a Islamabad di indagare «se vi sia stato qualcuno all’interno del governo, o gente fuori dal governo».Quanto alle richieste degli ex membri dell’Amministrazione Bush di riconsiderare l’uso di Guantanamo e di metodi “duri” di interrogatorio, che potrebbero aver portato alla scoperta del nascondiglio di Osama, la Casa Bianca ha risposto di no. L’uccisione di Benladen, ha detto il ministro alla Giustizia Usa Eric Holder, non ha cambiato i piani di chiudere la prigione di Guantanamo.