Economia

IL DECRETO ALLA CAMERA. Il «Salva Italia» avanza, fiducia probabile

Angelo Picariello venerdì 9 dicembre 2011
La maggioranza-non-maggioranza che fa da base parlamentare al governo Monti sembra reggere all’urto dei veti contrapporti. La posizione di Silvio Berlusconi sul decreto "Salva Italia" che rimbalza da Marsiglia («La fiducia è necessaria - dice - perché le posizioni tra le forze politiche sono troppo diverse») si rivela, più che una minaccia, un suggerimento. Che i plenipotenziari dei partiti al lavoro nella commissione Bilancio della Camera prendono per buono. Oggi alle 11 scade il termine per gli emendamenti e prevale l’idea di un mini-emendamento concordato sul quale, appunto, porre la fiducia.D’altronde è questo lo spiraglio lasciato aperto da Mario Monti per migliorare il testo senza mettere a repentaglio i saldi e l’obiettivo sancito con i presidenti delle Camere di chiudere l’esame entro Natale. «C’è un sostanziale accordo per rendere più equo il decreto su due correttivi per le pensioni e l’Imu sulla casa», spiega il relatore Pierpaolo Baretta del Pd. «Sulle pensioni - prosegue - siamo d’accordo a portare l’indicizzazione fino almeno a tre volte la minima - cioè circa 1.400 euro -, a superare il sistema dei disincentivi, e a graduare l’innalzamento dell’età pensionabile. Mentre sull’Imu c’è analogamente ampia convergenza per aumentare la franchigia sulla prima casa». Tenendo anche conto dei componenti il nucleo familiare? «È una delle ipotesi», conferma Baretta. Già, ma si tratta in ogni caso di significative riduzioni del gettito. E mentre si fa strada un innalzamento dell’aliquota per i capitali scudati (con l’ipotesi di un raddoppio, dall’1,5 per cento al 3) ulteriori dubbi vengono avanzati dai tecnici del servizio Bilancio della Camera, per i quali la misura «potrebbe non trovare applicazione sul complesso dei capitali già emersi». In altre parole: mentre si pensa di fare cassa ulteriore con gli evasori rei confessi (ma anonimi) per alleggerire misure che fanno piangere persino chi le ha proposte, spuntano problemi persino per incassare quanto già messo in bilancio. Ma Baretta minimizza: «Fin qui c’è stata sempre la corsa per far conferire i capitali scudati. Questa via di regolarizzazione era e resta conveniente per chi ne fa uso, alla luce dell’inasprimento delle conseguenze, anche penali, sugli evasori».Quindi l’innalzamento dell’aliquota per i capitali scudati resta una delle misure cui si pensa per bilanciare i mancati introiti derivanti dalla maggiore equità. Più angusta si mostra, invece, la strada dell’asta sulle frequenze televisive del digitale, che il Pd continua a chiedere, ma sulle quali i Pdl fa muro. «Da Mediaset so che c’è freddezza. C’è il rischio che vadano deserte», dice da Marsiglia Berlusconi. «Una sola coalizione da sola non poteva fare una manovra del genere», ammette però l’ex premier, rafforzando Monti. E il suggerimento sulla fiducia è la diretta conseguenza: «Il governo si assuma la responsabilità delle misure, blindando il provvedimento nel suo complesso», suggerisce. Ossia: fiducia, magari con piccole modifiche concordate fra i partiti e fatte proprie dal governo. «Se c’è l’accordo sui correttivi la fiducia mi sembra una via d’uscita ragionevole», concorda Baretta.E che non sia una minaccia per il governo, quanto per l’opposizione, lo conferma l’ira di Roberto Calderoli: «Berlusconi e il Pdl chiedono la fiducia? Sono affetti dalla sindrome di Stoccolma».