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Rapporto. Cristiani, la mappa delle persecuzioni

Paolo M. Alfieri martedì 13 ottobre 2015
Da qui a dieci anni ci sarà ancora spazio per il cristianesimo in Medio Oriente? O i cristiani saranno definitivamente scacciati dalla loro antica terra di provenienza? A guardare i numeri di quanto accade, ad esempio, in Iraq i timori sono fondati: dal milione di cristiani del 2002-2003 si è passati ai 275mila di oggi. Una emorragia che fa il paio con quella di altri Paesi, come la Siria in guerra e sempre più preda di estremisti. Le violenze, insomma, spingono sempre di più i cristiani ad emigrare, un esodo che prefigura la non remota possibilità che la secolare presenza cristiana nella regione possa estinguersi. È questo uno degli aspetti più preoccupanti che emerge dal rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) sulla persecuzione anticristiana, presentato oggi a Roma e dal titolo emblematico “Perseguitati e dimenticati?”. Lo studio sottolinea che i cristiani sono il gruppo religioso maggiormente perseguitato: la loro condizione continua a peggiorare in molti dei Paesi in cui affrontano da tempo gravi limitazioni. È così in 17 dei 22 Paesi analizzati tra l’ottobre 2013 e il giugno di quest’anno. Rispetto all’edizione precedente del rapporto, il numero di Stati classificati come di «estrema» persecuzione è salito da sei a dieci. A Cina, Eritrea, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Corea del Nord si sono infatti aggiunti Iraq, Nigeria, Sudan e Siria, tutti Paesi segnati dall’ascesa dell’estremismo islamico, che si conferma una delle principali minacce alla comunità cristiana. «Nella mia diocesi di Aleppo, nel nord della Siria, siamo in prima linea – sottolinea monsignor Jean-Clement Jeanbart, arcivescovo della Chiesa cattolica greco-melchita di Aleppo –. La mia cattedrale è stata bombardata sei volte e ora è inagibile. Anche casa mia è stata colpita più di dieci volte. Stiamo fronteggiando la rabbia del jihad estremista, presto potremmo scomparire». Dieci dei diciassette Paesi in cui si sono registrati peggioramenti sono stati colpiti dalle violenze dei fondamentalisti. Oltre alla Siria e al caso iracheno – in cui oltre 120mila cristiani sono stati costretti a scegliere se convertirsi o morire dallo Stato Islamico (Is) – da segnalare la Nigeria, dove gli estremisti di Boko Haram hanno costretto alla fuga 100mila cristiani della sola diocesi di Maiduguri, nella quale sono state distrutte 350 chiese. L’Africa in generale, considerata finora la speranza più brillante per la Chiesa del futuro, sta subendo l’avanzata di gruppi fondamentalisti anche in Kenya, Tanzania, Sudan e altri Paesi. E laddove non operano gli estremisti, ci pensano le autorità e le severe leggi locali. Come non ricordare il caso della cristiana sudanese Meriam Ibrahim, condannata a morte per apostasia, costretta a partorire in carcere e rilasciata solo dopo una campagna internazionale che ha visto come protagonista anche Avvenire. In Eritrea, poi, si ritiene che vi siano fino a 3mila detenuti – in maggioranza cristiani – imprigionati per motivi religiosi. Preoccupano anche altri oltranzismi. In India i movimenti nazionalisti indù hanno compiuto molti attacchi contro i cristiani e lo stesso arcivescovo di Ranchi, il cardinale Telesphore Toppo, è stato minacciato di morte. Nello Sri Lanka, invece, sono stati gli estremisti buddisti a distruggere o causare la chiusura di molte chiese (165 in due anni). In crescita sono anche gli attacchi in Israele, peraltro unico Paese mediorientale in cui la popolazione cristiana è in crescita. Tornando all’Asia, emblematico è il buco nero nordcoreano, dove nel marzo 2014 Kim Jong-un ha ordinato l’esecuzione di 33 cristiani, accusati di essere delle spie. Inoltre si stima che il regime di Pyongyang abbia fatto finire almeno il 10% dei circa 400mila cristiani in campi di lavoro in cui subiscono torture, omicidi, stupri, esperimenti medici. In Pakistan resta in carcere, dopo la condanna a morte per apostasia, la cristiana Asia Bibi, nonostante i molti appelli a suo favore. In Vietnam il decreto 92 obbliga i gruppi religiosi ad ottenere dei permessi per incontri religiosi e i sacerdoti a partecipare a programmi di educazione. E la nuova legge sulla religione – prevista per fine 2015-2016 – potrebbe comportare nuove restrizioni. In Cina il 2014 è stato uno degli anni peggiori per i cristiani, con 449 leader religiosi imprigionati. Il 2015 è stato invece caratterizzato da oltre 650 aggressioni nella provincia di Zeijang, tra cui la distruzione totale o parziale di numerose chiese. Il rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre considera inoltre alcuni Paesi con abusi meno gravi ma che preoccupano. In Russia, ad esempio, la legge è severa nei confronti dei cristiani e molte comunità religiose non hanno potuto registrare le proprie chiese. In Turchia, invece, i cristiani sono tuttora considerati cittadini di seconda classe e temono fortemente l’ascesa del fondamentalismo all’interno di una realtà anche qui sempre più problematica.