Economia

L'INTERVISTA. Salamon: «Non abbiamo paura di puntare sulla Rete»

Maurizio Carucci venerdì 9 agosto 2013
Marina Salamon è imprenditrice a tutto campo (dall’abbigliamento alle ricerche di mercato, all’«incubazione» di nuove imprese, anche digitali) e mamma di quattro figli adolescenti a tempo pieno. Le difficoltà non l’hanno mai scoraggiata. Anzi. Figurarsi ora che bisogna misurarsi con l’economia digitale: per lei rappresenta una sfida. A patto, però, che ci si misuri con la voglia di imparare e di accettare un mondo che cambia a velocità straordinaria e che spesso è in anticipo su normative e strutture.L’economia digitale può essere una delle strade che portano alla ripresa anche in Italia?Non si può non crederci. Anche il recente acquisto del Washington Post da parte del fondatore di Amazon attesta che il futuro è già qui. Ormai è il presente. L’Italia può sfruttare l’immensa opportunità dell’economia digitale, sia in termini occupazionali che di investimenti.Cosa manca al nostro Paese?Intanto manca un buon numero di imprenditori disposti a giocarci capitali ed energie. E poi mancano le scuole. O meglio ci sono percorsi che insegnano l’aspetto tecnologico, ossia ingegneristico-informatico. Non esistono, tranne corsi privati a volte anche molto costosi, iter formativi che educhino a gestire. Oppure progetti a servizio delle aziende.Il decreto del Fare potrebbe risolvere l’handicap italiano? Si tratta di un inizio. Mi sembra ancora leggero: da solo non è risolutivo. C’è bisogno di una banda larga che sia disponibile ed efficiente. Servono più Internet point e wi-fi liberi. Un po’ come succede negli Usa. Ma anche in Cina. A Shanghai mi è successo di andare in un negozio di ferramenta per comprare un carrellino per la valigia. Non c’erano nemmeno le mattonelle sul pavimento, ma ci si poteva collegare alla Rete. Incredibile: davvero abbiamo la possibilità di vivere in un villaggio globale.Quali settori potrebbero essere favoriti dall’economia digitale?Molti. Se non proprio tutti. In particolare le attività legate al turismo. Alcuni amici, per esempio, hanno aperto da poco un Bed & Breakfast vicino all’aeroporto di Treviso. Da quando il loro sito è collegato alla Ryanair, con cui è possibile prenotare alloggio e volo, la loro attività si è incrementata. E poi gli artigiani e l’enogastronomia: esiste la possibilità di creare delle vetrine virtuali per far conoscere i propri prodotti. Quali consigli a chi vuole lanciarsi nell’economia virtuale? Intanto bisogna lavorare sulle idee e studiare sul campo, come se si andasse a bottega. L’ideale sarebbe trascorrere un periodo in qualche azienda che si occupa di economia digitale, stando bene attenti a quella da scegliere: esistono tante sfaccettature e specializzazioni. Milano, oggi, è la capitale del digitale in Italia. Oppure all’estero: Londra, Berlino, Stoccolma e Amsterdam offrono delle occasioni. Soprattutto per chi ha intenzione di frequentare dei corsi di lingue e lavorare. In alcune Università straniere viene offerta perfino la possibilità di alloggio. Soltanto dopo un periodo di gavetta è possibile sviluppare le nostre idee e legarle al territorio.