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Società Benefit. Fiscalità specifica? Dibattito aperto

di Raul Caruso mercoledì 7 aprile 2021

Una delle domande che sovente vengono poste in merito alla società benefit è se esse siano beneficiarie di qualche vantaggio fiscale rispetto alle imprese tradizionali. La risposta è negativa, poiché la legge istitutiva delle società benefit non prevede alcuna misura in tal senso. Secondo alcuni questo sarebbe un limite all’espansione del mondo benefit. In questa ottica, infatti, uno stimolo fiscale costituirebbe una misura necessaria per dare finalmente respiro a una tendenza in atto, ma che ancora non si sarebbe manifestata in tutta la sua potenzialità. Da un lato, questa preoccupazione sembra infondata se consideriamo che nel 2020, anno del lockdown, il numero delle società benefit in Italia è raddoppiato. Dall’altro ci si deve poi anche chiedere se la domanda sia ben posta. Una misura di sostegno alle imprese, infatti, può avere risultati ambigui.

Una domanda posta in maniera più appropriata peraltro sarebbe se un vantaggio fiscale aumenti gli investimenti delle società benefit. Dal punto di vista sociale, infatti, l’effetto desiderabile di un vantaggio fiscale deve essere quello di stimolare nuovi investimenti da parte delle imprese e non quello di aumentare in via diretta i dividendi degli azionisti. Nuovi investimenti in genere si accompagnano a nuova domanda di lavoro, a diversi processi innovativi e all’attivazione di ulteriori tessuti connettivi. In realtà, tuttavia, le determinanti di nuovi investimenti sono diverse e molte di queste attengono alle percezioni e alle aspettative che manager e imprenditori hanno in merito alle evoluzioni del mercato e più in generale dei contesti socio-economici di riferimento. In altre parole, in assenza di alcune condizioni sistemiche favorevoli non è dimostrabile che vantaggi fiscali si tramutino automaticamente in nuovi investimenti. In ultimo, non sfuggirà a nessuno l’idea che vantaggi fiscali possano aumentare il rischio di 'green washing', quel complesso di pratiche posto in essere dalle imprese per godere di vantaggi fiscali senza però modificare realmente i propri comportamenti in termini di sostenibilità.

L’aumento della probabilità di "green washing'" fa aumentare peraltro i costi di controllo sulle imprese. Per ogni vantaggio fiscale, infatti, devono poi impegnarsi risorse umane e finanziarie per assicurarsi che tale vantaggio non abbia anche determinato comportamenti opportunistici. Se quindi rimangono dubbi in merito all’opportunità di immaginare una fiscalità di vantaggio per le società benefit, non ve ne sono però in merito alla necessità di una fiscalità che tenga in adeguata considerazione le caratteristiche intrinseche delle società benefit e in particolare la loro natura duale. In quanto organizzazioni ibride statutariamente volte a conseguire un beneficio comune, le società benefit saranno orientate e informate dal proprio obiettivo di beneficio comune in tutte le loro scelte di vita aziendale. Il sistema fiscale, senza ambiguità, è chiamato a recepire tale caratteristica e a garantire che le spese sostenute nel perseguimento delle finalità di beneficio comune, in quanto realizzate nell’ambito dell’attività economica dell’impresa, siano considerate fiscalmente inerenti. Questo è tanto più importante se poi consideriamo che le società benefit sono chiamate dalla legge a redigere una valutazione di impatto sociale e che quindi sarà essenziale che bilancio civilistico e valutazione di impatto si mostrino come documenti pienamente integrati ovvero come aspetti necessari di un’unica realtà aziendale. In ultimo, se il giudizio su una fiscalità di vantaggio rimane sospeso fintantoché essa non sia disegnata per favorire nello specifico nuovi investimenti, sicuramente in primo luogo è cruciale una fiscalità consapevole della realtà delle società benefit.

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