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L'anniversario. Dopo quarant'anni l'Aids uccide ancora

Francesca Ghirardelli sabato 5 giugno 2021

Sono trascorsi quarant’anni da quando, il 5 giugno 1981, l’agenzia per il controllo e la prevenzione delle malattie del Dipartimento di salute statunitense segnalava una rara infezione che colpiva cinque uomini nella città di Los Angeles. Si trattava delle prime manifestazioni tracciate della sindrome da immunodeficienza acquisita che nei decenni seguenti avrebbe fatto tanto parlare di sé. Da allora 77,5 milioni di persone sono state infettate dall’Hiv e quasi 35 milioni sono morte per malattie legate all’Aids. A quarant’anni di distanza, un vaccino ancora non c’è. Esistono terapie efficaci che salvano molti, ma non ancora tutti.
Per segnare l’anniversario di questa lunghissima battaglia, Unaids, il programma Onu di lotta alla malattia, questa settimana ha presentato il suo ultimo rapporto: dietro a numeri e percentuali, emergono tutte le luci e le ombre, le battute d’arresto e i passi avanti per mettere fine a una pandemia che oggi uccide ancora. Sono state 690.000 le morti correlate all’Aids lo scorso anno, tantissime, ma in calo del 43% rispetto al 2010 e del 61% dal picco del 2004. Lo si deve in alla diffusione della terapia antiretrovirale: dei 37 milioni di persone con Hiv oggi nel mondo, 27 milioni accedono alle terapie, il triplo rispetto a 10 anni fa.
Oltre la metà di chi vive con l’Hiv si trova in Africa orientale e meridionale dove però, si legge nel report, «gli investimenti per contrastare il virus sono stati in linea con il fabbisogno e i recenti progressi sono stati più forti». E infatti nella regione le nuove infezioni sono calate del 43% rispetto al 2010, i decessi del 50%. Altrove, però, il contagio aumenta «a un ritmo allarmante»: è il caso dell’Europa orientale e dell’Asia centrale, che, congiuntamente, registrano una crescita di casi di oltre il 40% rispetto a dieci anni fa e un incremento di decessi del 32%.
Il nuovo report arriva alla vigilia della quinta Assemblea generale Onu su Hiv e Aids, dall’8 al 10 giugno a New York. Durante la quarta, nel 2016, i leader mondiali avevano fissato obiettivi ambiziosi per il 2020: «Purtroppo a livello globale questi obiettivi sono stati mancat», e la lotta all’Aids rimane «una questione incompiuta» ha dichiarato, presentando il report, Winnie Byanyima, direttore di Unaids.
Quarant’anni dopo, molto è stato fatto, molto resta ancora da compiere, e per farlo c’è «urgente bisogno di innovazione, investimenti rapidi e scoperte scientifiche, proprio come è accaduto per il Covid-19». Anche i malati di Aids, dopo 40 anni, meritano lo stesso sforzo.