Economia

CONTI. Oggi scatta il nuovo aumento dell'Iva Il conto? Fino a 350 euro a famiglia

Andrea D'Agostino martedì 1 ottobre 2013
Il giorno fatidico è arrivato. Il nuovo aumento di un punto percentuale dell’Iva scatta oggi ed è il secondo in due anni; l’ultimo risale infatti al settembre 2011, quando passò dal 20 al 21%. Questa volta, lo scatto dal 21 al 22%, non riguarderà tutte le categorie merceologiche. Ci sarà una valanga di piccoli rincari (tanti) e una serie di altri aumenti consistenti che riguarderanno, però, alcune categorie di prodotti. Per fare qualche esempio: nella spesa alimentare al supermercato non dovrebbero sentirsi grandi differenze. La maggior parte dei prodotti del carrello viene tassata, infatti, con le aliquote Iva più basse: non aumenterà pertanto il prezzo del filone del pane, della carne, del pesce, del latte, delle uova. A preoccupare, però, è l’aumento dei carburanti, stimato in 1,5 centesimi in più, che si scaricherà in parte anche sui prodotti trasportati, compresi gli alimenti. Fermi, al momento, i prezzi per i biglietti di cinema o teatro. L’aumento al 22% non riguarderà neanche gelato, farmaci o il conto dell’albergo.Gli aumenti. Su alcune categorie, il rincaro ci sarà, ma impercettibile: la cartoleria vedrà un’aggiunta di qualche decina di centesimi in più sul prezzo finale, mentre il discorso cambia se si analizzano i beni più costosi. Dagli elettrodomestici alle automobili, dai gioielli ai pacchetti vacanza, dai prodotti di elettronica – pc, televisori, macchine fotografiche e videocamere – agli elettrodomestici, passando per gli articoli sportivi, i giocattoli e gli strumenti musicali, la differenza si vedrà subito.Quanto pagheremo di più? Le varie associazioni dei consumatori calcolano che il totale dei rincari si aggirerà nell’ordine di qualche centinaia di euro: dai 350 (Codacons) ai 200 euro in più l’anno (Coop) a famiglia; dai 120 euro per lavoratore dipendente con moglie e figli a carico, ai 99 euro per un single (Cgia di Mestre). Sempre secondo il Codancos, il risultato sarà di un ulteriore calo dei consumi del 3% su base annua.Fatture & servizi. Per quanto riguarda le fatture sui servizi, per legge si considerano effettuate al momento del pagamento: quindi l’aumento dell’Iva può essere evitato, ma solo se il conto è stato saldato entro il 30 settembre, quindi fino al giorno prima del rincaro. In ogni caso, se prima del pagamento viene emessa la fattura con l’importo, l’operazione si considerà effettuata alla data della fattura e quindi si applicherà l’aliquota in vigore al momento della fatturazione. L’acquisto di beni mobili si considera effettuato al momento della consegna, aldilà dalla data di stipula del contratto od ordine; l’aumento al 22%, quindi, scatterà solo per le merci consegnate dopo il 30 settembre. Se però prima della consegna è stata emessa fattura, l’operazione sarà considerata conclusa, limitatamente all’importo fatturato (o pagato) alla data della fattura o a quella del pagamento. In pratica, si applicherà la "vecchia" Iva al 21% se fattura o pagamento sono avvenuti entro il 30 settembre, indipendentemente dal fatto che la consegna potrebbe avvenire dopo il primo ottobre.Acconti. Nei casi di acconti pagati prima della fornitura, il fornitore ha l’obbligo di emettere fattura, applicando la "vecchia" aliquota del 21% per quanto incassato. Se però la consegna della merce e il pagamento del saldo avvengono a partire da ottobre, la fattura finale dovrà allora indicare l’imposta al 22% sull’imponibile residuo concordato.Avvantaggiati & svantaggiati. A essere svantaggiate sono ora quelle imprese o quei professionisti che non possono detrarre l’Iva sugli acquisti perché effettuano operazioni esenti, come ad esempio le banche, le assicurazioni o le strutture sanitarie. Le imprese che esportano (le esportazioni sono senza Iva) si ritrovano avvantaggiate rispetto a quelle che vendono ai privati; siccome queste ultime non la possono detrarre, il loro costo finale di acquisto aumenterà delle 0,81%. Effetti negativi anche per gli esercizi che vendono prodotti con l’aliquota del 4 o del 10% come bar e ristoranti, che si ritroveranno con molti costi aumentati al 22%, come ad esempio gli affitti.