Economia

ECONOMIA E FINANZA. E la partita in banca spacca anche la politica

Arturo Celletti mercoledì 22 settembre 2010
«Se ti trovi dalla sera alla mattina qualcuno in casa e nessuno ti ha avvisato...». Flavio Tosi, con tutta la forza di Cariverona, aspetta tre secondi prima di affondare il colpo. «... Beh, è più o meno quello che è successo in Unicredit». Quel paragone spiega. Fa capire. Alessandro Profumo paragonato a un custode infedele?  Tosi insiste: «Far entrare Gheddafi ed i libici vuol dire far entrare dei soci che potrebbero non fare gli interessi di Verona e del Veneto... Ora Bankitalia e Consob fermino la scalata libica». Quell’affondo non passa inosservato. Bruno Tabacci, uno dei parlamentari più informati sulle manovre bancarie, non ci sta. Non accetta la sfida della Lega e alza la voce. «È un’operazione di una volgarità senza precedenti. È il sistema dei furbastri padani». Furbastri? Tabacci annuisce: «Vogliono far credere che il problema sia Gheddafi, ma la verità è un’altra: gli uomini della Lega pretendono che i soldi di Unicredit finiscano dove dicono loro». Le notizie si accavallano e nulla sembra chiaro. E, intanto, Filippo Penati, il capo della segreteria di Bersani, prova a spiegare la posizione del Pd: «Ci sono voluti vent’anni per sottrarre le banche alla politica... Ora con la Lega ritorniamo al passato con gli interessi dei partiti che corrompono e inquinano tutto».È una partita complicata. Scivolosa. Berlusconi però questa volta la guarda con assoluta attenzione. Consapevole che appena si aprirà un confronto vero sulla successione non farà l’errore che ha fatto negli anni passati. Non delegherà. Non lascerà ad altri la trattativa. Oggi – ripetono sottovoce ai piani alti di Palazzo Grazioli – il premier ha capito che cosa volesse dire D’Alema quando sottolineava l’importanza di poter contare su una banca amica. Oggi molti l’hanno sentito ripetere che un banchiere vale molto più di un ministro. E allora quando rimbalza fino a Palazzo Grazioli l’ipotesi che un prodiano di ferro come il supermanager Claudio Costamagna potrebbe prendere il posto di Profumo nessuno nasconde assoluta preoccupazione. Anche se dal fronte Lega è il presidente della Commissione Bilancio della Camera, Giancarlo Giorgetti, ad abbandonare la sua proverbiale riservatezza e a farsi sentire: «Non è la politica, né sono i partiti che decidono la rimozione di un amministratore o le nuove nomine». Già, ma gli attacchi "targati" Carroccio? Giorgetti non si scompone e spiega: «È corretto che la politica parli sulle scelte strategiche. È giusto fare credito alle Pmi o fare entrare i capitali libici? Su questi temi la politica deve dire la sua».C’è una partita che si gioca in superficie e una sotterranea. Quest’ultima appare piena di interrogativi? È vero che Tremonti ha provato fino all’ultimo a difendere Profumo e che invece Berlusconi e Letta hanno sferrato l’attacco finale anche per limitare il raggio d’azione del ministro dell’Economia? Ed è vero che sulla vicenda Unicredit l’asse Tremonti-Lega non ha funzionato come sempre? Si aspetta di capire e, intanto, nel centrosinistra qualcuno arriva a ipotizzare per Profumo un futuro in politica. Di Pietro è però gelido: «È bene che ognuno faccia il proprio mestiere. Di ragionieri che hanno gestito il potere delle lobby il Paese ne può fare a meno». C’è scetticismo. Anche nel Pd. «Stimo Profumo, ma prendere come leader uno che è stato appena cacciato, è un’idea ben singolare di politica», avverte Fioroni che come tanti ricorda che il candidato c’è e si chiama Bersani. Sul versante Pdl Guido Crosetto, per anni responsabile dei rapporti con il mondo bancario, guarda attento. «Più che un futuro in politica per Profumo vorrei un presente da banchiere. Ognuno deve fare le cose che sa fare... Certo una cosa va detta: Profumo è bravo e sfiduciarlo all’improvviso senza nemmeno avere in mente che cosa possa avvenire dopo di lui mi sembra un atto di pura incoscienza». Parole dure che precedono l’ultimo messaggio: «Quello che sta succedendo in Unicredit è surreale. Parliamo della prima banca italiana, della terza europea. Il governo dovrà capire che cosa è successo. E dovrà chiedere chiarimenti». Ma forse il governo conosce già bene i contorni della partita.