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Usa. Rabbia e scontri a Minneapolis per l'afroamericano soffocato dalla polizia

Redazione Internet martedì 26 maggio 2020

Dolore per la morte dell'uomo, soffocato dalla polizia

Centinaia di persone sono scese in piazza a Minneapolis per manifestare contro la morte di George Floyd, il 46enne afro-americano bloccato violentemente a terra dalla polizia fino a farlo gridare "non riesco a respirare" e successivamente morto in ospedale. La tensione è salita con gli agenti che, incalzati dall'avanzata dei manifestanti, sono ricorsi al lancio di gas lacrimogeni.

Con cartelli con scritto "no giustizia, no pace", "black lives matter" e "basta linciarci", i manifestanti, che indossavano le mascherine come richiesto dagli organizzatori, hanno sfilato, scandendo lo slogan "Non posso respirare", dal luogo dove Flyod è stato ucciso fino al distretto locale di polizia. Qui sono intervenuti agenti in tenuta anti sommossa che hanno usato gas lacrimogeni per disperdere la folla. Tra le richieste dei dimostranti è che vengano resi noti i nomi dei quattro agenti e le incriminazioni mosse nei loro confronti. Sul caso sta indagando anche l'Fbi. Anche sui social è montata la protesta, con l'hashtag #ICantBreath.

La vicenda ha scosso anche il mondo del basket americano. L'ex giocatore Nba Stephen Jackson era amico fraterno di Floyd, essendo cresciuti insieme in Texas, e lo ha ricordato in lacrime su Instagram. "Tutti sanno che ci chiamavamo l'un l'altro 'Gemello'. Era andato in Minnesota per cambiare la sua vita guidando camion, gli avevo mandato due o tre scatole di vestiti, stava facendo la cosa giusta. E voi avete ucciso mio fratello. Ora andrò a Minneapolis, farò tutto ciò che mi è possibile per non far passare la vicenda sotto silenzio".

Non potendo scendere in campo, il mondo Nba ha utilizzato i social media per esprimere la sua protesta. Due, in particolare, si sono fatti sentire: LeBron James ha postato sulle sue storie di Instagram il video dell'episodio e poi ha pubblicato una foto in cui si mettono una di fianco all'altra l'immagine del poliziotto inginocchiato sul collo di Floyd e quella di Colin Kaepernick inginocchiato durante l'inno nazionale per protesta contro la brutalità della polizia nei confronti delle minoranze. Scrivendo: "Adesso capite!!??!!?? O siete ancora confusi?? #StateAllerta". Anche Steve Kerr, capo-allenatore dei Golden State Warriors, su Twitter ha ripostato il video scrivendo "Questo è un omicidio. È disgustoso. Sul serio, cosa diavolo è andato storto in noi????".

Anche Naomi Campbell, la celebre modella, è intervenuta su Twitter: "Non ho parole. Sono stanca di tutto questo e sono stanca di persone che muoiono senza motivo. Pensavo che in questo momento avremmo potuto essere tutti più vicini, invece sembra che il coronavirus abbia fatto emergere il razzismo in modo forte".

Il fatto: un video choc "inchioda" gli agenti

Un uomo di origine afroamericana è morto mentre si trovava in custodia della polizia di Minneapolis, in Minnesota. In un drammatico video, condiviso online e di cui Avvenire pubblica solo un fotogramma, si vede un agente della polizia in ginocchio sul collo dell'uomo, seminascosto da un'automobile, che lamenta di non poter respirate, al momento del suo arresto.

Il video è stato girato da un passante. Sull'episodio, avvenuto lunedì sera, indaga anche l'Fbi. Al capo della polizia di Minneapolis, Medaria Arradondo, sono state chieste spiegazioni sull'uso del ginocchio da parte dell'agente ai danni della vittima, durante un incontro con i giornalisti. "Abbiamo chiaramente messo in atto pratiche che servono a mettere in custodia una persona - ha affermato Arradondo, aggiungendo che chiarire cos'è successo e come queste pratiche siano state applicate "è parte dell'indagine completa che faremo".

La vittima, che non è stata identificata, è stato portato in ambulanza al centro medico della contea di Hennepin dove è morto poco dopo. Secondo le ricostruzioni, gli agenti della polizia stavano lavorando a un caso di contraffazione e l'uomo, fermato a bordo della sua auto, corrispondeva alla descrizione del sospetto avuta dalle forze dell'ordine. Poche ore dopo che il fatto è venuto alla luce, i quattro agenti coinvolti sono stati licenziati.