Economia

L'IMPRENDITORE. Snaidero: il vero rischio? È la fuga delle imprese verso l'estero. Ma io rimango ottimista

Diego Motta giovedì 9 agosto 2012
​«Sono un imprenditore, non posso non essere ottimista» esordisce Roberto Snaidero, presidente di Federlegno Arredo, quando ascolta le parole del ministro Fornero sul «futuro industriale a rischio» del nostro Paese. No al pessimismo, dunque, anche se le realtà produttive avvertono, dal basso, che qualcosa è cambiato. Non siamo ancora al «deserto» produttivo che ha colpito la Francia, ma certamente il termometro delle aziende che vivono di affari sul territorio segnala un clima di sfiducia pesante. «Il rischio della fuga verso l’estero, soprattutto per i piccoli, c’è» ammette Snaidero.Il ministro ha detto che il governo conta sulla capacità della nostra industria di creare lavoro. Voi cosa chiedete al governo?Abbiamo apprezzato il lavoro di Monti soprattutto per quello che ha fatto all’inizio del suo mandato. Il rigore sui conti era obbligato, così come la necessità di ancorare l’Italia all’Europa. Però le misure sullo sviluppo ancora non danno risultati e diversi decreti sono stati snaturati rispetto a come erano all’inizio. Senza dimenticare che, se continua la politica delle «stangate», la gente prima o poi si stanca.Quali scenari prevede per l’autunno?Non sono pessimista come il ministro. Come tutti gli imprenditori, sono ottimista. Credo che non possiamo buttare a mare tutto quello che abbiamo fatto in un secolo di storia industriale. Da parte nostra, cercheremo come sempre di lavorare, senza ascoltare le lezioni di chi sta in cattedra.A cosa si riferisce?Nei giorni scorsi ho incontrato i rappresentanti di due aziende di Torino, attive nel settore della meccanica. Sa cosa mi dicevano? Lavoriamo dalle 7 del mattino alle 9 di sera e le tasse pesano sul nostro bilancio per l’80%. Chi ce lo fa fare? Poi incontriamo i politici della Carinzia e ci propongono di fare investimenti nella loro regione con un livello di pressione fiscale al 17%. Altro che rischio fuga... le imprese  friulane guardano lì o alla Slovenia, in Lombardia si pensa alla Svizzera. Ecco la sfida per un Paese come il nostro: diventare finalmente ospitale per chi investe.È preoccupato per i venti di recessione che lambiscono la Germania?La frenata dei tedeschi è una brutta notizia. In Europa l’unione fa la forza, anche perché i nostri concorrenti arrivano da fuori. In realtà, possiamo essere competitivi solo insieme. Per questo, anche Angela Merkel deve rivedere le sue posizioni: la Germania non può andare avanti da sola. E, in casa nostra, guai a chi ha nostalgia della lira. Tornare indietro sarebbe un errore gravissimo.