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Università. Il futuro a Lecce ha radici profonde

Andrea Piccaluga mercoledì 30 giugno 2021

Il futuro ha radici profonde. Alle fine degli anni Novanta, chi visitava l’Università di Lecce, ora Università del Salento, finiva inesorabilmente per incontrare, in un edificio denominato 'La Stecca', un giovane sorridente, dal marcato accento napoletano, che dopo avere messo un cucchiaino di polvere bianca in un bicchiere, vi versava dell’acqua, dimostrando soddisfatto come in pochi secondi il tutto si trasformava in un gel semitrasparente. Non era uno spettacolino di magia, ma il risultato delle ricerche del dottor Alessandro Sannino. La polvere-gel, brevettata, poteva essere progettata con caratteristiche specifiche, ed era una classica general purpose technology, e cioè un’invenzione con numerose applicazioni diverse.

Circa venti anni più tardi, il giovane sorridente è professore ordinario, pro-rettore per la ricerca dell’ateneo salentino e ha fondato sei imprese. È ancora sorridente, indossa più spesso la cravatta e parla ancora con accento napoletano, pur avendo nel frattempo girato il mondo. Sul fronte aziendale alcune cose sono andate benissimo, altre meno, come capita in questi casi. È sempre stato forte il suo desiderio di restituzione verso il territorio salentino, anche perché l’Università del Salento non ha mai fatto mancare il suo sostegno né a lui né a tanti altri ricercatori che hanno provato a costituire imprese spin-off. Negli ultimi anni presso l’Università del Salento sono attivati circa 150 progetti che coinvolgono le 50 imprese partecipate e le 13 spin-off e sono attive molte iniziative nell’ambito della terza missione e della nuova imprenditorialità : incubatori, acceleratori, un CLab, ecc. Sono poi molte di più le imprese fondate da laureati salentini, sia in materie STEM che socio-economiche e umanistiche, con l’obiettivo di aumentare l’occupazione basata sulla conoscenza in un’area ricca di ricerca scientifica, ma che viene identificata soprattutto con il turismo e al più con il cibo di qualità. Per esempio, una spin-off dell’Università del Salento, VidyaSoft, ha recentemente vinto il Sella Data Challenge, promosso da Banca Sella e ideato da Fintech District per individuare nuove soluzioni per personalizzare i servizi finanziari tramite tecniche avanzate di analisi dei dati.

Inoltre, sta per essere lanciato il Salento Biomedical District, frutto della collaborazione tra Università del Salento, Medtronic, CNR Nanotec e IIT, in collegamento con il nuovo corso di laurea in Medicina e la nuova laurea triennale in Ingegneria Biomedica. Tornando a Sannino, una delle aziende di cui è stato promotore, Gelesis, inizialmente incubata presso l’Università del Salento, negli anni ha raccolto più di 350 milioni di investimenti. Adesso Gelesis ha a Calimera, in provincia di Lecce, una sede più piccola, con produzione limitata, ed una più grande, di circa 5.000 mq, per servire il mercato americano nella fase di lancio di un primo prodotto (capsule superassorbenti per contrastare il sovrappeso e l’obesità). Al momento lavorano a Calimera circa 80 persone, con l’obiettivo di arrivare a 150 nel 2022. L’azienda ha anche avviato i lavori per una sede nell’area industriale di Surbo, appena fuori Lecce, che servirà anche il mercato cinese. In tutto ciò va anche citato l’importante ruolo della Regione Puglia e di Puglia Sviluppo, che con investimenti di circa 20 milioni di euro hanno consentito alla Puglia di attrarre Gelesis, battendo la concorrenza nordamericana. Secondo Sannino «tra vent’anni sarà la Silicon Valley a voler diventare come la Puglia e non viceversa ». Forse il suo entusiasmo lo porta ad esagerare un po’, ma basterebbe avere altri venti di professori-imprenditori come lui a Lecce. Non è tuttavia un’esagerazione pensare che tra gli studenti e i ricercatori dell’Università del Salento altri potenziali Sannino esistono, eccome.

andrea.piccaluga@santannapisa.it