Famiglia

Conferenza famiglia. Draghi: via gli ostacoli alle coppie che vogliono avere figli

Luciano Moia sabato 4 dicembre 2021

Nuove politiche familiari, cioè progetti chiari, volontà politica e impegno trasversale. Le condizioni per la grande svolta ci sono tutte. «La famiglia è un bene collettivo, essenziale per la crescita individuale e della società. Questo bene collettivo può e deve essere tutelato dallo Stato», ha detto ieri, aprendo la Quarta Conferenza nazionale della famiglia, il premier Mario Draghi. «Dobbiamo costruire un modello di politiche familiari che ponga la famiglia al centro», ha aggiunto la ministra per la famiglia, Elena Bonetti. «La famiglia è il luogo della solidarietà tra le generazioni, raccoglie un’eredità che viene da lontano e lo rielabora per consegnarla al futuro», ha sottolineato la ministra per la giustizia, Marta Cartabia, che poi ha spiegato come la riforma del diritto di famiglia che ha ricevuto da pochi giorni il via libera della Camera, ponga al centro il superiore interesse del minore.

Al di là dei contenuti presentati sul percorso per arrivare al nuovo Piano nazionale per la famglia, pur di grande significato (ne parliamo qui sotto), il dato politico emerso dall’incontro è quello di un governo schierato in modo convinto dalla parte della famiglia, dell’impegno dei genitori, della natalità. «Formare una famiglia è una scelta intima, che appartiene alla sfera personale e di coppia. È una decisione influenzata da tanti fattori, anche culturali, che evolvono nel tempo», ha detto ancora Draghi. Questi motivi spiegano, almeno in parte, il crollo della detanalità ma va anche considerato che negli ultimi quarant’anni l’Italia ha registrato una spesa pubblica per le famiglie stabilmente più bassa rispetto agli altri principali Paesi europei.

Ora la svolta annunciata: «Usare le politiche pubbliche per rimuovere gli ostacoli alla scelta di formare una famiglia. E mettere le coppie in condizione di avere figli, se lo desiderano». Il premier ha poi elencato quanto già deciso. Quasi 6 miliardi già investiti nel Pnrr per rafforzare in maniera strutturale i servizi per l’infanzia e sostenere in particolare i genitori che lavorano. E poi 264 mila nuovi posti negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia, un aumento di oltre il 70% rispetto a oggi. «Ristrutturiamo o adattiamo almeno mille edifici per ampliare l’offerta del tempo pieno nelle scuole con il servizio mensa», ha detto ancora il presidente del Consiglio. E inoltre è stata introdotta «una specifica decontribuzione per sostenere i redditi delle lavoratrici che diventano madri. Perché vogliamo incentivare le donne a non abbandonare il lavoro dopo la maternità. Dalle politiche per la famiglia dipende, letteralmente, il nostro futuro. Il governo si è impegnato per rafforzarle, e continuerà a farlo. Per aiutare l’Italia di oggi, ma soprattutto quella di domani», ha concluso Draghi.

Alla ministra Bonetti è toccato il compito di delineare le caratteristiche delle nuove politiche familiari. Innanzi tutto dovranno essere in grado di promuovere i legami di connettività della nostra società, perché in alternativa, ha osservato «porteremo avanti un modello fragile». Al centro delle nuove politiche non ci potrà essere un individuo sconnesso dalle sue relazioni familiari, «ma – ha fatto notare Bonetti – persone pienamente inserite in un processo di corresponsabilità». Altra caratteristica fondamentale delle politiche familiari quella della stabilità nel tempo. «Misure cioè capaci di promuovere e accompagnare il divenire della famiglia, nelle sue diverse fasi di nascita e di sviluppo».

Ecco come sarà il nuovo Piano nazionale per la famiglia

Un lungo percorso verso il nuovo Piano nazionale per la famiglia. Quattro aree tematiche (questione demografica; rapporto tra generi e generazioni; disuguaglianze; lavoro in un’ottica di parità di genere) per scandagliare le realtà familiari e offrire proposte concrete con l’obiettivo di ricostruire il quadro delle politiche familiari. È il grande sforzo dell’Osservatorio nazionale per la famiglia diretto da Chiara Giaccardi, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi alla Cattolica, di cui ieri nell’ambito della Quarta Conferenza nazionale per la famiglia, sono stati presentati i report finali.

Dopo l’introduzione di Ilaria Antonini, capo del Dipartimento per le politiche familiari, Alessandro Rosina, docente di demografia alla Cattolica, oltre a ribadire un quadro purtroppo ben noto (record negativo di nascite nel 2019 a quota 420mila, con proiezioni ancora più preoccupanti nel prossimo decennio), ha ricordato l’anticipato declino dell’Italia rispetto alla popolazione europea, lo squilibrio sempre più accentuato tra giovani e anziani, l’impatto della pandemia sulle nascite, maggiore rispetto ad altri Paesi. Ha poi indicato tre politiche che potrebbero fare la differenza ma che l’Italia ha interpretato al contrario: favorire l’indipendenza dei giovani e la transizione scuola-lavoro; rendere conciliabile famiglia e lavoro; estendere i servizi per l’infanzia. Ma bastano le misure economiche per contrastare l’inverno demografico? Per Elisabetta Carrà, docente di sociologia dei processi culturali alla Cattolica, responsabile del gruppo che ha indicato il rapporto tra generi e generazioni, la denatalità va contestualizzata appunto nell’intreccio tra uomo e donna, tra anziani e giovani. «Se non mettiamo al centro delle politiche familiari il tema dei generi delle generazioni – ha aggiunto – rischiamo di non comprendere le ragioni del crollo della natalità. Sulla famiglia non dobbiamo ragionare a compartimenti stagni, né aggiungere misura a misura in una una logica sommatoria».

Paola Profeta, docente di scienze sociali alla Bocconi, ha tratteggiato i lavori del Comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio su lavoro e parità di genere, mentre Costanzo Ranci Ortigosa, docente di sociologia economica al Politecnico di Milano, ha inquadrato il tema delle diseguaglianze

Ha concluso Chiara Giaccardi: «Abbiamo raccolto centinaia di proposte che poi entreranno nei report dei vari gruppi. L’approccio è stato concreto per far dialogare tutti su temi come la tutela dei soggetti più fragili e sull’esigenza di rimuovere gli ostacoli verso la piena soggettività delle famiglie. Non abbiamo calato dall’alto belle ricette ma abbiamo preferito ascoltare, partendo da ciò che già esiste, valorizzando le risorse specifiche».