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Lo studio. La sanità è donna ma il gender gap è ancora ampio

Cinzia Arena lunedì 8 febbraio 2021

In Italia il 70% dei lavoratori della sanità è donna, ma proprio in questo settore il gender gap si fa sentire ancora molto in termini di retribuzione ma anche di carriera. Lenstore, azienda leader nel settore delle lenti a contatto dal 2008, ha analizzato le politiche di 30 paesi europei. Prendendo in considerazione il salario, le ore di lavoro e i giorni di ferie e le pari opportunità. Durante gli ultimi 12 mesi i diversi sistemi sanitari sono stati messi sotto stress a causa dello scoppio della pandemia. Il lavoro incredibile di medici e infermieri è stato più che mai indispensabile. Secondo lo studio di Lenstore il paese che offre un migliore trattamento è la Francia. Qui c'è il numero più alto di donne iscritte alla facoltà di Medicina: 110.000 più del doppio rispetto a tutti gli altri paesi analizzati nello studio. I francesi sono generosi per quanto riguarda il diritto alle vacanze, offrendo fino a 34 giorni di ferie all’anno, secondi solo alla Slovenia con 35 giorni di ferie all’anno. L’Olanda e la Finlandia occupano la seconda e la terza posizione tra i paesi con le maggiori opportunità. Le donne impiegate nel settore sanitario in Olanda lavorano solo 25 ore alla settimana (l’orario lavorativo più corto in Europa) e ricevono un salario annuale medio di 42mila euro. La Finlandia è il quarto paese con la percentuale maggiore di donne impiegate nel settore sanitario (86%), preceduta dalla Romania e seguita dal Belgio. L’Italia si classifica ottava tra i paesi peggiori per le donne nelle professioni sanitarie. Con un divario salariale del 24% nei confronti degli uomini, la sanità italiana ha ancora una lunga strada da fare per raggiungere la parità di genere. La Svizzera è è quella che offre la paga più alta pari a 72mila euro, seguono a ruota Islanda e Lussemburgo con cifre simile. Fanalino di coda il Regno Unito. I paesi europei con che offrono pari opportunità salariali sono invece Romania e la Svezia con un divario salariale che si ferma all’11%.