Economia

Il piano. Stabilità, tutto rinviato per la "local tax"

Nicola Pini mercoledì 10 dicembre 2014
Piovono gli emendamenti alla legge di stabilità al Senato (andranno al voto da domani) ma i fari sono puntati soprattutto sulle decisioni del governo su alcuni capitole chiave ancora aperti: dall’ammorbidimento dei tagli ad enti locali e Regioni, alla revisione degli aumenti di tasse o sulla previdenza integrativa. Mentre è sempre più probabile, come ha spiegato ieri il relatore Giorgio Santini (Pd), che la nuova local tax annunciata da Matteo Renzi e la riforma del canone Rai vengano affrontate in provvedimenti successivi. Nulla da fare anche per i correttivi alle pensioni, rinviati a tempi migliori. Gli emendamenti alla manovra sarebbero oltre duemila ma il dato potrebbe essere parziale.  I partiti hanno in parte anticipato alcuni dei loro cavalli di battaglia: il Pd chiede risorse aggiuntive (400 milioni) per gli ammortizzatori sociali e Ncd il riordino della tassazione sulla casa. Sempre dai democratici arriva la richiesta di norme contro i licenziamenti per scoraggiare eventuali assunzioni opportunistiche da parte delle aziende che beneficeranno di sgravi contributivi.  Notizie poco incoraggianti arrivano intanto però da un sondaggio di Swg/Gensworth, secondo cui la maggior parte dei lavoratori privati italiani (67%) non è intenzionato ad avvalersi della possibilità offerta dalla manovra di ricevere il Tfr in busta paga. Se la misura sarà un flop potranno risentirne anche le entrate fiscali attese dal governo. Intanto Cgil e Uil hanno presentato ieri lo sciopero generale di otto ore proclamato per venerdì. L’obiettivo è spingere il governo a 'cambiare verso' davvero sull’economia e sul lavoro. In piazza con lo slogan «così non va», i due sindacati hanno messo nel mirino il Jobs act delle «tutele calanti» e la legge di stabilità. Puntando sul fatto che la manovra è ancora da approvare mentre sul ddl lavoro restano da scrivere i decreti attuativi. Tra le richieste, anche il rinnovo del contratto del pubblico impiego, fermo al 2009, e l’estensione del bonus degli 80 euro ai pensionati e agli incapienti.  Per i due sindacati è la prima volta insieme senza la Cisl. Il sindacato guidata da Annamaria Furlan ha scelto una strada diversa, con lo sciopero del solo pubblico impiego e manifestazioni mirate nei territori. La Cgil e, a sorpresa, anche la Uil guidata da poche settimane da Carmelo Barbagallo, puntano invece sulla prova di forza. Ci saranno 54 manifestazioni in tutto il Paese della quali 10 di livello regionale. Al corteo di Roma ci sarà proprio Barbagallo. Mentre Susanna Camusso, leader della Cgil, sarà a Torino. In sciopero venerdì è anche l’Ugl. La protesta coinvolge anche i trasporti, treni (stop dalle 9 alle 17) aerei e bus e tram (con fasce orarie diverse da città a città). «Il governo cambi politiche e affronti concretamente il problema del lavoro e l’uscita dalla crisi», ha affermato Susanna Camusso. «Le motivazioni» dello sciopero generale «restano tutte in vita, purtroppo», ha aggiunto Barbagallo, insistendo sul fatto che «noi non abbiamo né amici, né avversari: noi facciamo scioperi per», cioè a sostegno di proposte e cambiamenti. I due leader in una conferenza stampa congiunta insistono sulla necessità di rilanciare gli «investimenti pubblici e privati», su «una vera riforma fiscale» e una più efficace lotta a corruzione, evasione fiscale, questi sì «veri vincoli strutturali, non l’articolo 18».