Economia

Emergenza lavoro. L’uscita dalla crisi si gioca su 153 tavoli

Luca Mazza mercoledì 7 gennaio 2015
​La priorità verrà data alle aziende dei settori in cui c’è più lavoro e, possibilmente, ad alto contenuto professionale. Particolare attenzione, allora, sarà riservata alle realtà dell’informatica (considerato un comparto con ampi margini di sviluppo nel prossimo futuro). Senza trascurare, tuttavia, sia le imprese dell’agroalimentare (anche in vista dell’Expo di Milano ormai alle porte), sia quelle turistiche e culturali (specie nel caso in cui operino nel Mezzogiorno). Non verranno dimenticati, inoltre, alcuni settori più tradizionali come, ad esempio, la siderurgia (che garantisce un’occupazione a migliaia di persone soprattutto nel Nord della penisola) o l’edilizia (la cui crisi profonda ha penalizzato – a cascata – decine di comparti legati a doppio filo al suo andamento).È questa la strategia con cui il governo intende affrontare i 153 dossier di crisi aziendali accumulati attualmente sulle scrivanie del ministero dello Sviluppo economico. Dopo la breve pausa natalizia, è arrivata l’ora di riprendere i confronti. Si comincia oggi, con il tavolo che riguarda la vetreria Sangalli. Si proseguirà poi, tra gli altri, con Om Carrelli e Ideal Standard giovedì (vedi servizi in pagina, ndr), quindi il 14 gennaio sarà il turno di  ArcelorMittal e, nei giorni successivi, toccherà anche a ex Merloni ed Hp. Il calendario, insomma, è fitto. E la situazione è delicatissima. In gioco, infatti, c’è il futuro di imprese che occupano in totale 140mila lavoratori. È logico, dunque, affermare che il modo in cui verrà gestita la questione vertenze sarà uno dei banchi di prova principali per valutare l’operato dell’esecutivo nel 2015, insieme agli effetti che comporterà sul mercato del lavoro il varo del Jobs Act e ai risultati derivanti dalla riforma del fisco. «Cercheremo di impegnarci al massimo per tutelare il maggior numero possibile di aziende e posti di lavoro. Del resto siamo una sorta di pronto soccorso, per cui vorremmo salvare tutti i pazienti», assicura Giampiero Castano, responsabile dell’Unità di gestione delle vertenze presso il ministero.Prima di entrare nel dettaglio di una mappa della crisi industriale che va dall’autotrasporto ai call center, però, Castano fa due premesse. Numero uno: «Bisogna partire dal presupposto che noi non ci occupiamo di aziende in difficoltà, ma di realtà in crisi profondissima. Quindi non è affatto semplice risolvere situazioni così gravi». Seconda precisazione: «Sostenere che il nostro sia un osservatorio da cui si può monitorare l’andamento della crisi è sbagliato. Semplicemente, in base alle risorse che abbiamo a disposizione, 150 è il carico massimo dei casi che possiamo affrontare. Per cui, questo non può essere un parametro esaustivo per valutare lo stato di salute dell’economia del Paese».Detto ciò, nel corso di quest’anno si cercherà di dare seguito a quanto già realizzato negli ultimi dodici mesi. Nella conferenza stampa che si è svolta al termine del Consiglio dei ministri della vigilia di Natale, il premier Matteo Renzi ha rivendicato come il suo governo abbia chiuso diverse vertenze e salvato oltre 20mila posti di lavoro. «Non abbiamo fatto stime per il 2015, ma sicuramente abbiamo alcuni obiettivi che vogliamo centrare – conferma Castano –. Già risolvendo la situazione dell’Ilva, tra addetti, indotto e fornitori si tutelerebbero oltre 20mila posti». Quello della siderurgia viene considerato un settore cruciale per l’economia italiana: «Dopo la Ast di Terni e la Lucchini di Piombino, cercheremo di intervenire anche per la Stefana di Brescia, che sta attraversando una fase davvero complicata». Nell’anno di Expo sarà inevitabile concentrarsi sulle realtà agroalimentari a rischio chiusura: «Tra i 153 casi ci sono molte aziende del food e alcuni pastifici che vivono una situazione di difficoltà acuta e necessitano di interventi per risollevarsi». Castano si sofferma anche sull’importanza di sostenere le (già poche) imprese del Mezzogiorno: «Vanno aiutate, come abbiamo già fatto per Termini Imerese ed Ex Irisbus».Ovviamente, un elemento decisivo per ottenere una forte riduzione delle crisi aziendali e, allo stesso tempo, riuscire a creare nuovi posti di lavoro, sarà il ritmo di crescita che si avrà nel 2015. «I principali indicatori economici segnalano una fase di stagnazione prolungata piuttosto che di ripresa – spiega Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma –. Di fronte a un +0,5% medio annuo del Pil non c’è da aspettarsi risultati strabilianti per quanto riguarda l’occupazione. Certo, la tempesta è alle spalle, ma per invertire la rotta servirebbe una crescita del 3%». Secondo l’esperto, il miglioramento del mercato del lavoro sarà molto graduale: «Probabilmente aumenterà il numero di ore lavorate per dipendente, ma verrà utilizzato soprattutto il personale che è già impiegato – conclude De Nardis –. Perché nel 2015 il tasso di disoccupazione generale stenterà a scendere sotto il 12%».