EconomiaCivile

Sviluppo e inclusione. «Mettere in rete pubblico e privato per generare valore sociale»

Maria Cristina Alfieri mercoledì 29 giugno 2022

Alberto Pirelli, presidente Fondazione Sodalitas

Per chi se lo fosse mai chiesto, la prima istituzione a parlare in Italia di responsabilità sociale d’impresa è stata la Fondazione Sodalitas. Era il 1995 e nasceva da una costola di Assolombarda (l’associazione degli industriali lombardi) con l’obiettivo di diventare un punto di riferimento per le aziende attente alla sostenibilità sociale e ambientale. Oggi Fondazione Sodalitas non solo continua a orientare chi vuole seguire modelli di sviluppo più sostenibili, ma è diventata un vero e proprio 'laboratorio' di idee e progetti nei quali aggrega imprese ed enti del Terzo settore per realizzare programmi che generino valore sociale per le comunità. «Abbiamo 91 imprese associate che, grazie alla nostra regia, sviluppano iniziative realizzate in co-progettazione con istituzioni, enti del terzo settore, scuole, università, centri di ricerca e network internazionali» racconta Alberto Pirelli, da poco nominato presidente della Fondazione. Una fitta rete di partnership finalizzate a realizzare un modello di società più etico e inclusivo.

«Oggi registriamo una decisa crescita del numero di imprese disponibili a mettersi in gioco per generare valore sociale – continua Pirelli –. Sicuramente ha fatto da stimolo l’Agenda 2030 dell’Onu, che impone di raggiungere traguardi ambiziosi sul fronte della sostenibilità: a partire da questo input, vediamo che le imprese hanno voglia e volontà di migliorare non solo i loro processi, ma di coinvolgere nel cambiamento anche i partner di filiera». Va da sé che questo allargamento di campo impatti su tutte le strategie aziendali e debba quindi avere a monte una forte con- vinzione del top management. «In Fondazione lavoriamo perché imprenditori e manager abbiano la giusta preparazione e cultura per guidare i loro dipendenti a cambiare visione – precisa Pirelli – passando dall’obiettivo di generare profitto solo per l’impresa a quello di creare progresso per tutti. Al di là della capacità di un dirigente di far suo questo concetto e di inserirlo nei piani annuali di gestione, è però necessaria una grande dose di positività ed entusiasmo per trasmettere agli altri l’idea che essere sostenibili significa essere più innovativi, aperti, inclusivi. Significa entrare in un mondo oggettivamente più bello». Un mondo che però dev’essere accessibile non solo alle imprese di grandi dimensioni, ma anche alle più piccole che – vale la pena ricordarlo – oggi generano il 67% del valore aggiunto nel mercato italiano e garantiscono l’80% dell’occupazione, rappresentando di fatto l’ossatura della nostra economia. Proprio per aiutare le Pmi a integrare le più avanzate logiche di sostenibilità nelle loro strategie, diventando più competitive, è nato l’ESG LAB, un progetto di SDA Bocconi e Fondazione Sodalitas, realizzato in collaborazione con Enel Foundation e Falck Renewables. «Il primo obiettivo di questo laboratorio – commenta Pirelli – è stato costruire per le Pmi un modello di riferimento: una trentina di top manager di grandi gruppi hanno raccontato come affrontano le sfide della sostenibilità (dall’impiego di energie alternative alla riduzione degli sprechi) e la Fondazione si è messa a disposizione delle Pmi per aiutarle a capire come impostare un percorso che andasse nella direzione indicata da quel modello. In seconda battuta lavoriamo perché vengano semplificate le procedure necessarie ad avviare i progetti di sostenibilità. Infine aiutiamo a individuare gli strumenti finanziari per realizzarli. Con un modello chiaro da seguire, procedure semplificate e aiuti economici concreti, molte piccole imprese potrebbero sicuramente affrontare con maggiore slancio il cambiamento».

Sempre nell’ottica di accelerare il cambiamento, creando valore sociale, Fondazione Sodalitas sta lavorando anche per favorire l’ingresso nel mondo del lavoro delle nuove generazioni. Dato che l’Italia è tra i paesi europei che registrano il più alto tasso di abbandono scolastico e il più elevato numero di giovani che non studiano e non lavorano (sono ben il 23,3% che arriva al 25,4% considerando solo le ragazze), sono stati messi a punto dei programmi sia per ridurre l’abbandono scolastico (grazie a incontri motivazionali tenuti da manager ingaggiati in programmi di volontariato d’impresa), sia per migliorare i percorsi di orientamento alla scelta della scuola e del successivo percorso lavorativo. «C’è un grande problema di mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro – spiega Pirelli –. Secondo il rapporto Excelsior 2020 (Anpal - Unioncamere), ben il 30% delle imprese nel 2020 ha avuto difficoltà a trovare i profili che cercava e la ragione principale è proprio la mancanza, nei giovani, di quelle competenze tecniche, digitali, green che le imprese cercano. Da qui il nostro programma We4Youth che, attraverso percorsi di partnership scuola-impresa, promuove percorsi di training per i ragazzi, ma anche per gli insegnanti, in modo che la formazione scolastica sia più in linea con quanto richiesto dal mondo del lavoro».

E perché l’ambito lavorativo diventi sempre più etico e inclusivo, è stato messo a punto uno strumento per favorire l’uguaglianza e le pari opportunità. «La nostra 'Carta per le Pari Opportunità e l’Uguaglianza sul Lavoro' rappresenta l’Italia alla Piattaforma delle 26 Diversity Charters Europee, promossa dalla Commissione Ue – spiega Pirelli –. Sottoscrivendo volontariamente questa carta, organizzazioni di tutte le dimensioni si impegnano a gestire le risorse umane seguendo politiche inclusive e capaci di valorizzare i talenti in tutta la loro diversità». Oggi aderiscono alla Carta oltre 500 imprese e 300 tra istituzioni pubbliche e organizzazioni del terzo settore, che impiegano complessivamente oltre 700mila lavoratori. Un vero e proprio 'movimento trasversale' di soggetti pubblici e privati che manifestano il loro impegno contro le disuguaglianze. Ancora una volta la prova concreta che camminando insieme si arriva lontano.