Economia

Ricerca e occupazione. L'università ha voglia d'azienda

Maurizio Carucci mercoledì 9 febbraio 2011
Si stanno accorciando le distanze tra mondo accademico e aziende presenti sul territorio. Un fenomeno in crescita, spesso alimentato dall’opportunità di beneficiare di finanziamenti pubblici (europei, nazionali e regionali), che porta anche le piccole e medie imprese a incontrare l’università per realizzare progetti di ricerca e sviluppo. Fondamentale il ruolo giocato dalle associazioni industriali e di categoria. Con iniziative che, oltre a migliorare il dialogo tra le istituzioni, consentono il "prestito" di ricercatori e laureandi alle aziende, con la registrazione di brevetti e la creazione di nuovi posti di lavoro.Visto anche che a partire dal 2003, con l’attuazione della legge Biagi, gli atenei italiani hanno visto riconosciuta la possibilità di svolgere una vera e propria attività di intermediazione, facilitando l’ingresso dei propri laureati nel mercato attraverso un ruolo attivo. Crescono, inoltre, i brevetti: secondo i dati Epo (l’European patent office), l’Italia è all’ottavo posto per numero di brevetti europei depositati negli ultimi dieci anni. Merito di questo risultato sono state le strette collaborazioni con l’università. La ricerca e l’innovazione tecnologica possono trasformarsi in una vera e propria azienda: sono 800, infatti, le imprese nate nel nostro Paese negli ultimi anni seguendo il modello degli spin off. Da Nord a Sud, il "muro" che tiene lontane dagli atenei molte pmi è rappresentato dai tempi lunghi necessari per realizzare i progetti, legati all’eccesso di burocrazia. Un "muro" che, tuttavia, si sta lentamente sbriciolando. Alla Sapienza di Roma, per esempio, il valore dei progetti di ricerca stipulati con enti privati si aggira sui 12 milioni di euro l’anno: nel 2009 su 290 contratti siglati, il 35% ha riguardato le pmi, con un "fatturato" medio di 35mila euro. Laureandi e dottorandi dell’università romana offrono consulenze o lo sviluppo di tesi e ricerche in azienda. È stato siglato un accordo con oltre 4mila imprese riunite nella Federlazio. L’ateneo mette a disposizione una banca dati dove vengono inseriti lavori, ricerche e tesi da proporre alle pmi. Il progetto ha una durata di due anni. L’obiettivo è duplice: aprire il mondo del lavoro ai giovani e dotare le aziende presenti sul territorio di un ampio spettro di idee. La Statale di Milano ha stretto un accordo di collaborazione con Assolombarda per avere un monitoraggio periodico di quelli che sono ritenuti dalle aziende dell’area milanese i settori più promettenti per la cooperazione tra ricerca universitaria e innovazione dell’impresa. Il polo di Vicenza dell’Università di Padova sviluppa progetti sul fronte delle macchine per il packaging del legno. Mentre con il Progetto Parimun, promosso dalla facoltà di Scienze della formazione, tesi di laurea magistrali o di dottorato sono indirizzate ad affrontare temi legati alla formazione e all’organizzazione delle risorse umane: sono circa 50 le imprese coinvolte.L’Università Cattolica è dotata di un "incubatore d’impresa". Questa struttura, istituita nel 2004, è l’Unità operativa d’ateneo (Uoa) che si occupa della promozione, valorizzazione e protezione dell’attività di ricerca svolta presso le cinque sedi: Milano, Brescia, Piacenza-Cremona, Roma, Campobasso. Attualmente le società spin off universitarie dell’Università Cattolica del Sacro Cuore sono cinque, mentre i brevetti sono 12. Il Politecnico di Bari stringe partnership con aziende della meccanica e dell’aerospaziale. Inoltre, con il Progetto Creare impresa, ha messo in piedi una filiera della conoscenza e dell’innovazione.L’Ufficio relazioni industriali di Roma Tre è attivo sul fronte Ict, dei trasporti e dell’aeronautica.L’Università di Bergamo è all’avanguardia sul fronte delle energie rinnovabili. Inoltre mette a disposizione ricercatori e studenti per un’azienda del comparto nautico. A Udine il dipartimento di Ingegneria elettrica gestisce una sessantina di contratti l’anno nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, oltre che dell’ingegneria gestionale e meccanica. Alla Liuc di Castellanza (Varese), il laboratorio "Lab#ID" opera da alcuni anni e, grazie alla partnership con l’Unione degli industriali della provincia di Varese, ha realizzato oltre 40 progetti, molti con piccole e medie imprese. Il dipartimento di Chimica della Federico II di Napoli ha promosso un partenariato attivo con molte pmi. I progetti di ricerca sono indirizzati alla soluzione dei problemi delle aziende.All’Università di Catania è stato stilato un progetto con due società siracusane che gestiscono impianti nell’area industriale della zona. L’obiettivo è quello di valorizzare le ricerche sviluppate dal dipartimento di Ingegneria industriale e meccanica. L’Università di Cagliari, con il progetto Innovare in rete, ha creato un nucleo operativo che dialoga con le imprese, in modo da sviluppare progetti di ricerca e sviluppo a beneficio del sistema imprenditoriale. L’Università di Pavia ha in corso una collaborazione con una multinazionale per un’attività di ricerca e didattica per trovare le soluzione più opportune per i materiali utilizzati.L’Università Ca’ Foscari di Venezia, con il progetto Impresa, intende valorizzare la ricerca universitaria e promuovere una cultura imprenditoriale tra i ricercatori. Tra i partner: le Università di Bari, Camerino, Padova, Perugia, Trento. Proprio quest’ultima si è vista approvati tre spin off.E LA BORSA DELLA RICERCA ADESSO DIVENTA PERMANENTEUn portale permanente dedicato al mondo della ricerca (http://www.borsadellaricerca.it), ideato per favorire il trasferimento di innovazione fra università e aziende, creando un’opportunità di trasferimento delle conoscenze e garantendo un notevole risparmio di risorse, umane ed economiche, nelle attività di scouting. La Borsa della ricerca è un progetto nato dalla sinergia tra Emblema – già ideatrice della Borsa del placement e della Virtual fair – e Fondazione Crui, che promuove azioni e progetti per il sistema universitario. Nel Paese che conta 25mila ricercatori attivi nel panorama accademico, ma nel quale si continua a evidenziare lo scollamento tra università e imprese, il portale punta a diventare un riferimento per ricercatori universitari, responsabili di spin off, acceleratori d’impresa e parchi tecnologici, che potranno entrare in contatto con aziende in cerca di nuove soluzioni o prodotti pronti per il mercato, piuttosto che venture capitalist disposti a finanziare la ricerca. «Il nostro obiettivo era creare un match diretto tra ricercatori e aziende e dar vita a una mappa in costante aggiornamento sui progetti in cantiere – spiega Tommaso Aiello, ceo di Emblema –. I numeri che abbiamo rilevato e l’entusiasmo che tanti imprenditori, docenti e dottori di ricerca ci hanno trasmesso sul progress degli incontri ci hanno dato conferma che la direzione intrapresa fosse quella corretta. Abbiamo avuto la prova che questi due mondi hanno una spinta naturale a comunicare, ma andava creato un luogo di incontro, un linguaggio condiviso e un sistema capace di autoalimentarsi e crescere nel tempo». Dopo l’esperienza dell’anno scorso, che ha visto riuniti a Milano oltre 300 delegati di 50 aziende e 30 università che hanno presentato oltre 700 progetti innovativi, i promotori hanno deciso di trasformare il progetto della Borsa della ricerca da evento annuale a sistema permanente di servizi. Dal 15 dicembre sono quindi on line il Wall 365 e Doc. Il primo è una piattaforma su cui tutti gli iscritti possono pubblicare inserzioni e annunci. Doc, invece, è la banca dati ideata per favorire il contatto tra i dottori di ricerca e le imprese, dando la possibilità di gestire i curricula in base alle aree di ricerca, favorire il networking tra ricercatori per sviluppare sinergie e stimolare la nascita di spin off, supportare i candidati con servizi di orientamento al lavoro, stimolare l’interazione tra manager delle Risorse umane e Ricerca e sviluppo nelle imprese, realizzare veri e propri eventi di recruiting on line, informare i candidati e selezionatori sulle opportunità e le facilitazioni di loro interesse. Il proposito, inoltre, è quello di realizzare dei workshop on line sulle tematiche di maggiore interesse che riguardano il trasferimento tecnologico. Questa iniziativa, che punta a mettere in contatto mondo della ricerca e tessuto produttivo, avrà il suo culmine nella seconda edizione del Forum, che si terrà a Bologna dal 18 al 20 maggio, grazie al supporto della Regione Emilia Romagna. «La Fondazione Crui – dichiara Emanuela Stefani, direttore della Fondazione Crui – ha individuato ormai da anni, fra i temi prioritari di sviluppo dell’università, quella che oggi si chiama "terza missione". Il trasferimento tecnologico, l’incontro di offerta e domanda di ricerca rappresentano in Italia la nuova frontiera per saldare i saperi prodotti dagli atenei con necessità e richieste del tessuto produttivo e della società. In quest’ottica, la nostra collaborazione alla realizzazione della Borsa delle ricerca va nella direzione della moltiplicazione delle opportunità di contatto fra ricercatori e imprese. Cosicché la vicinanza e il dialogo creino osmosi in entrambe le direzioni e, di conseguenza, occasioni professionalizzanti per i giovani e idee innovative per l’industria e per il Paese».