Economia

L'INTERVISTA. Romani (Fiba-Cisl): «Basta con stipendi d'oro Non vogliamo aumenti, ma tutela del risparmio»

Luca Mazza martedì 29 ottobre 2013
​Il sistema bancario è un bene collettivo. Stiamo parlando dei risparmi delle famiglie e del benessere del Paese: tutto ciò non può essere lasciato in mano all’avidità di 300 persone». Giulio Romani, segretario generale della Fiba-Cisl, prova a mantenere la calma e un tono di voce pacato, ma dentro è una furia. «Qui si rischia il caos totale, con banche meno umane e che non forniscono più servizi all’intera clientela ma tutelano esclusivamente gli interessi di pochi», dice cercando di dosare bene la scelta delle parole.Quali sono gli effetti negativi che potrebbero verificarsi con la disdetta del contratto nazionale dell’Abi?Se non ci saranno passi indietro si arriverà a un sistema privo di regole e senza tutele occupazionali per i lavoratori. Finora le uscite sono state quasi tutte indolori perché compensate parzialmente da stabilizzazioni dei precari. Adesso invece l’intenzione è quella di procedere con dei licenziamenti.Secondo lei ci possono essere ripercussioni anche nel rapporto con la clientela?Certamente, il rapporto di fiducia con gli utenti potrebbe risentirne. E poi sento parlare dell’intenzione inquietante di avviare degli sportelli in franchising, con agenti pagati a provvigione solo sul venduto. Possiamo solo immaginarne le ripercussioni. L’unico interesse del personale, a quel punto, sarebbe quello di vendere il più possibile. E in gioco mica ci sono i gadget per arredare casa, ma il risparmio delle famiglie.Vi state mobilitando anche per presentare una proposta di legge che fissi un tetto alla retribuzione dei manager...Ci sono alcuni casi, anche recentissimi, di manager che hanno lavorato meno di due anni e sono stati accompagnati alla porta d’uscita mettendogli in tasca 7 milioni. Non stiamo scioperando per chiedere aumenti di stipendio, né per chiedere che le nostre retribuzioni siano adeguate all’inflazione. Eppure un neoassunto oggi non prende più di 1.200 euro netti al mese. Giovedì scenderemo in piazza con due richieste: mettere dei paletti ai compensi d’oro e creare un sistema bancario che operi davvero per il bene del Paese.