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L'impresa. La carta sostenibile di Sofidel ha conquistato il mercato

Andrea Zaghi giovedì 1 giugno 2023

Luigi Lazzareschi parla in modo pacato ma deciso e preciso: alla guida, come amministratore delegato, di Sofidel posseduta paritariamente dalle famiglie Stefani e Lazzareschi, sottolinea subito l’equilibrio tra profitto e gli altri obiettivi che un’azienda deve avere. E che valgono anche per Sofidel, tra i leader mondiali nella produzione di carta per uso igienico e domestico, nota in particolare per il brand Regina. «Come altre imprese familiari italiane – spiega –, abbiamo un forte radicamento territoriale e ci siamo sempre mossi seguendo una strategia di lungo termine nelle scelte e negli investimenti». Sofidel è un esempio di quel «capitalismo familiare italiano che alcuni hanno definito di prossimità responsabile». Tre i capisaldi: il successo nel mercato di riferimento in termini di volumi, i risultati economici e il ritorno sociale. Tutto è nei numeri: dal 2009, in poco più di dieci anni, il fatturato è raddoppiato fino a 2,8 miliardi, la produzione è arrivata a 1.440 milioni di tonnellate di carta, i dipendenti a quasi 7mila. Poi c’è tutto il resto che porta Sofidel a far parte del novero delle imprese che, più di altre, applicano quel “segreto italiano” che un libro dallo stesso titolo (curato da Isvi, Istituto per i valori d’impresa) racconta e analizza.

«Siamo profondamente legati al nostro territorio: il distretto cartario di Lucca», sottolinea Lazzareschi che aggiunge: «Qui abbiamo testa e cuore e se noi facciamo bene la carta, lo dobbiamo anche a un’industria meccanica di assoluta avanguardia». Radicamento locale che non è in contrasto con la presenza in 12 Paesi europei e sei Stati Usa. Tutto basato su relazioni forti, che sono spiegate così: «Abbiamo sempre creduto nelle collaborazioni, qualcosa di simile a ciò che oggi viene chiamata open innovation, soprattutto con i fornitori. Poi rapporti saldi con scuole e università».

La sostenibilità è un altro grande pilastro di Sofidel. «Da qui passa – dice Lazzareschi –, la possibilità, o meno, di avere un futuro. La sostenibilità per noi è un fattore competitivo essenziale». Un’idea chiara che viene messa in pratica in modi diversi. «Circa 15 anni fa – racconta l’ad –, abbiamo cominciato a integrare l’idea di sviluppo sostenibile nel nostro processo di creazione di valore condiviso e abbiamo avviato una collaborazione con il Wwf. Dal 2008 i nostri investimenti hanno costante attenzione alla riduzione degli impatti ambientali». Sofidel ha ridotto del 15,7% le emissioni dirette di Co2 (2022 su 2018), si approvvigiona al 100% di cellulosa garantita da terze parti indipendenti attraverso schemi di certificazione forestale e ha diminuito del 38,2% gli imballaggi in plastica (su 2013). Il tema di fondo è capire quale sia il vero “segreto” del successo. «Direi – risponde – mantenere sempre uno sguardo proiettato al medio-lungo termine. E, guardando al nostro Paese, la grande capacità dei lavoratori italiani, non facile da trovare altrove». Alchimia preziosa tra impresa e lavoro, dunque. Senza dimenticare problemi contingenti come quelli energetici. «Il nostro settore è altamente energivoro, per noi la transizione energetica è quindi una priorità». Massima attenzione così alle fonti rinnovabili. Per Sofidel tutto questo significa, per esempio, un contratto siglato in Italia con Rwe Renewables per una fornitura decennale di energia eolica dal parco di Alcamo II in Sicilia che, in un anno, ha permesso di produrre con energia verde una quantità di carta equivalente a 150 milioni di Rotoloni Regina. «Ultimamente – aggiunge Lazzareschi – abbiamo firmato in Spagna e in Grecia accordi decennali per la fornitura di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili per gli stabilimenti di Buñuel e Katerini»

Certo, Lazzareschi ammette: «Non è sempre tutto facile, anzi. Il cambiamento trasformativo comporta impatti rilevanti. Ma proprio in fasi di profonda trasformazione, occorre, da parte di tutti, un supplemento di lucidità e di responsabilità. In Sofidel cerchiamo di fare la nostra parte».