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Stati Uniti. Addio a suor Dianna Ortiz, la voce delle vittime di tortura

Lucia Capuzzi giovedì 25 febbraio 2021

Suor Dianna Ortiz è morta per un tumore

Fin da piccola aveva desiderato farsi suora. Così, appena compiuti 19 anni, Dianna Ortiz, nata a Springs, in Colorado e cresciuta a Grants, in New Mexico, è entrata nelle orsoline di Mount St. Joseph, in Kentucky. Come prima missione, l'hanno inviata, alla fine degli anni Ottanta, nel Guatemala straziato dalla guerra civile. Un conflitto durato oltre tre decenni (1960-1996), che si è accanito soprattutto sugli indigeni, con cui suor Dianna lavorava. Per questa “colpa”, nel 1989, un commando l'ha rapita e seviziata per un giorno intero. E' stata rilasciata grazie all'intervento di un misterioso statunitense che presiedeva alle torture. Quando, tornata in patria, lo ha raccontato, nessuno le ha creduto. Suor Dianna, tuttavia, non si è arresa. Da allora e fino alla morte, per un tumore, il 19 febbraio, a 62 anni, la religiosa ha dedicato la vita all’assistenza dei superstiti, diventandone la voce. E l'emblema della loro brama di verità e giustizia. Nel 1996, ha digiunato per 5 settimane di fronte alla Casa Bianca per chiedere la declassificazione dei documenti che dimostravano la responsabilità Usa nel conflitto. Un obiettivo raggiunto. Tre anni dopo, inoltre, l’allora presidente Bill Clinton ha chiesto scusa ai guatemaltechi per la partecipazione di Washington alla guerra sporca.