Europa

Per bambini. Lo sapevi che… giocando s’impara a conoscere l’Ue

Anna Maria Brogi sabato 23 febbraio 2019

Un'immagine dall'"angolo dei bambini" sul sito ufficiale dell'Unione Europea

«Mamma, qual è la bandiera dell’Asia?» mi ha chiesto un giorno mio figlio di 6 anni. «Tesoro, l’Asia non ha una bandiera, è formata da tanti Stati». «Allora perché l’Europa ce l’ha?». La logica ferrea dell’età, stimolata dal drappo con dodici stelle dorate su sfondo blu esposto davanti alla sua scuola, mi costringe a parlargli dell’Unione Europea. La bandiera che vedi, esordisco, non appartiene al continente europeo, che va dall’oceano Atlantico fino a una catena di monti che si trova oltre Mosca in Russia, bensì a 28 Stati che hanno deciso di darsi regole comuni per facilitare gli scambi di merci, viaggiatori e informazioni… Molti, tra cui l’Italia, usano la stessa moneta, l’euro… «Come gli Stati Uniti?». Non esattamente…

Come spiegare l’Unione Europea a un bambino? Questa entità astratta e lontana, che spesso noi adulti fatichiamo a capire. L’Europa “dei burocrati”, l’Europarlamento con tre sedi (non c’è una capitale), la Commissione europea, il Consiglio europeo che non è il Consiglio d’Europa... Aiuto. Da mamma so che arrendersi è vietato e mi cimento nell’arte complessa del semplificare. Certo, a 6 anni è presto per parlargli della storia dell’Ue, però posso dirgli che c’è stata una guerra, una terribile guerra al tempo in cui è nata la nonna, e dopo una decina di anni sei Stati europei che tra loro si erano anche combattuti hanno deciso di fare accordi, darsi regole comuni per scambiarsi le merci… E poi altri Stati si sono aggiunti e le regole sono diventate sempre più precise… E poi si sono dati un Parlamento comune… Da ultimo molti hanno anche abolito i controlli alle frontiere che li separano...

Se avesse solo qualche anno in più, potrei proporre a mio figlio di leggere insieme, in italiano, questa rapida storia proposta sul sito ufficiale: “I leader europei speravano anche che facendo dipendere i Paesi l'uno dall'altro, questi non avrebbero più avuto motivo di farsi la guerra … E sai una cosa? Avevano ragione!”. Cliccando sulla cartina interattiva, si ottengono informazioni sui 28 Stati. Capitale, bandiera, 2 illustrazioni significative (per l’Italia: gondola e spaghetti), una breve descrizione e alcune curiosità (“Cristoforo Colombo e Marco Polo erano famosi esploratori italiani” ma anche “L’Italia è uno dei Paesi fondatori dell’Ue”).

Non vorrei annoiare mio figlio con troppe informazioni, a 6 anni preme giocare. Poiché dimostra interesse per le bandiere, provo a proporgli il gioco di memoria che il sito dell’Ue, sempre al “kids corner”, l’angolo dei bambini, indica adatto a partire dai 6 anni. Si tratta del classico “memory” giocato online. Si può scegliere tra due livelli: medio e avanzato. Nel medio le bandiere sono 12 (dunque 24 carte coperte, da scoprire a due a due per abbinarle), nell’avanzato sono 21 (42 carte). Ogni volta che si scopre una carta/bandiera, sullo schermo viene visualizzato anche il nome dello Stato. Volendo, prima di giocare o dopo, si può cliccare su “Leggi” e accedere a una schermata informativa con descrizione, significato e storia delle bandiere dei 28.

Con i bambini più grandi si possono provare altri giochi, sempre dal sito: il “Detective del patrimonio culturale” (10-12 anni o 13-15, da fare a coppie o gruppi, anche con l’insegnante), “Shaun ecocompatibile” sulla difesa dell’ambiente (dai 9 anni), “LinguaGo!” sulle 24 lingue ufficiali dell’Ue (dai 9 anni). E per i più grandi (sopra i 12 anni) “Esploriamo l’Europa!”, quiz-sfida su storia, geografia e cultura dei 28, “La macchina del tempo”, quiz sulla storia dell’Ue e il “Quiz linguistico” con prove di traduzione (si possono scegliere lingua di partenza e di arrivo).

Ma non c’è solo l’angolo dei bambini, sul sito Ue c’è anche quello degli insegnanti, dove è possibile scaricare materiale didattico per le scuole primarie e secondarie, suddiviso in fasce di età (fino a 9 anni, 9-12, 12-15 e dai 15). L’Unione Europea non è un gioco da bambini, ma qualche volta (per fortuna) può diventarlo.