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Cambiamento climatico. Le banche mondiali continuano a dribblare l'Accordo di Parigi

Andrea Di Turi mercoledì 4 maggio 2022

«Investire in nuove infrastrutture per i combustibili fossili è una follia morale ed economica ». A dirlo il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, commentando l’ultimo rapporto di IPCC, il Panel intergovernativo dell’Onu sui cambiamenti climatici. Chissà se almeno queste parole potranno smuovere il settore finanziario e in particolare bancario, che pare non aver tenuto in grande considerazione in questi ultimi anni i sempre più frequenti e gravi allarmi lanciati dalla comunità scientifica sull’accelerazione che la crisi climatica sta avendo. Una nuova indagine che ha evidenziato come le più grandi banche del mondo abbiano continuato a sostenere il settore delle fonti fossili anche dopo l’Accordo di Parigi, nonostante a parole le stesse banche facciano a gara a chi si dichiara più 'verde'. S’intitola eloquentemente 'Banking on Climate Chaos' (fare banca sul caos climatico), è alla tredicesima edizione ed è stata curata da Oil Change International, Rainforest Action Network, BankTrack, Indigenous Environmental Network, Reclaim Finance, Sierra Club e Urgewald, fra le più autorevoli Ong al mondo in questo campo, sostenute da altre 500 organizzazioni della società civile internazionali. I numeri lasciano senza parole.

Nei sei anni dall’adozione dell’Accordo di Parigi, le 60 maggiori banche private del mondo hanno finanziato l’industria fossile con 4,6 trilioni (4.600 miliardi) di dollari. Nel solo 2021 i finanziamenti hanno toccato i 742 miliardi di dollari, un livello superiore a quello del 2016. Lascia davvero esterrefatti, poi, apprendere che sempre nel 2021 quelle 60 banche hanno finanziato per 185,5 miliardi di dollari le cento società più impegnate nell’espansione del settore delle fossili. In aperto contrasto, quindi, con quanto afferma- to poco meno di un anno fa dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (Aei) nel suo rapporto 'Net zero by 2050' (neutralità climatica entro il 2050), dove si affermava senza possibilità di equivoco che nessun nuovo progetto che riguardi le fossili è compatibile con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. E che, per di più, occorre una drastica riduzione nella produzione delle fossili a partire da oggi. Infatti, sarebbe già sufficiente bruciare le riserve esistenti di com- bustibili fossili per superare il limite dei 2 gradi di riscaldamento globale che gli scienziati indicano come il tetto massimo da non oltrepassare per non rischiare i più catastrofici impatti della crisi climatica.

Il primato, si fa per dire, nel finanziamento delle fossili spetta alle banche statunitensi: JPMorgan Chase (che nel 2021 ha finanziato il colosso russo Gazprom con oltre un miliardo di dollari), Citi, Wells Fargo e Bank of America rappresentano insieme un quarto dei finanziamenti ai combustibili fossili negli ultimi sei anni. Ma ci sono anche banche canadesi, giapponesi, cinesi, europee. E italiane: le due più grandi banche italiane, Unicredit e Intesa Sanpaolo, negli ultimi sei anni hanno finanziato il settore fossile rispettivamente con oltre 36 e quasi 18 miliardi di dollari. «L’ennesima conferma – è il commento di Andrea Baranes, vicepresidente di Banca Etica – dell’enorme greenwashing intorno al tema della sostenibilità in ambito finanziario, una sostenibilità vista come strumento di marketing ma non per riorientare il proprio business». Fra quelle analizzate dal rapporto ci sono infatti banche che, mentre finanziavano le fossili, s’impegnavano verso obiettivi net zero ad esempio aderendo a iniziative come la Net-Zero Banking Alliance, confluita nella Glasgow Financial Alliance for Net Zero (Gfanz) che tanto ha fatto parlare di sé alla COP26. C’è da chiedersi a cosa servano queste iniziative, se poi nei fatti si opera in modo a dir poco incoerente. Chiarissimo al riguardo il commento di David Tong, Global industry campaign manager di Oil Change International: «Se vogliono che la loro risposta alla crisi climatica sia presa sul serio, le banche devono impegnarsi a porre fine al finanziamento dei combustibili fossili».