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E se è una femmina si chiamerà Futura: percorsi educativi per battere i divari

Antonio Averaimo mercoledì 14 febbraio 2024

«Cosa ti sarebbe piaciuto fare?». «Purtroppo non ho tempo per pensarci, vorrei avere più tempo per me…». Le protagoniste di questo dialogo sono Silvia Mastrolillo, referente a Napoli del Progetto Futura – partito un anno fa nel capoluogo campano, a Roma e a Venezia a sostegno di 300 ragazze e giovani tra i 13 e i 24 anni prive di un’adeguata istruzione e di mezzi economici – e una ragazza di 16 anni. È per dare una risposta concreta a chi, come questa ragazza, si era ritrovata a rinunciare ai suoi sogni e a fare da «donna di casa» già a quell’età che il Forum disuguaglianze e diversità, Save the children, Fondazione Yolk e Dedalus cooperativa sociale, sostenute da Intesa Sanpaolo, hanno dato vita a Futura, che punta a sostenere le 300 donne – 100 per ogni città –, accompagnandole negli studi, nell’avviamento al lavoro e, nel caso di 50 giovani mamme, anche nella cura dei figli.

«La risposta di quella ragazza, chiamata a sostituire la madre nella gestione della casa, che ha due lavori per garantire l’unico reddito alla famiglia, contiene domande – sostiene la referente del Progetto Futura a Napoli –. Futura ha tolto a questa ragazza e alle altre giovani donne che abbiamo seguito un peso sulle spalle, lasciandole libere di dare spazio ai loro sogni e consentendo loro di mettere da parte le preoccupazioni che impedivano loro di pensare a un futuro diverso». Parole pronunciate nei giorni scorsi a Napoli, dove gli enti promotori si sono riuniti per fare il punto sul primo anno del progetto, che occupandosi di 300 tra quelle adolescenti e giovani maggiormente ai margini nella vita delle città italiane punta a dare risposte concrete alla questione del divario di genere, in un Paese nel quale la metà della popolazione femminile non lavora e non ha una propria autonomia economica (un terzo al Sud, dove divari territoriali e divario di genere si mescolano).

Al centro del progetto c’è l’attivazione dei “Piani personalizzati di accompagnamento educativo”, definiti a partire dalle aspirazioni e dagli specifici bisogni espressi dalle 300 donne coinvolte, collegati a una dote economica. I percorsi attivati nel primo anno di vita di Futura sono stati 155. «Gran parte di essi – spiega il co-coordinatore del Forum disuguaglianze e diversità, Andrea Morniroli – riguarda il sostegno allo studio e al lavoro, precisamente il 45%. In questo ambito rientrano percorsi di ripresa e di sostegno allo studio dai primi anni delle scuole superiori fino all’università. Il 28% dei percorsi è invece dedicato alle speranze e alle aspirazioni, e si propone di accompagnare queste giovani donne nell’orientamento e in una pianificazione più concreta della propria vita. Ma non abbiamo voluto trascurare altre cose ugualmente importanti nella vita di una persona: infatti, il 20% è rivolto al benessere emotivo, grazie alla partecipazione ad attività sportive, culturali, ricreative e anche di sostegno psicologico, dove ce n’è bisogno». Morniroli riassume così il Progetto Futura: «Tre caratteristiche, insieme alla specificità di genere, rendono originale e innovativo questo progetto: accompagnare le persone e non sostituirsi a loro; rendere flessibili gli interventi in relazione ai bisogni; la responsabilità sociale dei soggetti privati che si esprime non solo nell’aiuto concreto alle persone, ma anche nel fornire alle istituzioni pubbliche indicazioni per buone politiche».

I percorsi attivati prevedono tutti un accompagnamento di lunga durata. Inoltre, il progetto è stato calato dagli enti promotori nelle tre comunità nelle quali vivono le 300 donne accompagnate: il 72% dei percorsi, infatti, è realizzato su proposta e in collaborazione con le associazioni presenti sul territorio. Sono state coinvolte anche scuole e i servizi sociali di Roma, Napoli e Venezia. L’incontro di Napoli è stata anche l’occasione per un confronto con le istituzioni. Uno degli obiettivi dichiarati di Futura è, infatti, offrire «indicazioni e indirizzi applicabili sia a livello locale che nazionale».

Il sindaco del capoluogo campano, Gaetano Manfredi, ha speso parole di elogio sul progetto: «Napoli – ha detto Manfredi – presenta una forte necessità di politiche educative, soprattutto in determinate aree a elevata emarginazione sociale. Progetti come questo possono fornire un contributo concreto a ridurre i divari, a favorire l’uguaglianza sociale e l’emancipazione femminile. La città sta vivendo un momento di crescita: la richiesta di lavoratori e lavoratrici aumenta, ma sono molti quelli che non hanno le competenze per rispondere a questa domanda. È per questo motivo che abbiamo bisogno di questi progetti e di questo stesso approccio».

La direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children, Raffaella Milano, riassume infine nelle sue parole tutto il senso di Futura: «Le disuguaglianze educative ed economiche oggi cancellano sul nascere le aspirazioni di crescita di tante ragazze e giovani donne, le più penalizzate – nonostante i migliori risultati scolastici – anche nell’accesso al mondo del lavoro. Il Progetto Futura vuole tracciare una strada per rimuovere questi ostacoli e rafforzare i sistemi di welfare locale, attraverso strumenti flessibili e personalizzati, con un impegno congiunto, delle istituzioni, degli attori privati e del mondo non profit, in grado di sostenere concretamente e valorizzare le risorse e i talenti di tutte le ragazze».