EconomiaCivile

Ricerca. Giovanissimi in prima linea nella lotta ai cambiamenti climatici

Daniela Fassini mercoledì 20 ottobre 2021

Che i giovani fossero preoccupati del cambiamento climatico non è certo una sorpresa. Ma che si mettano in gioco anche i giovanissimi - a partire dai 12 anni in sù -, per la prima volta considerati come un 'campione' da passare ai raggi x, è importante per poter individuare soluzioni. È quello che è successo con il questionario sulla crisi climatica lanciato dalla Fondazione Magis e dalla Rete Xavier presso gli studenti dei collegi gesuitici europei. Il questionario aveva l’obiettivo di interrogare una fascia d’età (1218 anni) che non viene normalmente interpellata in questo genere di sondaggi. Sei i paesi coinvolti: Italia, Spagna, Regno Unito, Austria, Malta e Albania. Ne esce uno spaccato che conferma come i giovani europei (e in questa area soprattutto gli italiani) siano profondamente preoccupati dei cambiamenti climatici, confermando allo stesso tempo la richiesta di un maggiore loro coinvolgimento e impegno nelle scelte politiche. Protezione dell’ambiente, qualità dell’aria, riscaldamento globale e coinvolgimento personale: sono questi infatti i temi 'cardine' attorno ai quali si è cercato di capire il 'sentiment' dei nostri giovani, alla luce anche del successo che il movimento Fridays for future raccoglie da diversi anni, sciopero dopo sciopero. Quindi, gli alunni dei collegi gesuitici europei considerano la tutela dell’ambiente una questione di primaria importanza: un impressionante 96% degli interpellati la ritiene molto importante o importante. Tra le minacce all’ambiente, il cambiamento climatico è considerato quella più rilevante (per il 38%), con a seguire l’inquinamento atmosferico (25%) e l’aumento della produzione dei rifiuti (19%).

Preoccupa anche l’inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere e il degrado del suolo. Con differenze piuttosto evidenti tra i Paesi: se infatti per i giovani britannici il cambiamento climatico è al primo posto delle preoccupazioni, lo spreco lo è subito dopo, mentre per gli italiani segue l’inquinamento atmosferico. Per il 60% dei giovani italiani infatti la qualità dell’aria negli ultimi anni è peggiorata, lo è invece solo per il 16% degli studenti austriaci o per il 29% di quelli tedeschi. Anche per quanto riguarda le aree prioritarie dove intervenire per cercare di ridurre le emissioni nocive e tentare di frenare il cambiamento climatico (tra produzione industriale, trasporti, energia, comportamenti delle famiglie, sovrappopolazione e produzione agroalimentare) gli studenti dei collegi gesuiti hanno spaziato dalla produzione industriale (causa principale per il 64% degli intervistati) ma, in secondo luogo, mentre gli italiani chiedono di affrontare il comportamento delle famiglie (21%) per i tedeschi è molto meno importante (8%), gli austriaci mettono al primo posto la necessità di intervenire sull’energia (63%) e a seguire sulla produzione agroalimentare (42%). Ma lo scatto più interessante arriva quando vengono tirati in ballo i comportamenti individuali e personali: la maggior parte ammette di poter contribuire con il proprio atteggiamento a svolgere un ruolo nella protezione dell’ambiente (il 48% degli studenti è completamente d’accordo e solo il 5% non lo è). E sulla questione di come potrebbe ciascuno di loro contribuire ad affrontare l’emergenza: il maggior consenso (72%) va alla riduzione dei consumi energetici. Una gran parte (il 58%) parla anche di trasporto pubblico per gli spostamenti locali. Sono solo pochi quelli invece che pensano di poter smettere di usare l’aereo (7%) e fare meno figli (6%). Con piccole differenze tra i paesi, si può quindi parlare di una coscienza ecologica europea di teen-ager che focalizzano la propria attenzione e le proprie preoccupazioni sull’emergenza ambientale e hanno aspettative pessimistiche sul futuro che li aspetta: il 51% ritiene che la qualità dell’aria nel posto in cui vive sia peggiorata (soprattutto gli italiani). Che cosa stanno già facendo, i giovanissimi intervistati, per ridurre le pressioni sull’ambiente? Il 59% indica la raccolta differenziata, il 28% ha abolito la plastica mono-uso e il 27% si adopera per ridurre i consumi energetici. E per quanto riguarda invece la 'cura del creato' o la presa in carico delle sofferenze altrui, il 66% indica la cura della casa comune. Interesse suscitato perlopiù dall’impegno e dall’azione di altri giovani (per il 36% degli intervistati) mentre solo l’11% è stato raggiunto dall’appello di papa Francesco.

«I questionari mostrano che esiste una forte coscienza ecologica tra i giovani d’oggi, ma evidenziano un grande scarto tra la teoria e la pratica», afferma Ambrogio Bongiovanni, presidente della Fondazione Magis. Alle affermazioni importanti sulla necessità di tutelare l’ambiente e di assumere misure urgenti per il contrasto al cambiamento climatico corrispondono in effetti azioni poco incisive dal punto di vista individuale, con il 41% degli interpellati che ammettono di non aver adottato finora alcuna misura. «È per questo che la Fondazione Magis ha deciso di lanciare la fase due, che sarà improntata direttamente all’azione e alla sensibilizzazione », continua Bongiovanni. In questa seconda fase gli alunni dei collegi gesuitici dovranno infatti seguire una formazione volta a cercare di individuare soluzioni creative e innovative per aumentare la sensibilità ambientale della cittadinanza. Le idee saranno poi sottoposte a un board di esperti, che selezionerà le migliori. Queste verranno realizzate con l’apporto economico e con il tutoraggio di grandi aziende leader scelte tra le più attente del panorama italiano ed europeo.