Economia

Roma. Sindacati in piazza: ripartire dal lavoro

Maurizio Carucci martedì 10 dicembre 2019

I sindacati sono scesi in piazza. Quella di oggi a Santi Apostoli a Roma era la prima delle tre manifestazioni unitarie indette da Cgil, Cisl e Uil. Nella Capitale è confluita anche la protesta dei lavoratori dell’ex Ilva, in sciopero per 24 ore negli stabilimenti siderurgici del gruppo Arcelor Mittal e nell’indotto. Numerosi i pullman giunti da Taranto con lavoratori e delegati sindacali. Nel complesso, erano «qualche migliaio» gli operai presenti, secondo gli stessi sindacati. La manifestazione-assemblea era incentrata sui temi della crescita, delle crisi aziendali, dello sblocco di cantieri e infrastrutture e dello sviluppo del Mezzogiorno. Le altre due iniziative sindacali sono in programma giovedì 12 dicembre, sempre in piazza Santi Apostoli, con al centro il tema del rinnovo dei contratti pubblici e privati e delle assunzioni nella Pubblica amministrazione. L’ultima martedì 17 dicembre sulla rivalutazione delle pensioni, la riforma fiscale e la legge sulla non autosufficienza.

Oggi a Roma sono intervenuti i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, ma anche sei delegati aziendali a portare la propria voce sulle tante vertenze aperte (Almaviva, Alitalia, Mercatone, Conad, Ilva e indotto, settore edile). «Abbiamo bisogno di risposte a partire da Ilva, Alitalia, Whirlpool, Mercatone uno: in tutti i settori abbiamo vertenze aperte con minacce o veri e propri licenziamenti di migliaia e migliaia di uomini e donne. Mai così in basso. Vogliamo che queste vengano risolte e vogliamo dare un messaggio chiaro alle multinazionali: non si viene in questo Paese a fare shopping e poi a buttare via imprese e chi ci lavora dentro».

Così la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, rimarcando dalla piazza della manifestazione unitaria che «gli accordi non sono carta straccia». Furlan ha mandato anche «un messaggio chiaro al governo e alla politica: basta mettere le imprese al centro delle liti interne ai partiti e alla maggioranza. Ci vuole serietà in queste cose, quella che finora è sempre mancata». «Fino a che non cambiano le cose – ha avvertito la leader cislina - torneremo in piazza. Non siamo cambiati e non sono cambiate le esigenze dei lavoratori: i bisogni sono sempre gli stessi perché da un anno nulla è cambiato. Serve lavoro. E non ci basta che siano cambiati i modi: non abbiamo bisogno di gentilezza, ma di risposte».

«Il mondo del lavoro unito chiede il cambiamento del Paese: si mettano in testa che non si cambia senza e contro i lavoratori. Noi non abbiamo paura, non ci rassegniamo e andiamo avanti finché non otteniamo risultati. Uniti ce la possiamo fare», ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. E rivolto ad Arcelor Mittal: «Basta scherzare. Avete sbagliato ad andare in tribunale, tornate al tavolo a partire dall’accordo firmato a settembre dell’anno scorso e agli impegni assunti. Discutiamo, ma a nessuno venga in mente di dire che ci sono licenziamenti da fare, perché questa è un’idea che non passa».

Landini ha poi ricordato che oltre ai 160 tavoli di crisi ancora non risolti al ministero dello Sviluppo economico, ci sono nel Paese tante piccole e medie aziende in difficoltà: «Abbiamo centinaia di migliaia di posti a rischio in imprese non conosciute, ma che hanno bisogno di un intervento. Chiediamo alle imprese l’impegno a non licenziare e al governo di rifinanziare gli ammortizzatori sociali».

Anche il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, si è soffermato in particolare sulla vertenza Arcelor Mittal, su cui i sindacati sono tornati a chiedere il rispetto dell’accordo firmato a settembre 2018 e la salvaguardia dei livelli occupazionali: «Questo Natale sarà brutto per molte famiglie, non possiamo permetterlo. Bisogna dare speranze ai lavoratori, ai giovani e agli anziani». «Maurizio Landini e Annamaria Furlan chiedono un patto per il lavoro - ha concluso Barbagallo - ma prima dovremmo fare un patto per la pace produttiva di questo Paese perché litigano su tutto. Se non si risolvono i problemi il sindacato tornerà nelle piazze di tutti i paesi perché i lavoratori non possono essere abbandonati e i giovani non devono essere costretti a fuggire dal Paese».