Economia

Start up . Più occupati e più investimenti nel settore

Maurizio Carucci giovedì 1 giugno 2023

Crescono le start up in Italia

Sebbene il nostro Paese non occupi i primi posti nelle classifiche internazionali sui temi di innovazione e digitalizzazione, collocandosi sotto la media europea, l'ecosistema italiano dimostra una crescente dinamicità. Secondo l'European Innovation Scoreboard 2022, l'Italia si posiziona infatti tra i Paesi che sono considerati solo "moderatamente innovatori", subito dopo Estonia, Slovenia e Repubblica Ceca. Ai primi posti tra i Paesi leader nei processi di innovazione, si trovano le nazioni del Nord Europa, seguite, dai Paesi "innovatori intensi", dove si collocano Irlanda, Austria, Germania, Francia, Cipro e Lussemburgo. Anche analizzando l'indice Desi (Digital Economy and society Index) della Commissione europea, che si focalizza sul processo di digitalizzazione di un sistema economico, l'Italia si posiziona al 18esimo posto, sotto la media europea. Il nostro Paese, spiegano in un'analisi la Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo e il Trends and Technologies di Intesa Sanpaolo Innovation Center, sconta in particolare un ritardo in termini di competenze: la quota di persone con un'educazione terziaria sul totale della forza lavoro è pari al 12,4% (media 2017-2021), circa sei punti percentuali in meno rispetto a quanto osservato nell'Unione Europea. Anche il dato sulle persone occupate in ambito scientifico-tecnologico conferma il ritardo italiano, con una quota del 18,4% sul totale della forza lavoro, a fronte di una percentuale europea pari a circa il 23%. L'Italia mostra un divario anche in termini di investimenti in Ricerca e Sviluppo rispetto ai principali competitor europei. Nel periodo 2017-2021 la percentuale di spese in R&S su Pil in Italia si è collocata su valori dell'1,4%, contro una media europea del 2,2% e del 3,1% della Germania. Il ritardo italiano è soprattutto legato a una minor intensità di investimenti del settore privato con una percentuale dello 0,9% contro l'1,5% dell'Ue. Negli ultimi anni si è però assistito nel nostro Paese a un'accelerazione degli investimenti digitali e in nuove tecnologie (hardware Ict, software, R&S), volti a supportare il processo di rinnovamento del sistema produttivo, a promuovere la digitalizzazione dell'intero sistema economico e sociale e infine a introdurre nuovi modelli di business. L'evoluzione degli investimenti digitali è stata più intensa di quella che si è osservata per gli investimenti totali: nel 2022 gli asset digitali si sono posizionati su livelli del 35% superiori a quelli del 2012, meglio di quanto osservato a livello complessivo. Se nel periodo 2002-2012 la quota di investimenti digitali rappresentava il 15% del totale degli investimenti, nel decennio successivo ha raggiunto il 21%, confermando la crescente rilevanza di questi asset come leva strategica di sviluppo. La vitalità emersa nell’analizzare i dati sugli investimenti digitali si ritrova anche nel mondo delle start up innovative, nuove imprese, dall’elevato contenuto tecnologico e con forti potenzialità di crescita. Secondo i dati della Camera di commercio, che raccoglie le informazioni sulle start up innovative a partire dal 2012, a fine 2022 sono oltre 17mila le start up e pmi innovative iscritte al registro, evidenziando un’accelerazione di nuovi soggetti soprattutto negli ultimi anni. Si tratta di imprese specializzate prevalentemente nei settori dei servizi It e software, attive su un’elevata molteplicità di ambiti, che spaziano dal mondo della salute a quello di industria e agricoltura 4.0, dal settore culturale-turistico al mondo della formazione e del gaming, dal fintech ai servizi professionali in ambito legale, contabile e/o assicurativo. Si tratta di imprese di piccole-piccolissime dimensioni, che occorre supportare per far crescere e far entrare nella fase di scale-up. Tale supporto alla crescita vive un momento di forte intensità nel nostro Paese, sia dal punto di vista dei venture capital che degli acceleratori e incubatori sul territorio. Gli investimenti di venture capital in start up e pmi innovative sono cresciuti da 1,1 miliardi di dollari nel 2021 a 1,94 miliardi di dollari nel 2022, anno record per il comparto. Circa un terzo delle start up e pmi innovative sono partecipate da Cvc-Corporate Venture Capital: 5.300 imprese (il 31,2% delle 17mila imprese innovative) che generano 4,3 miliardi di euro di ricavi. Start up e pmi innovative partecipate da Cvc crescono più delle imprese innovative totali, sia in numero (+12,4% vs +6,4%) sia in fatturato (+23% vs +4,8%). Anche il supporto degli acceleratori e incubatori è in crescita: a fine 2022 si contano infatti 237 incubatori e acceleratori in Italia, rispetto ai 212 del 2020. La significativa crescita del venture capital in Italia si conferma pure nel 2022 e all'interno di questo percorso di consolidamento un peso assolutamente rilevante è quello dei business angel italiani, protagonisti nelle operazioni di investimento in start up. Nel 2022 "gli angeli" italiani hanno infatti partecipato - in autonomia o in syndication con i fondi di venture capital - a operazioni di investimento per un totale di 1,62 miliardi di euro, importo che segna un più 77% rispetto al 2021 e che è addirittura più che quadruplicato in tre anni, se si pensa che nel 2020 la cifra registrata era stata di 376 milioni di euro. A rilevarlo è Iban, l'Associazione italiana dei Business Angels in una nota, commentando i dati della Survey Iban 2023. Secondo l'associazione, rispetto al 2021 invece è calata leggermente la cifra che i business angel hanno investito in autonomia nelle startup italiane, che nel 2022 è di 83 milioni di euro per 75 operazioni di investimento, rispetto ai 91 milioni di euro per 100 operazioni del 2021. I dati però evidenziano come le operazioni, pur in calo da un punto di vista numerico, siano state mediamente di dimensioni maggiori di quanto registrato nel 2021. Da evidenziare anche il dato sulle donne business angel, la cui percentuale, già in crescita nel 2021, nel 2022 si attesta a uno storico 27%, dato raddoppiato rispetto allo scorso anno. In Italia nei primi tre mesi del 2023 sono stati complessivamente investiti 201 milioni di euro in start up e pmi innovative, raccolti in 84 round di finanziamento, in linea con l'ultimo trimestre del 2022, sia per numero di round (+5%) sia per ammontare raccolto (-5%). Escludendo i "mega round" (raccolte superiori ai 100 milioni di euro) l'ammontare investito è in linea con la media degli ultimi dieci trimestri. Nel primo trimestre 2023 è invece proseguito in Europa il rallentamento iniziato lo scorso anno: sono stati infatti annunciati 1.571 round (-39% rispetto al quarto trimestre del 2022), per una raccolta complessiva di 11 miliardi (-14%). Per quanto riguarda i singoli settori, Smart City è quello che ha totalizzato il maggior numero di round, seguito da Life Sciences. Analizzando l'ammontare investito, invece, troviamo in testa il Fintech, con 55,6 milioni di euro raccolti, seguito dal Deep Tech con 39,7 milioni e da Smart City con 25,9 milioni. Per le start up il 2022 ha dato segnali molto positivi nella raccolta. È quanto afferma un’indagine qualitativa realizzata da Startup Wise Guys. Lo studio, condotto tra più di 200 start up appartenenti al network e realizzato con l’obiettivo di approfondire case history, tempistiche e modalità di successo per le neo imprese italiane. Secondo quanto riportato nell’indagine, un fondatore su due del campione analizzato ha affermato di aver raccolto nell’anno 2022 capitali da investitori professionali. Il 34% degli intervistati ha parlato con non più di dieci investitori prima di ottenere finanziamenti. Un dato molto positivo per un ecosistema poco servito come l'Italia, che testimonia la fiducia e il tasso di conversione ottimale. Il 30% degli intervistati ha impiegato tra i due e i tre mesi di tempo per raccogliere i capitali. Inoltre Startup Wise Guys ha analizzato la provenienza dei finanziamenti, differenziando i capitali raccolti tra i business angel e i fondi di capitale di rischio, approfondendone pro e contro. Ai founder del network è stato chiesto quali siano gli attributi chiave per potersi mettere in gioco e rimanere sul mercato: 84% perseveranza, 66% il proprio network, 45% pazienza, mentre meno del 30% dice business seniority (25%) o grinta (20%).

Solo il 20% usa strumenti di intelligenza artificiale

Il mercato dell’Ia-Intelligenza artificiale in Italia nel 2022 ha toccato quota 422 milioni di euro (+21,9% rispetto all’anno precedente) ed è destinato a superare i 700 milioni nel 2025. Se la diffusione tra le pmi è ferma al 5,3%, che rapporto hanno invece le start up con l’utilizzo dell’Ia? A questa domanda ha risposto una recente ricerca di B-PlanNow (https://b-plannow.com/), acceleratore di start up per progetti in fase di avvio con un approccio unico e coerente. L’indagine ha evidenziato come la diffusione tra le start up dell’Ia tocchi il 19,4%, inferiore rispetto al 24,3% delle grandi imprese, ma comunque in una posizione migliore rispetto alle pmi. La ricerca mostra infatti che il 24% delle start up ha utilizzato tool di Ia per generare idee di business utili al proprio percorso imprenditoriale, con una particolare predilezione per Ideas AI, utile strumento per chi si approccia per la prima volta a determinati concetti e paradigmi. Il 23% del campione monitorato ha utilizzato tool di Ia (ValidatorAI e VenturusAI) come supporto per la validazione di un modello di business: lo strumento non sostituisce ovviamente il necessario confronto con il mercato (e potenziali investitori), ma certamente può aiutare nelle fasi più acerbe del cammino. Ben il 51% del campione si è rivolto all’Ia per un aiuto concreto nella creazione di un naming originale e performante per la propria start up, qui la predilezione degli imprenditori in erba si distribuisce equamente tra Looka, Namelix, Xtemnsio e Namewink. L’84% del campione ha utilizzato strumenti di Ia per scrivere dei testi. Sembra questo, al momento, il vero Eldorado dell’Ia nel mondo delle start up, insieme con la scrittura di parti di codice (72% del panel). In particolare per chi si accinge a lanciare una nuova start up e ha bisogno, quindi, di ottimizzare al massimo i costi anche per la presenza di personale spesso in formato “ridotto”. Al campione è stato chiesto anche il proprio grado di soddisfazione nell’utilizzo di tool di Ia: la risposta può sembrare poco scontata, in quanto solo il 65% dei fondatori di start up si dichiara pienamente appagato, mostrando dubbi sulla reale qualità degli output (78%) e sulla capacità dell’Ia di rispondere davvero ai bisogni e agli input umani (89%).

Aumentano le start up dei migranti

Migrano le persone e migrano anche gli imprenditori. Così come è in crescita il fenomeno migratorio in generale, infatti, così è in aumento anche il numero di persone arrivate in Italia da altri Paesi che avviano aziende proprie e start up. Per questo l'Alma Mater di Bologna indica per loro la necessità di incubatori d'impresa ad hoc. Il progetto Erasmus+ chiamato Mig.En.Cube, coordinato proprio dall'Ateneo felsineo, è servito per studiare le modalità migliori per farlo. Daniela Bolzani, docente Alma Mater e referente del progetto, conferma: «Sono sempre di più gli imprenditori e le imprenditrici migranti che sviluppano imprese e start up, sia sfruttando opportunità di business nei mercati del Paese ospitante, sia attraverso contatti legati ai loro network internazionali. Spesso però queste persone si trovano ad affrontare una serie di barriere derivanti dal fatto di essere stranieri ed estranei all'ecosistema imprenditoriale dei Paesi in cui si trovano». Gli studiosi hanno realizzato interviste con 48 incubatori e 15 imprenditori e imprenditrici in Francia, Italia e Paesi Bassi, e hanno promosso una rilevazione che ha coinvolto più di 100 professionisti attivi in servizi di supporto all'imprenditorialità. «Un lavoro di ascolto e analisi che ha mostrato la necessità di tenere in considerazione diverse esigenze di sostegno- spiega l'Alma Mater - i migranti che vogliono sviluppare un'idea di impresa possono infatti essere studenti o ricercatori, oppure titolari di un visto per start up o anche rifugiati e richiedenti asilo, e possono essere appena arrivati nel Paese che li ospita oppure essersi già stabiliti lì da tempo». Anche i professionisti che devono supportare gli imprenditori migranti devono sviluppare competenze specifiche. Si tratta sia di «tecniche legate all'imprenditorialità e al business, sia interpersonali e soft skill - sottolinea Bolzani - la dimensione psicologica e affettiva nelle relazioni con gli imprenditori migranti è infatti fondamentale». Gli studiosi dell'Alma Mater segnalano quindi «l'importanza di sviluppare opportunità di formazione specifiche per le organizzazioni di sostegno all'imprenditorialità, in modo che possano affrontare in modo efficace le esigenze degli imprenditori migranti. Servono competenze interculturali e conoscenze specifiche su temi come l'innovazione sociale, l'imprenditoria sociale, la finanza d'impatto e la microfinanza». Gli studiosi hanno quindi sviluppato due strumenti formativi gratuiti: uno per manager e professionisti che operano in servizi per il supporto all'imprenditorialità e uno per i decisori politici.

Imprenditorialità e innovazione dalla ricerca universitaria

Rendere più efficaci i processi di trasferimento tecnologico e di valorizzazione dei risultati del sistema della ricerca pubblica e privata, promuovere le opportunità offerte dagli incentivi finalizzati alla nascita e allo sviluppo di imprese innovative, con particolare riferimento alle startup promosse da giovani e donne: questi gli obiettivi della collaborazione tra Invitalia e l’Associazione italiana degli incubatori universitari e delle business plan competition regionali PNICube. La collaborazione è stata sancita con la firma di un protocollo d’intesa tra l’amministratore delegato di Invitalia Bernardo Mattarella e la presidente di PNICube Paola Paniccia. Sulla base del protocollo, Invitalia e PNICube si impegnano a mettere in campo capacità e competenze, avviando azioni coordinate di informazione, promozione e accompagnamento imprenditoriale. Dal 2004 PNICube è attiva nel costruire collaborazioni sinergiche con attori impegnati a sostenere il fare impresa e l’innovazione, accorciando le distanze tra "accademia" e mercato, stimolando la nascita e accompagnando il processo di crescita dei migliori progetti di business di giovani ricercatrici e ricercatori. Grande la soddisfazione della professoressa Paniccia dell’Università di Roma "Tor Vergata": «Questa intesa rappresenta un nuovo, importante passo in avanti nel percorso intrapreso dalla rete PNICube per la costruzione di un modello vincente per la valorizzazione imprenditoriale della ricerca universitaria e per il supporto allo sviluppo di un ecosistema imprenditoriale innovativo. Accanto a Invitalia metteremo in campo ancora più energia per connettere mondi: quello della ricerca, delle istituzioni e delle imprese. Sono pertanto grata all’Agenzia per aver condiviso con PNICube un programma di lavoro così ricco e sfidante: eliminare i gap con risposte concrete e azioni strutturate. Verso una chiara, comune direzione: dare futuro alle idee».

Il sostegno delle banche

Parte la seconda edizione di Up2Stars, il programma dedicato alla valorizzazione e alla crescita delle start up innovative in Italia, ideato da Intesa Sanpaolo, in collaborazione con Intesa Sanpaolo Innovation Center. L'istituto bancario ha una quota di mercato sulle start up innovative pari a quasi il 32%,
evidenziando quindi una attenzione profonda a questo segmento rilevante per la crescita e l’innovazione
del Paese. Grazie al programma il Gruppo focalizza la propria strategia sull’innovazione e sulla ricerca
applicata all’impresa, per favorire il processo di trasferimento tecnologico verso le pmi. La nuova edizione vedrà l’ampliamento delle partnership e del network di collaborazioni con il coinvolgimento, oltre che di soggetti appartenenti al mondo accademico e imprenditoriale, dei Centri nazionali di ricerca – cui Intesa Sanpaolo partecipa in qualità di socio fondatore delle singole Fondazioni di riferimento - dei partenariati estesi e dei nove Poli di innovazione europei, in una logica di applicazione delle finalità previste dal Pnrr. Nell’ambito del programma, in particolare, saranno partner attivi nelle selezioni delle start up, in relazione ai temi di specifico interesse, il Centro di ricerca dedicato alla Mobilità Sostenibile, capo-filato dal Politecnico di Milano, il Centro di ricerca dedicato al calcolo ad alte prestazioni, a big data e al calcolo quantistico, che vede tra i suoi partner l’Università di Bologna, il Centro di ricerca dedicato all’Agritech, capo-filato dall’Università Federico II di Napoli, oltre al partenariato Nest guidato dal Politecnico di Bari e dedicato alle nuove tecnologie per l’energia. Ulteriore novità della seconda edizione è la prospettiva internazionale del programma, grazie alla struttura di internazionalizzazione di Intesa Sanpaolo e alla collaborazione con il Centro di innovazione italiano a San Francisco, istituito presso Innovit Italian Innovation and Culture Hub, progetto promosso dalla Direzione Generale Sistema Paese del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Washington e con il Consolato Generale a San Francisco e attuato con il coinvolgimento dell’Ice e dell’Istituto Italiano di Cultura di San Francisco. L’attività verrà gestita per il tramite della Fondazione Brodolini ed Entopan Innovation, insieme partner soggetto gestore del Centro di Innovazione. Nuova la collaborazione anche con Digit’Ed, società
specializzata nell’alta formazione e nel digital learning. Proseguono il percorso i partner che già hanno
contribuito alla prima edizione, quali Microsoft, Elite e Cisco e l’acceleratore Gellify. La seconda edizione si focalizzerà su quattro nuovi temi di grande attualità e potenzialità economiche a cui saranno dedicate le relative call di selezione: WaterTech, Energie Rinnovabili ed Efficienza Energetica, Intelligenza Artificiale per la trasformazione aziendale, IoT - Infrastrutture e Mobilità. Settori strategici per l’economia dell’intero Paese, in cui è richiesta una sempre maggiore componente innovativa, in termini di idee e progetti, ma anche di competenze tecnologiche. Come nella precedente edizione, in ciascuna call verranno selezionate al massimo dieci start up, per un numero complessivo di 40 che accederanno al programma di accelerazione erogato dal partner Gellify, piattaforma d’innovazione di consolidata esperienza con sedi in Italia e all’estero, e avranno l’opportunità di incontrare coach, mentor e investitori, creare networking e favorire incontri con imprese mature. Le start up interessate potranno presentare la propria candidatura entro l’11 giugno 2023 tramite la pagina dedicata su www.intesasanpaolo.com/it/business.html. Le giovani realtà imprenditoriali selezionate verranno sottoposte a un percorso di accelerazione, al termine del quale presenteranno la propria attività e progettualità una platea di investitori e imprese durante un Demo Day. Sempre Intesa Sanpaolo ha dato il via a Elite Lounge, che accoglie nel percorso di accelerazione finanziaria 24 nuove realtà imprenditoriali italiane ad alto contenuto di innovazione. L’iniziativa rientra nella più ampia partnership fra il Gruppo bancario italiano ed Elite, l’ecosistema di Euronext che aiuta le piccole e medie imprese a crescere e ad accedere ai mercati dei capitali privati e pubblici. Una sinergia di lunga data che in cinque anni ha consentito l’accesso a più di 300 imprese in tutta Italia operanti in ogni settore. Dal 2020 la collaborazione è stata estesa anche alle start up, con l’inserimento nel percorso di oltre 80 nuove imprese. Innovazione e sostenibilità saranno i driver del percorso di crescita e formazione per le nuove start up provenienti da tutta Italia e appartenenti a diversi settori industriali di eccellenza dell’economia italiana quali: l’Aerospazio, la Robotica, il settore sanitario, quello dell’Healthcare e del Digital Wellness. Le giovani imprese avranno l’opportunità di unirsi al network e beneficiare della consulenza esperta e tecnica di partner d’eccellenza, oltre alla possibilità di accedere a una rete di professionisti e investitori istituzionali per agevolare il loro accesso al mercato dei capitali. Il programma formativo della Elite Lounge dedicata alle startup prevede moduli di approfondimento trasversali legati ai percorsi di sviluppo attraverso internazionalizzazione, innovazione strategica, cultura aziendale, buona governance e reperimento delle giuste risorse finanziarie per consolidare le neo-imprese in pmi, in linea anche con le aree di intervento di Motore Italia - il programma strategico di Intesa Sanpaolo per il rilancio delle piccole e medie imprese - e con gli oltre 410 miliardi di euro che Intesa Sanpaolo mette a disposizione da qui al 2026 a supporto della realizzazione degli obiettivi del Pnrr, dei quali 120 per le pmi.

Le dieci migliori start up nel 2022

LinkedIn ha pubblicato la sua Top Startups Italia 2022 che, giunta alla sua terza edizione, classifica le dieci migliori start up emergenti. La classifica si basa sui dati della piattaforma prendendo in considerazione quattro fattori principali: la crescita della forza lavoro di queste aziende, le interazioni degli utenti con le aziende e i loro dipendenti, l’interesse delle persone in cerca di impiego in queste startup e la loro capacità di attrarre talenti. Le aziende emergenti operano in diversi settori e ambiti di specializzazione che, oltre alla forte connotazione innovativa, presentano un’ampia offerta di prodotti, soluzioni e servizi volti a semplificare la vita dei consumatori. Molte delle nuove realtà hanno, inoltre, dimostrato una significativa capacità di adattamento tanto da sviluppare in alcuni casi, soluzioni per affrontare gli effetti della pandemia, assumendo così un posizionamento strategico. Nell’attuale scenario post pandemico, caratterizzato da una elevata incertezza sia a livello personale sia di mercato, è cresciuto il bisogno di innovare e investire non solo in prodotti, ma anche in servizi relativi a sfere come la salute e il benessere, e lo sviluppo di competenze, rispondendo così ad alcune esigenze sentite e reali. Questo momento storico si riflette anche nella lista del 2022, che classifica le migliori start up che hanno affrontato questa sfida riuscendo a navigare in condizioni economiche incerte e a prosperare. Al primo posto si posiziona Unobravo, il servizio di psicologia on line fondato da Danila De Stefano nel 2019, prima della pandemia, che mira a supportare le persone nel raggiungimento del loro benessere psicologico e crescita personale. Un servizio all'avanguardia che, attraverso un questionario personalizzato e un innovativo sistema di matching, favorisce l’incontro con il terapeuta Unobravo più idoneo. Il secondo, terzo e quarto posto della classifica sono occupati da tre start up del settore finanziario e fintech che, ciascuna nel proprio ambito, hanno saputo proporre servizi e soluzioni innovative in grado di agevolare la vita degli imprenditori e degli utenti in generale. Nello specifico sono:

Banca AideXa la prima fintech in Europa dedicata a pmi e partite Iva con licenza bancaria, si avvale delle nuove tecnologie e opportunità offerte dal digitale per semplificare il lavoro degli imprenditori.

Starting-Finance fondata nel 2018 oggi è la più grande community finanziaria dedicata ai Millennial in Italia.

Scalapay ha sviluppato una soluzione di pagamento per terze parti che consente ai clienti, online e offline, di acquistare subito e pagare successivamente attraverso il sistema BNPL (Buy Now Pay Later).

In quinta posizione fa il suo ingresso Vedrai. Nata nel 2020, l’azienda sviluppa agenti virtuali che, grazie a modelli di intelligenza artificiale, permettono di simulare l’impatto delle decisioni sui risultati aziendali, prima che esse vengano prese. Si aggiudica il sesto posto Macai, start up di quick-commerce che consente attraverso la propria app di ordinare una vasta gamma di prodotti food/non-food e riceverli in pochi minuti. Tra i brand leader nel mondo del poke - piatto tipico della cucina hawaiana, oggi molto diffuso anche in Europa – troviamo, quest’anno al settimo posto della classifica, Poke House. Con un modello di business dalla forte componente digitale, e avvalendosi di una piattaforma CRM proprietaria, continua ad ottenere un grande successo sui principali mercati dell’out-of-home. Casavo, instant buyer immobiliare nata a Milano nel 2017, presente anche nella classifica di quest’anno si aggiudica l’ottava posizione seguito, al nono posto da Mirta showroom digitale che propone brand contemporanei. Mettendo in contatto brand locali di alto livello con curator internazionali, consente di introdurre pezzi artigianali di elevata qualità nelle loro community. A chiudere la classifica è l’azienda EdTech WeSchool. Con due milioni di studenti e 230mila docenti, questa start up promuove, tra le altre cose, corsi di formazione per i docenti sulle nuove metodologie didattiche e una piattaforma collaborativa per potenziare l’insegnamento in aula. WeSchool è stata l’unica italiana delle tre piattaforme suggerite dal Ministero dell’Istruzione durante il lockdown, durante il quale ha permesso ogni giorno a più di un milione di studenti e docenti delle scuole secondarie di non interrompere la continuità didattica.

In arrivo le assunzioni estive

Ingegneri del software e sistemisti, analisti informatici, database administrator, progettisti, esperti in infrastrutture, project manager ed esperti in controllo di gestione, sono tra le figure più ricercate tra le professioni ad alta qualifica. E poi tecnici della produzione, responsabili della logistica, specialisti in marketing digitale, contabili esperti, receptionist e cuochi. Nel settore manifatturiero si evidenzia la richiesta di operai metalmeccanici, fresatori, carpentieri, manutentori elettrici e meccanici, promoter vendite, camerieri e bagnini. Sono queste alcune tra le 30 figure professionali più ricercate nel mondo del lavoro nei mesi di giugno e luglio 2023, distinte in tre diverse categorie: ovvero le dieci professioni a elevata qualifica, le dieci a media qualifica e le dieci figure di natura più operativa. È quanto emerge da una rilevazione effettuata da Assolavoro Datalab, l’Osservatorio dell’Associazione nazionale delle Agenzie per il lavoro, su dati interni al settore e su fonti terze qualificate (Excelsior, Linkedin, Trovit, Indeed). Nel bimestre giugno-luglio i gruppi professionali ai quali appartengono i 30 profili più ricercati dalle imprese creeranno circa 910mila offerte di lavoro, su un totale di oltre un milione e 80mila opportunità lavorative totali rilevate dal rapporto Excelsior di Unioncamere. Entro luglio 2023 le Agenzie offriranno complessivamente 160mila contratti di lavoro. Il 25,9% delle assunzioni è al Nord-ovest, il 24,3% al Nord-est, il 19,8% al Centro e il 30% al Sud e nelle Isole. Si tratta per lo più di contratti di lavoro in somministrazione, ovvero con le tutele e la retribuzione tipica del lavoro dipendente e – per quelli a tempo determinato – con occasioni doppie di reimpiego allo scadere del rapporto di lavoro. Per candidarsi è possibile contattare le singole Agenzie per il lavoro. L’elenco delle principali filiali, accreditate presso l’apposito albo del ministero del Lavoro, è disponibile sul sito di Assolavoro (https://assolavoro.eu/trova-la-filiale/). Sono oltre 1.500, per esempio, le opportunità offerte da Umana per chi è alla ricerca di lavoro nei settori: Turismo e Ristorazione, Moda e Lusso, Grande Distribuzione Organizzata e Sanificazione. L’Area Specialistica Turismo e Ristorazione, in sinergia con le 144 filiali Umana sul territorio nazionale, ha già attivato oltre 600 ricerche di personale per decine di aziende clienti, dalle grandi strutture ricettive ai ristoranti di livello in località balneari, in montagna, nei laghi e nelle città d’arte. Figure da inserire prevalentemente in Liguria, Piemonte, Toscana e Umbria, Emilia Romagna, Lazio, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. I profili più richiesti sono in gran parte dell’area Food and Beverage: chef de rang, chef de cuisine, chef de partie, barman, camerieri e commis di sala, ma sono moltissime le richieste anche per bagnini con brevetto e camerieri ai piani. Il settore Moda-Lusso offre moltissime opportunità per l’estate. Sono circa 400 i profili ricercati dall’Area Specialistica Moda e Lusso di Umana per le boutique soprattutto nelle grandi città di Lombardia (Milano), Toscana (Firenze), Lazio (Roma), Veneto (Venezia) ed Emilia Romagna (Bologna). Ma anche a Capri, a Forte dei Marmi e in Liguria, nell’Adriatico e a Cortina, solo per citarne alcuni. Sono ricercate prevalentemente figure impiegatizie (addetti Ufficio Acquisti, Hr, buyer), legate al mondo delle operations e della produzione (magazzinieri, modellisti, addetti alle macchine tessili) e, infine, addetti al retail per strutture di vendita legate a prestigiosi marchi del lusso (store manager, sales assistant, assistant store manager, runner). Oltre all'esperienza, l’alto standing e la flessibilità, in aggiunta alla padronanza della lingua inglese, per questi ultimi profili è molto ricercata oggi la conoscenza di una seconda lingua, dall’arabo al cinese. Addetti alla vendita, anche itinerante, al riassortimento scaffali, al banco macelleria, pescheria e gastronomia, fra i quali figure junior con possibilità di accedere a percorsi formativi pre-assuntivi gratuiti: sono circa 350 i profili che Umana sta cercando per strutture commerciali di media e grande dimensione sia a sostegno del picco estivo sia per eventuali sostituzioni, in prevalenza in Veneto (area del Garda), Emila Romagna, Lombardia, e genericamente in tutto il Nord Italia. A queste ricerche, si aggiunge una importante azione di recruiting legata sempre alla Grande Distribuzione Organizzata, nel Lazio. Sono più di 150 le richieste di operatori nei settori della sanificazione, igienizzazione e pulizia di ambienti, sia sanitari che in ambito turistico, principalmente nelle regioni del nord Italia, in particolare in Veneto e Trentino Alto Adige. Per info e candidature: www.umana.it. Infine il piano industriale di CartOrange - la più grande azienda italiana di consulenti di viaggio, esperti specializzati nel creare viaggi su misura, incontrando il cliente a prescindere dall’agenzia di viaggio “fisica” e lavorando con grande flessibilità di orari, luoghi d’incontro, canali comunicativi, quelli digitali su tutti - prevede un’ulteriore espansione della rete dei consulenti per viaggiare. Attualmente sono oltre 400 tra Italia e Svizzera ed è previsto il rafforzamento della rete vendita da qui al 2025. Ci sono percorsi differenziati per chi è un ex agente di viaggio e chi non lo è (non serve avere esperienza nel settore del turismo). Requisiti di base: passione per i viaggi, orientamento al cliente, flessibilità. I consulenti per viaggiare sono lavoratori autonomi grazie all’ inquadramento a loro riconosciuto secondo la legge 173/2005. Inoltre essere consulenti significa ricevere una formazione continua e costante, grazie alla CartOrange Academy. L’attività in proprio prevede un investimento iniziale (software, assistenza, materiale promozionale, corsi di formazione). CartOrange, oltre a riconoscere provvigioni fino al 62% dei profitti generati, prevede ulteriori premi e incentivi e una completa copertura previdenziale, facendosi direttamente carico del versamento dei 2/3 dei contributi Inps. Per maggiori informazioni: https://www.consulentediviaggio.it/.