Famiglia

Famiglie solidali. Adozioni, un anno difficile ma nessuno si è tirato indietro

Daniela Pozzoli sabato 27 marzo 2021

Nonostante le difficoltà dettate dalla pandemia le coppie italiane non si sono scoraggiate e continuano a credere nelle adozioni internazionali: se a dirlo è Vincenzo Starita, dall’autunno scorso nuovo vice presidente della Commissione adozioni internazionali (Cai) c’è da crederci. Magistrato di lungo corso, già giudice del Tribunale per i minorenni di Salerno e direttore generale presso il Ministero della Giustizia, Starita è esperto non solo di giustizia minorile ma anche di cooperazione internazionale, un valore aggiunto in questo momento difficile per sul fronte dei rapporti con i Paesi d’origine dei minori, anche loro travolti dal Covid-19.

Qualche tempo fa ha sostenuto che “il sistema adozioni ha tenuto” durante questo anno terribile: 600 bambini stranieri adottati da coppie italiane con 491 adozioni portate a termine. Resta un numero inferiore rispetto al 2019, ma comunque alto. Confermerebbe questa sua valutazione positiva anche dopo i primi mesi del 2021?

Quando a dicembre ho fatto riferimento alla tenuta del sistema non mi riferivo soltanto al dato numerico. Dietro questo risultato c’è stata la capacità di fare rete di chi è coinvolto: dalla Commissione adozioni internazionali, al ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, alle rappresentanze diplomatiche, agli Enti autorizzati, alle coppie adottive. Ma anche la consapevolezza che solo un’azione sinergica e un costante dialogo ci poteva aiutare a risolvere i problemi legati agli effetti della pandemia. I dati sulle adozioni di quest’anno sino al 10 marzo (130 minori adottati) evidenziano un trend non troppo lontano da quello dello scorso anno (170) nello stesso periodo. Un risultato che fa ben sperare. Nel complesso, c’è stata una progressiva ripresa delle procedure adottive in molti Paesi. Tra quelli in cui sono state realizzate più adozioni nei primi mesi del 2021, si evidenziano l’India e la Colombia, rispettivamente con 22 e 20 minori adottati. In stallo, purtroppo, le adozioni in corso in Cina e nella Federazione Russa dove nonostante gli sforzi della Commissione e dei canali diplomatici, permane l’indisponibilità a rilasciare alle coppie i visti di ingresso.

Durante il lockdown molte coppie hanno dovuto attendere mesi prima di poter vedere procedere l’iter: quante si sono tirate indietro?

Nessuna. Nel marzo scorso la Cai ha affrontato l’emergenza di 46 coppie che al momento del lockdown si trovavano all’estero. Entro giugno tutte le coppie hanno concluso l’adozione. Per lenire l’ansia e la preoccupazione dei futuri genitori, la Cai cura molto – anche su indicazione della ministra per la Famiglia, Elena Bonetti – il flusso costante delle informazioni sull’iter. Nonostante le difficoltà possiamo dire che le coppie italiane stanno continuando con forza e determinazione il loro percorso adottivo, a testimonianza di quanto sia fondato il loro desiderio di genitorialità, spesso rivolto a minori con bisogni speciali.

Da parte degli Stati esteri, anche loro alle prese con l’emergenza sanitaria, c’è stata la volontà di collaborare?

Sì, si è registrato un diffuso clima di collaborazione. Grande apertura da parte di alcuni Paesi dell’America Latina che hanno consentito il monitoraggio, via web, della fase iniziale di convivenza delle coppie con i minori e attivato udienze speciali. Le azioni di coordinamento della Cai hanno consentito a più di cento minori adottati di fare ingresso in Italia da Paesi in lockdown, anche attraverso l’organizzazione di voli speciali provenienti da Haiti, Burkina Faso, Burundi e Repubblica Popolare del Congo. In coordinamento con le autorità di altri Stati europei è stato organizzato, insieme con l’autorità centrale vietnamita, un primo viaggio di rientro di 36 coppie europee, di cui 8 italiane. Una seconda operazione che coinvolge 81 famiglie europee, 16 di connazionali, è in corso di programmazione. Molto collaborativa anche l’autorità centrale indiana.

I 2,3 milioni di euro stanziati dal governo Conte per sostenere le spese straordinarie affrontate dagli Enti durante l’emergenza, 50mila euro ciascuno, in realtà hanno messo in difficoltà i 47 autorizzati che sono costretti ad anticipare i soldi. Come sta andando con i rimborsi?

E’ indubbio che l’emergenza ha inciso sull’operatività degli Enti. Per scongiurare il rischio di danni irreversibili, Elena Bonetti si è attivata per assicurare la concessione di un contributo agli Enti che non dispongono delle risorse finanziarie necessarie ad affrontare i costi strettamente correlati all’attività di supporto delle adozioni. Al momento hanno presentato istanza per essere ammessi alla concessione del contributo economico 19 Enti e le somme liquidate ammontano a circa 650 mila euro.

Nella sua veste di vice presidente come immagina il futuro delle adozioni?

Il nostro impegno è volto a rafforzare il dialogo con gli Enti. In quest’ottica va inquadrato anche il lavoro di revisione delle Linee Guida per gli Enti autorizzati che incide sulla loro natura, sulla loro struttura organizzativa e sul loro modus operandi. Siamo ancora in fase iniziale ma gli Enti stanno già fornendo il loro fondamentale apporto, anche con critiche costruttive. Da questo lavoro si getteranno le basi per l’azione futura. Essenziale anche un crescente impegno degli Enti autorizzati nel campo della cooperazione. Va ricordato che dopo oltre dieci anni è ripartita l’attività di finanziamento di progetti di cooperazione finalizzati a promuovere la prevenzione e il contrasto all’abbandono. Obiettivo dell’iniziativa è anche rafforzare la collaborazione tra gli Enti stessi con i Paesi d’origine. Sono stati approvati 8 progetti e stanziati circa 4,2 milioni di euro.

Non crede che occorra dare risposte a chi chiede di semplificare le procedure per l’adozione e promuovere con coraggio il sostegno alle famiglie che fanno questa scelta anche nei percorsi post-adottivi, spesso molto impegnativi?

Un’opera di semplificazione delle procedure è doverosa ed è allo studio, ma è fondamentale che non si traduca in un diminuito controllo. Per quanto attiene al sostegno alle famiglie lo scorso dicembre sono stati emanati i decreti per i rimborsi 2018 e 2019, per un ammontare rispettivamente di 8.475.000 euro e 7.267.500 euro, con un incremento significativo rispetto agli anni precedenti e con la previsione di diverse quote a seconda della fascia Isee. Per la prima volta si prevedono tra le spese rimborsabili anche quelle post adottive e nel 2020 verranno tenute in considerazione anche le spese straordinarie sostenute a causa dell’emergenza sanitaria.