Economia

ROMA. Tregua premier-Tremonti «Avanti con la crescita»

Arturo Celletti martedì 27 settembre 2011
Non c’è ancora un progetto definito, c’è però la comune consapevolezza che o si fa subito qualcosa per lo sviluppo o la casa crolla». Silvio Berlusconi prova a riassumere il senso del "faccia a faccia" con Tremonti a Palazzo Grazioli. E a spiegare i passi avanti in un rapporto che sembrava irrimediabilmente compromesso: «Giulio – ripete il premier tornando a chiamare il ministro per nome – ha capito l’importanza della collegialità. Ora però serve concretezza, servono misure, provvedimenti, idee...».  Si prova a ripartire. Dal Tesoro si fa sapere che sono già allo studio due provvedimenti: uno sulle infrastrutture e uno sulle semplificazioni. Da via del Plebiscito si sottolinea l’importanza della presenza di Gianni Letta al vertice in scena questa mattina a via XX Settembre, la roccaforte dell’Economia tra Tremonti (e altri ministri) e le parti sociali: l’idea di una cabina di regia a palazzo Chigi è, almeno per ora, archiviata. E, parallelamente, si prova a rafforzare l’asse tra presidenza del Consiglio e Tesoro che nei prossimi giorni dovranno mettere nero su bianco le misure per la crescita.Sono ore dense di appuntamenti, di vertici, di telefonate. Berlusconi vede Tremonti (con loro c’è solo Letta). Poi sempre a Palazzo Grazioli si confronta a tarda sera con Umberto Bossi. I temi si accavallano. C’è la crisi economica e le misure «non più rinviabili». C’è il voto di oggi sul ministro Romano. Ci sono le grane giudiziarie che "legano" Napoli e Bari. Il cavaliere vorrebbe provare a sdrammatizzare. «Più che un’inchiesta sembra una comica», ripete sottovoce. Poi però rabbia e sconcerto prendono il sopravvento e il tono del premier cambia: «Questo è un attacco giudiziario senza precedenti. Un assalto a trecentosessanta gradi. Non esiste più un processo dove non sia imputato Silvio Berlusconi». C’è tensione nel Pdl, nella maggioranza, nel governo. Berlusconi capisce tutte le difficoltà del momento e in un messaggio a Pierino Gelmini confessa le sue preoccupazioni: oggi «governare l’Italia in mezzo alla crisi mondiale è particolarmente difficile, mentre ci sono molti ambienti, giudiziari, politici e giornalistici, che lavorano per distruggere, calunniare, sabotare invece che per costruire nel comune interesse». Il vertice con Tremonti definito dal Tesoro «molto positivo» non ha però portato nessuna novità concreta. C’è la sostanziale vittoria del ministro che schiva i rischi "spacchettamento" e "cabina di regia" e prova addirittura con qualche possibilità a imporre il nome di Grilli per Bankitalia. Intanto va avanti il confronto sui grandi temi vitali per rilanciare crescita e sviluppo. C’è la riforma strutturale della previdenza su cui non si è ancora rinunciato a coinvolgere Bossi. E ci sono le dismissioni del patrimonio immobiliare dello Stato: proprio Berlusconi parteciperà domani a un seminario organizzato al Tesoro e che vedrà in prima fila tutte le grandi banche italiane. Si tratta e, ora dopo ora, sale di intensità il pressing del Pdl sul Tesoro per convincerlo a dare il via libera a un condono tombale. Il no di Tremonti continua a essere fermissimo, ma deputati e senatori del centrodestra insistono: servono soldi per la crescita. Berlusconi per ora sceglie di restarne fuori anche consapevole della linea ferma della Ue: il condono non è una priorità, ma certo che se il Parlamento dovesse prendere un’iniziativa... Si guarda avanti. Al voto di oggi su Romano e al vertice notturno con la Lega che nega l’ipotesi di un collegamento tra referendum elettorale e fine anticipata della legislatura. Obiettivo di Bossi e Berlusconi è andare avanti. È approvare il decreto sviluppo (difficilmente già venerdì) e prepararsi alla presentazione entro il 15 ottobre della legge di stabilità.