Economia

Napoli. Whirlpool: governo e azienda fanno pace

Cinzia Arena martedì 25 giugno 2019

Il vicepremier Di Maio alle prese con la vertenza Whirlpool di Napoli (Ansa)

Prove tecniche di distensione tra il vicepremier Di Maio e Whirlpool. Al Mise oggi è ripartita la trattativa sullo stabilimento di Napoli dove si producono lavatrici, che la multinazionale sarebbe intenzionata a dismettere, cedendolo ad altri. Ma ieri, almeno sulla carta, c’è stato un dietrofront. Clima di collaborazione per trovare una soluzione condivisa. Anche se lo scenario resta avvolto dalla nebbia. «Si è trattato di un incontro positivo: abbiamo ribadito la strategicità dell’Italia e il fatto che investiremo 250 milioni di euro. Confermiamo che non chiuderemo il sito di Napoli e che garantiremo l’occupazione. Ora analizzeremo le diverse soluzioni possibili» ha assicurato l’ad Whirpool Italia, Luigi La Morgia. Il nuovo incontro tecnico sarà fissato nei prossimi giorni. «Nessuna chiusura, nessun disimpegno e la piena occupazione dei lavoratori: questi sono i capisaldi che abbiamo ottenuto e sui quali possiamo ricostruire. Oggi abbiamo avuto delle conferme importanti che fanno segnare uno step decisivo per la situazione del sito di Napoli» ha aggiunto Di Maio. Dopo il faccia a faccia tra il ministro e la proprietà l’incontro si è allargato agli enti locali e ai sindacati. È stata fatta una disamina tecnica dell’attuale situazione degli stabilimenti in Italia, definito un «paese strategico sia dal punto di vista industriale che commerciale» per Whirlpool Emea (Europa, Medio Oriente e Africa). Sono stati ribaditi per i siti di Cassinetta di Biandronno (Va), polo Emea per i prodotti da incasso per le categorie freddo e cottura, Melano (An) (hub regionale per i piani cottura) e Siena (produzione di congelatori orizzontali). Confermato anche il trasferimento a Comunanza (Ap) della produzione delle lavatrici e lavasciuga da incasso dalla Polonia, grazie al quale il sito beneficerà di un incremento dei volumi che porterà la produzione totale a oltre 800 mila unità.Per quanto riguarda Napoli invece la situazione è più difficile nonostante gli investimenti degli ultimi anni pari a 100 milioni di euro. In quello che è noto come il «distretto del bianco» si producono lavatrici a carica frontale top di gamma per mercati Emea ed extra-Ue. Ma si tratta di un comparto in crisi soprattutto per il calo delle esportazione oltre-oceano. La multinazionale americana a fine maggio aveva annunciato l’intenzione di cedere lo stabilimento, dove lavorano 430 persone (più circa 800 nell’indotto), gettando nel panico i lavoratori. La decisione violerebbe gli accordi presi con il ministero per il piano industriale del gruppo in Italia. Lo Stato infatti ha autorizzato 50 milioni di incentivi all’azienda, di cui 15 milioni già concessi. Due settimane fa Di Maio, per fare pressione, aveva minacciato il blocco degli incentivi, dicendosi indignato per la «presa in giro».Oggi la tregua, con i sindacati che tirano il fiato. Trecento lavoratori hanno manifestato davanti al Mise sfoggiando magliette con «Napoli non molla» e chiedendo «dignità e lavoro». «L’azienda sta solo ripetendo le stesse cose dal primo giorno senza dire che cosa produrranno a Napoli» ha commentato perplessa la segretaria nazionale Fim Cisl Alessandra Damiani, chiedendo chiarezza. Per la Cgil invece è da salutare in maniera positiva il cambio di rotta. «Per la prima volta, l’azienda non ha escluso che la soluzione della vertenza possa essere trovata senza la vendita dello stabilimento» ha detto la segretaria nazionale delle Fiom, Barbara Tibaldi.