Economia

Confindustria. Un tavolo per aiutare banche e imprese

mercoledì 22 ottobre 2008
Vertice a Palazzo Chigi sulla crisi del credito con imprenditori e banchieri. Emma Marcegaglia lo ha chiesto e Silvio Berlusconi ha assicurato che si farà la prossima settimana, al rientro del premier dal viaggio in Cina. «Servono proposte per garantire credito alle imprese», ha detto la presidente di Confindustria all'assemblea degli industriali di Napoli dove era ospite anche il presidente del Consiglio (i due hanno pranzato insieme). Poco dopo dal palco Berlusconi ha raccolto l'invito a un vertice «per discutere con le banche e l'Abi le misure da adottare» per far fronte alla stretta creditizia. «Dobbiamo evitare che la crisi finanziaria " ha proseguito Berlusconi " diventi crisi dell'economia reale. Le banche devono continuare a fare le banche, con l'indispensabile azione a sostegno delle imprese e dei consumi». «Ed è importante che da voi imprenditori ci vengano» delle informazioni sui comportamenti del sistema bancario. Dal vertice anti-crisi non vogliono però restare esclusi i sindacati, come ha messo in chiaro il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, spalleggiato dall'Ugl: «A quel tavolo, anche alla luce dell'allarme sui consumi lanciato dal governatore della Banca d'Italia, è necessario che ci sia anche il sindacato, perché la crisi si sta scaricando già sulla pelle dei lavoratori e delle famiglie italiane». Nel suo intervento davanti agli imprenditori Emma Marcegaglia ha fatto quattro richieste precise al governo a favore delle imprese: sgravi per la capitalizzazione, aliquote agevolate per gli utili reinvestiti, un piano di risparmio energetico e maggiori agevolazioni fiscali. «La prima misura deve aiutare la capitalizzazione delle imprese - ha spiegato la Marcegaglia " i soldi che gli imprenditori mettono nel capitale dell'impresa devono essere detassati». La seconda proposta riguarda «aliquote agevolate per la parte di utili che vengono reinvestiti. Vale a dire una incentivazione a tutti i tipi di investimento: se faccio il 100% di investimenti, ebbene su questa percentuale del mio reddito non pago le tasse». Terza misura: un piano sul risparmio energetico, che preveda un'agevolazione fiscale per chi attua riduzioni di emissione inquinanti. Proposta che punta ad allargare ad altri settori l'ipotesi di rottamazione per le auto e gli elettrodomestici già ventilata dal governo. La quarta misura, la più tecnica, riguarda la deducibilità fiscale degli oneri passivi. «Oggi è in vigore una norma che mette un tetto del 30% del margine operativo alla deducibilità degli interessi " ha spiegato la Marcegaglia ". Noi chiediamo di alzare il limite e renderlo più flessibile perché oggi è troppo basso, visto l'andamento dei tassi di interesse». Dal fronte governativo, il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola fa sapere intanto che sono allo studio forme di garanzia finanziaria per le imprese, sulla falsariga di quanto già disposto per il settore bancario. Si valuta la costituzione di un fondo attraverso il quale lo Stato potrebbe dare una garanzia pubblica sui finanziamento erogati alle imprese. Inoltre i crediti vantati dalle aziende nei confronti della pubblica amministrazione dovrebbero essere riconosciuti dal sistema bancario a fini della concessione di prestiti. Lo stesso Berlusconi ieri ha parlato poi di misure per incentivare l'innovazione delle aziende. A proposito di sistema bancario una frase del premier ha innescato una certa fibrillazione: «Forse due o tre banche oltre a Unicredit avranno dei vantaggi ad aumentare il proprio capitale», ha detto il premier. Frase che qualcuno ha letto come l'annuncio di nuove operazioni nel credito, magari con l'aiuto pubblico. In realtà come poco dopo ha precisato Palazzo Chigi il capo delo governo si riferiva a ricapitalizzazioni effettuate «trovando naturalmente i mezzi sul mercato». Berlusconi è tornato anche sui possibili interventi dei fondi sovrani. «Non ho detto no ai capitali di Paesi produttori di petrolio " ha sottolineato " Ho detto solo che servono regole. Si potrebbe riflettere sull'opportunità di introdurre un tetto di partecipazione, una soglia del 5%».