Economia

IL FUTURO DEL LINGOTTO. Passera: «La Fiat chiarisca impegni e responsabilità in Italia»

Giuseppe Matarazzo sabato 15 settembre 2012
"È chiaro che la Fiat deve chiarire meglio il significato di questa sequenza di comunicati che ha fatto negli ultimi tempi e che non permettono di capire quanto importante rimanga l'impegno sul progetto e sulle responsabilità prese nei confronti dell'Italia". Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Corrado Passera sul caso Fiat."Il governo da parte sua e nei limiti di quanto le norme consentono farà la sua parte per assicurare che questa informativa venga data e per far sì che nel piano sviluppo del gruppo Fiat che riteniamo importante, l'Italia abbia un ruolo il più possibile valorizza" haproseguito Passera appena arrivato al meeting della Confesercenti in corso a Perugiia."Non è questione di telecronaca di incontri. Queste sono cose che spesso non servono e neanche aiutano", ha risposto il ministro a una domanda su un possibile incontro del governo con i vertici Fiat. "Stiamo parlando di aziende quotate con centinaia di migliaia di azionisti", ha osservato ancora Passera il quale, invitato a un commento sulle affermazioni di Diego Della Valle sui vertici del Lingotto, ha tagliato corto: "Quello che devo dire su Fiat l'ho già detto".DELLA VALLE: IL PROBLEMA DELLA FIAT E' MARCHIONNE«Il vero problema della Fiat non sono i lavoratori, l’Italia o la crisi (che sicuramente esiste). Sono i suoi azionisti di riferimento e il suo amministratore delegato. Sono loro che stanno facendo le scelte sbagliate». Il giorno dopo la retromarcia di Fiat su Fabbrica Italia, la «bordata» arriva da chi non te l’aspetti. Nel clima "surreale" in cui sono sprofondati i lavoratori degli stabilimenti Fiat di tutta Italia, l’attacco più duro ai vertici del Lingotto è firmato da un uomo d’impresa, Diego Della Valle, il patron di Tod’s. Un attacco che va fino in fondo: «È bene che questi "furbetti cosmopoliti" sappiano che gli imprenditori italiani seri, che vivono veramente di concorrenza e competitività, che rispettano i propri lavoratori e sono orgogliosi di essere italiani, non vogliono in nessun modo essere accomunati a persone come loro». Della Valle denuncia «il tragico teatrino degli annunci» a cui Fiat ci ha abituati in questi anni e l’assurdità di cancellare «importanti impegni» con poche righe. Il pensiero va ai lavoratori. Che da ieri, vivono con una spada di Damocle sulla testa: «Ma si rendono conto questi supponenti Signori dello stato d’animo che possono avere oggi le migliaia di lavoratori della Fiat e i loro familiari di fronte alle pesanti parole da loro pronunciate e alle prospettive che queste fanno presagire?». Parole che non cadono nel vuoto. E scatenano le polemiche. Per il presidente della Ferrari, e membro del Cda di Fiat, Luca Cordero di Montezemolo sono «espressioni assolutamente inaccettabili e non dovrebbero mai far parte di una dialettica tra imprenditori». «Di tutto abbiamo bisogno in questo momento, ma non di polemiche che non appartengono alla cultura imprenditoriale e che fanno male al Paese», aggiunge. Dibattito su cui si inserisce anche Cesare Romiti, simbolo della Fiat dell’Avvocato Agnelli che alle colpe degli attuali vertici del Lingotto («Quando un’azienda automobilistica interrompe la progettazione vuol dire che è destinata a morire») aggiunge quella di un «sindacato assente», ad eccezione di Fiom.Scontro fra titani. Mentre ai cancelli di Cassino, Pomigliano, Mirafiori, Melfi ci sono sguardi persi. «Abbiamo paura di finire in mezzo a una strada da un momento all’altro»: è il pensiero di Anna, operaia di Melfi con due figli a carico. Una storia, come migliaia. «La Fiat deve dire la verità al Paese: il gioco degli specchi è finito», ha ribadito Giorgio Airaudo, responsabile Auto della Fiom che invoca l’intervento del governo. L’esecutivo al momento si muove cauto. L’unica reazione è del sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, che parla di «fulmine a ciel sereno»: «Aspettiamo di saperne di più». In stand-by anche la Cisl. Il mercato dell’auto è «al lumicino», dice il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. «Marchionne ha detto a me e agli altri sindacalisti che adesso si soprassiede – precisa –: bisogna aspettare che il mercato sia più vivace». Più dura la leader della Cgil Susanna Camusso, che alla luce degli eventi definisce l’accordo di Pomigliano «una barbarie».Ieri il pensiero dell’Ad, Sergio Marchionne, come riportato da Bloomberg, era rivolto invece alla «sovracapacità» europea, puntando il dito contro i «colleghi tedeschi», «sordi» nella loro opposizione a non voler fare fronte comune per spingere l’Ue ad affrontare questo nodo. Ma se per i tedeschi il calo dall’inizio dell’anno è dello 0,6%, in Italia è del 20%. Una bella differenza. Tutta colpa della crisi? Per Della Valle evidentemente no.