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Fondazioni bancarie. «Preservare la tenuta sociale il nostro primo obiettivo»

Eugenio Fatigante mercoledì 1 giugno 2022

Francesco Profumo, presidente Compagnia di San Paolo e presidente Acri

Il tragitto professionale di Francesco Profumo è un viaggio nell’eccellenza nazionale: rettore del Politecnico, poi presidente del Cnr, la chiamata da Mario Monti come ministro dell’Istruzione dal 2011 al 2013, fino all’approdo alla storica Compagnia di San Paolo, trampolino per la presidenza dell’Acri. Un lungo viaggio dai mondi dell’alta ingegneria e della ricerca a quelli della filantropia e dell’imprenditoria sociale per questo 69enne figlio di due impiegati savonesi. «C’è una costante – ci racconta oggi –: sono tutti mondi dove l’Italia ha delle potenzialità inespresse, sta facendo molto ma potrebbe fare di più e meglio». Un’italianità, quella di Profumo, trasmessagli sin da piccolo da un 'vicino' speciale come Sandro Pertini, futuro presidente della Repubblica: «A Savona aveva uno studio vicino alla mia scuola. Veniva a raccontarci delle sue esperienze da partigiano, l’esilio, l’amore per la libertà e la democrazia ». Sono valori che Profumo ha incamerato assai presto, quindi, e che ha modo ora di declinare alla guida delle Fondazioni ex bancarie: «Prima del 2016 con questo mondo avevo avuto rapporti come beneficiario, ma non a livello di governance. Nel farne parte ne ho ricavato una soddisfazione a tutto tondo, in termini anche di scoperta di nuovi mondi, anche perché vi ho potuto trasferire alcune esperienze precedenti. Mi ha fatto scoprire ancor più la grande attenzione che va data alle competenze e agli investimenti di lungo termine».

Presidente, quale contributo concreto possono dare le Fondazioni alla tenuta sociale del Paese in questa particolare fase storica? In questo scenario caratterizzato da eventi sconosciuti alle nostre generazioni, come una pandemia e una guerra così impattante, presidiare la tenuta sociale del Paese diventa fondamentale. Tutto diventa più difficile in una realtà disunita e segnata da quelle disuguaglianze che non a caso abbiamo voluto al centro del nostro recente congresso di Cagliari, figurarsi per un Paese chiamato nel tempo stesso a sviluppare un piano ambizioso come il Pnrr. Il ruolo dei corpi intermedi e del Terzo settore è cruciale come lo è, quindi, investire su questi temi, sul capitale umano, contro la dispersione scolastica, sulla ricerca, sul long life welfare.

Quali avverte come priorità maggiori? Le Fondazioni hanno delle realtà territoriali di riferimento e un’attività prevalente nei rapporti con le comunità di prossimità. Cer- cano quindi innanzitutto di rispondere alle loro richieste sociali. Un altro campo che assorbe circa un quarto delle risorse è quello dell’arte e della cultura che sono un grande tema educativo su cui, al pari dell’istruzione, in Italia si è sempre investito troppo poco e con un’ottica puntata sul domani, quasi mai su quel lungo termine che rappresenta invece la specificità dell’attività delle Fondazioni. Poi, certo, ci sono i grandi progetti nazionali.

Allude a esempio al fondo contro la povertà educativa minorile? Sì. Nato nel 2016 e confermato da tre governi. Si tratta di un problema che investe almeno 1,3 milioni di persone e su cui abbiamo penso in campo 400 progetti che interessano oggi oltre 500mila ragazzi. È un’onda positiva nata come sperimentazione e che ora si è stabilizzata.

Ora si è aggiunto il fondo per la 'Repubblica digitale'. È l’ultimo arrivato. Mira a far fronte a una questione di grandissima rilevanza, eppure spesso sottovalutata da noi: se si prende a riferimento l’indice Desi, in Isuo talia scontiamo un ritardo di 16 punti, oggi siamo collocati a 58 contro una più virtuosa media europea di 42. Fra i 16 e i 75 anni abbiamo 26 milioni d’italiani che vivono delle difficoltà in questo campo, ci avviamo a recuperarne 2 milioni nei prossimi 5 anni. Contiamo di far partire a ottobre il primo bando, finanziato con un credito d’imposta di 250 milioni fino al 2026, basato pertanto su un investimento più alto, circa 350 milioni. In questo primo anno ci saranno 15 milioni a disposizione, poi saliranno a 90 milioni annui. Per attuarlo abbiamo previsto un comitato scientifico che è guidato dalla professoressa Raffaella Sadun, un comitato d’indirizzo e poi i soggetti attuatori.

Parlava prima del Pnrr. Per questo piano, quali sono i progetti che vi vedono più impegnati? C’è l’accompagnamento agli enti locali. Il Pnrr prevede molte risorse, ma al momento ha ancora pochi progetti preliminari, in particolare quelli dei piccoli Comuni e delle unioni di Comuni. Davanti al Next Generation Eu nel complesso ci si dimentica che, ancor prima di Fund, la lettera F corrisponde alla Facility dell’Rff, che è lo strumento chiave per rendere le economie europee più sostenibili e resilienti. Le Fondazioni hanno investito circa 40 milioni finalizzati all’acquisizione di competenze necessarie per rispondere ai bandi ministeriali o delle Regioni. Gli uffici tecnici comunali negli anni si sono depauperati, serve un aiuto anche legale nell’interpretazione dei bandi. Bisogna evitare le classiche 'cattedrali nel deserto', senza dimenticare che il beneficio deve essere tale da ripagare il debito, perché i 2/3 dei fondi Pnrr sono prestiti. Un esempio: per un’opera pubblica, il valore della progettazione esecutiva è pari all’incirca al 10% del costo complessivo, quello del progetto preliminare è dell’1%. Occorre partire quindi da un’uscita di base di 40mila euro per disporre alla fine di una scuola in più, il cui costo totale medio è circa di 4 milioni. Nostro compito, insomma, è garantire un aiuto vero a tradurre i titoli in cantieri.

Avete siglato un’intesa anche con il ministero degli Affari regionali? Sì, proprio per incentivare forme di collaborazione tra le Regioni e le Fondazioni volte a favorire tale accompagnamento. Le prime Regioni si stanno già attivando.

Come si sta sviluppando il rapporto col Terzo settore e le pubbliche amministrazioni nella coprogettazione di programmi? È sempre più la strada privilegiata scelta, come agente di sviluppo, dalle Fondazioni. E l’esperienza maturata ci fa sperare che tale percorso diventi ancor più rilevante, con l’ausilio di quella sussidiarietà fiscale ricordata anche dal presidente Mattarella nel messaggio al congresso. D’altronde, quando c’è da promuovere il bene comune, non possiamo rinchiuderci in vecchie logiche, ma aprire e sperimentare. Puntando anche sempre più sulle imprese sociali, che per noi sono un interlocutore privilegiato.