Economia

IL PATTO. Tobin tax, arrivano 4 sì "di peso"

(E. Fat.) sabato 23 giugno 2012
​La Ue resta divisa sull’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, ma dall’incontro di Roma viene una forte spinta a 4 ad andare avanti comunque, anche senza la recalcitrante Gran Bretagna. Puntando sulla "cooperazione rafforzata" che, stando alle procedure europee, può essere attivata da un minimo di 9 stati quando non si raggiunge l’unanimità tra i 27. Ma la proposta per dotare il Vecchio continente della Tobin tax è stata discussa ieri pure all’Ecofin, a Lussemburgo, rinnovando le divisioni tra i ministri delle finanze. «Dobbiamo constatare che la proposta della Commissione non avrà l’unanimità», ha preso atto alla fine il ministro danese Margrethe Vestager.Nello stesso momento, a Roma Monti, Merkel, Hollande e Rajoy esprimevano la volontà di farne uno degli strumenti della "cassetta degli attrezzi" anti-crisi. «Noi quattro appoggiamo la sua introduzione», ha annunciato un po’ a sorpresa la cancelliera tedesca Angela Merkel, mai così sbilanciatasi finora. Anzi, il suo arrivo è da auspicare «il più presto possibile», ha incalzato il presidente francese Hollande.Da parte sua il cancelliere dello scacchiere di Londra, George Osborne, non si oppone all’avvio di una cooperazione rafforzata, ma ha chiesto ai partner di fare chiarezza su aliquota e destinazione del gettito, per non «aumentare l’incertezza dei mercati». Per Osborne, questa tassa però «ridurrebbe il Pil Ue dell’1,7% e farebbe fuggire il 90% delle attività finanziarie dall’Unione». Al contrario, l’Europarlamento ha calcolato che applicando una tassazione minima dello 0,02% in tutta la Ue, si arriverebbe a raccogliere circa 57 miliardi di euro all’anno da destinare alla crescita.Oltre alla Gran Bretagna, il fronte dei "no" include Irlanda, Olanda, Svezia, Lussemburgo e Malta. Repubblica ceca, Romania e Slovacchia sono possibiliste. A favore invece, oltre ai <+corsivo>big four<+tondo>, sono Austria, Finlandia, Grecia, Slovenia, Belgio, Portogallo e Polonia. Ma i numeri sono ancora ballerini: secondo il ministro spagnolo Luis de Guindos i paesi a favore non sono in realtà più di 9, mentre per il commissario Ue Algirdas Semeta «sono 11, più uno ancora a metà strada». L’ambasciatore italiano Ferdinando Nelli Feroci ha precisato che «un’intesa su un pacchetto anti-crisi renderebbe più facile procedere con la cooperazione rafforzata». I paesi a favore dovranno ora formalizzare la loro richiesta alla Commissione Ue, precisando «scopi e obiettivi» dell’iniziativa; poi il prossimo passo si farà sotto la presidenza cipriota, in luglio. «Siamo determinati a partire», ha dichiarato de Guindos. «Dobbiamo dare alla cooperazione rafforzata una possibilità», ha insistito Schauble.